Racconto del mio viaggio a Hong Kong nell’aprile 2010 – Quarta puntata.
Con un secolo di dominio british alle spalle, ci si potrebbe immaginare che siano rimasti segni evidenti della cultura occidentale. (Anche se in effetti Hong Kong è tornata alla Cina ben 14 anni fa, nel 1997).
In realtà, a parte i nomi degli abitanti, non è proprio così. A Hong Kong infatti tutti hanno cognomi cinesissimi, ma non si può dire altrettanto dei nomi di battesimo. Lo staf – cinese – del nostro hotel, per esempio, aveva nomi come: Candy, Stone, Charles, Patrick…
Particolarmente degno di nota, in un negozio, un commesso di nome Bat, che in inglese – ricordiamolo – vuol dire pipistrello. Ora, io non comprendo la crudeltá di chiamare il proprio figlio “pipistrello”, ma potrebbe anche essere che in cina il pipistrello sia un animale pregiatissimo, vai a sapere…
Nomi a parte, dicevo, non è rimasto molto altro.
Per esempio non c’è traccia di forchette né sull’isola, né sulla terraferma. Le forchette a Hong Kong non esistono. Il che andrebbe anche bene, se non fosse che al ristorante ti servono delle ciotole di zuppa con dentro gli spaghetti e si aspettano che tu le mangi con le bacchette senza fare una piega. Noi non abbiamo fatto una piega, ma ci siamo lasciati dietro – sul tavolo e un po’ ovunque – segni evidenti del nostro desinare…
Bisogna dire, però, che i cinesi sono esageratamente gentili, così gentili che a volte è imbarazzante. Si fanno in quattro per aiutarti anche se non sanno una parola d’inglese e fanno di tutto per farti sentire benvenuto.
La grande scoperta, inoltre, è stata che il cibo cinese-cinese è molto diverso dal cibo cinese-europeo (o americano) (va beh, ce lo potevamo aspettare). In fatti circa il 90% delle volte non hai idea di quello che stai mangiando e io continuo a credere che sia meglio così, se non vuoi morire di fame.
Per esempio: in un ristorante stavo per accettare l’offerta di una zuppa, ma poi mi sono accorta che era zuppa di tartaruga – tartaruga vera! – e non ce l’ho fatta.
Vedete la roba in quei cestini di legno nella foto qui sopra? Non siamo riusciti a capire esattamente cosa fosse, ma era buona!
Qui eravamo a fare “Dim Sum”, che è un termine cinese che indica un certo tipo di mangiare: può avvenire per colazione, pranzo o brunch e consiste in una serie di cestini di legno, scodelle o piattini monoporzione che si possono scegliere direttamente dai carrelli con cui le cameriere si aggirano tra i tavoli.
È un bel modo per provare poco di tutti e soprattutto di chissá cosa. È una cosa che i cinesi fanno sempre e infatti eravamo gli unici occidentali di tutto il ristorante. Cosa che, francamente, continuava a capitarci: abbiamo visto forse un paio di occidentali in tutta la città per tutto il tempo che ci siamo stati. Ma dove sono i turisti a Hong Kong??
Io ho particolarmente apprezzato questi affarini che sembravano contenere gamberi. Almeno mi auguro che lo fossero.
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Abbiamo trovato anche un sacco di roba fritta, che però per qualche motivo non è pesante come la roba fritta che si trova da noi. Forse dipende da quello che c’è dentro, ma vai a sapere cos’è. Anche se in almeno un caso sono abbastanza sicura di aver mangiato delle fette di zucca fritta. O almeno lo sembrava moltissimo…
In questo ristorante (qui sopra) alla fine ci hanno servito un bicchierone di una bevanda verde intenso con uno strato di schiuma sopra, cui andava aggiunto – da una brocchetta – un liquido trasparente ma denso (che poi abbiamo scoperto essere semplicemente miele). Sembrava acqua saponata verde – non particolarmente invitante. Alla fine l’intruglio si è rivelato essere una bevanda fredda a base di té verde. Volete sapere com’era? Prego ammirare l’espressione di piacere dipinta sul volto dell’amburghese mentre l’assaggia:
Una sera volevamo cenare in un ristorante segnalato dalla guida Lonely Planet (come sapete, le mie guide preferite): non una cosa per turisti, ma un posto dove mangiano i residenti (Lonely Planet va fortissimo su questi consigli!). Era talmente poco per turisti, che non riuscivamo a trovarlo. Alla fine, attirati da questa porta senza nome né numero, abbiamo infilato il naso tra le sbarre di bambù per cercare di sbirciare dentro e capire se fosse il ristorante.
Siamo stati lì un po’, cercando di guardare dentro da diverse angolazioni e parlando tra noi. Alla fine abbiamo deciso che poteva essere un ristorante e siamo entrati ostentando nonchalance. Il ristorante era quello, ma lo staff ci ha guardato in modo strano. Noi non ci abbiamo fatto molto caso: questi orientali talvolta sono così bizzarri, no?
Una volta seduti, cia siamo accorti che da dentro si vede perfettamente tutto quello che succede fuori. Tutti quindi ci avevano visto sbirciare dentro e confabulare tra noi per un buon 10 minuti.
Ahem. Ops.
Quelli bizzarri, alla fine, eravamo noi.
È stato uno di quei momenti come quando ti sistemi i capelli guardando il tuo riflesso sulla vetrina di un negozio e poi ti accorgi che dentro ci sono delle persone che ti guardano. Non è piacevole.
Il cibo però era davvero ottimo!
E stavolta so cos’ho mangiato: del pesce con una salsa dolce alle rose (e l’immancabile riso). DI-VI-NO!
Sempre parlando di cibo, una cosa che amo fare quando sono all’estero è andare al supermercato e curiosare tra le cose che da noi non ci sono. Fare questo in Cina è quasi un’esperienza surreale: non si capisce cosa contengano le confezioni, che sono tutte coloratissime e con strani personaggi da cartoon sopra…
Ero talmente attirata dalla simpatica confezione di queste gomme da masticare, che alla fine le ho comprate. Non ho ancora capito di cosa sanno. |
Insomma, mi aggiravo tra gli scaffali del super come Alice nel paese delle meraviglie, quando la magia è stata spezzata dall’avvistamento di questa confezione di dolcetti italiani di Vicenzi:
Ma si può??
Nel nostro girovagare per la cittá, un pomeriggio ci siamo fermati a questo chiosco per fare merenda.
Abbiamo preso una porzione di “eggball”. Non abbiamo capito esattamente cosa fosse, ma lo prendevano tutti.
Il chiosco offriva inoltre una vasta scelta di frullati di frutta. Il più normale? Kiwi. L’abbiamo preso.
È stata una delle merende più buone che io abbia mai fatto.
La mia domanda è: una volta che le compri, cosa ci fai esattamente, se non hai una raffineria di zucchero in casa?
E con questa domanda esistenziale chiudo qui questo post già abbastanza lungo. Ma niente paura (pffff!): molto presto, molto altro su Hong Kong!
Stay tuned! 😉
4 Comments
E' stato quasi esilarante ahahhaha…. ho messo "quasi" casomai ti offendi 😛 racconti le cose con molta ironia…divertente!!! però deve essere brutto mangiare senza sapere… anche se…meglio non farsi troppe domande se poi risulta buono!!!
Ma la tartaruga…. 🙁 no…. poverine!!!
Che belli gli scaffali colorati!!!!!
Belline le canne da zucchero… dici che lo grattugiano???
I cannoncini Vincenzi sono buonissimi!! Quelli al cioccolato ovviamente 🙂
..è tutto meravigliosoooo!
..a parte la zuppa di tartaruga… ;_;