Il rientro

 Cose che facevo fino a due giorni fa:
– passeggiare sulla sabbia di borotalco in riva all’oceano indiano
– dimenticarsi dell’esistenza di quelle cose chiamate scarpe, non vedere una calzatura per due intere settimane
– non asciugarsi mai i capelli e andare in giro come una selvaggia
– bere té sulla spiaggia, all’ombra degli alberi tropicali, osservando i movimenti di un granchio un po’ timido
– non avere idea di che giorno sia, che mese sia, che anno sia
– fare immersioni davanti alla barriera corallina e scoprire un nuovo mondo, uno dove tutto è incredibile e sembra uscito da un romanzo di Jules Verne
– non riconoscere un orologio vedendone uno
– passare così tanto tempo sulle imbarcazioni maldiviane, tra un’isola e l’altra, da credere di esserci nata in mezzo a tutto quel blu, tra cielo e mare
– non indossare nulla più che bikini e abitini semi-inesistenti
– dimenticarsi dell’esistenza di scarpe e borse e della sensazione di camminare su una strada
– guardare il sole tingere il cielo e il mare di rosa, prima di sparire dietro la linea del mare, proprio accanto a quell’isoletta là

 Cose che faccio oggi:
– sentire il suono della sveglia
– sbrigarmi per non arrivare in ritardo
– indossare cardigan e stivali di gomma
– non sapere più dov’è la leva per azionare i tergicristalli della macchina
– aver paura ad attraversare un incorcio
– sentire il ding che avvisa dell’arrivo di una nuova email. Ogni 3 secondi.
– fare la spesa, cucinare, apparecchiare/sparecchiare, lavare, pulire, mettere a posto
– stare in coda nel traffico del rientro dal lavoro

 Meno di due giorni fa ero alle Maldive, al mare, sotto il sole, con una temperatura fissa di 30°C. Oggi sono in ufficio, con vista su un cielo grigio che si confonde con l’asfalto, la pioggia e una temperatura massima di 17°C.

 In pratica sono passata da così

 a così

 nel giro di poche ore.

 Ho addosso una depre che faccio concorrenza a Leopardi.

 Uccidetemi.