La voce n.18 della mia lista 30 x 30 dice: farò un corso di pittura.
E così all’inizio di ottobre sono andata in un atelier vicino a casa mia.
L’atelier appartiene a Simone, pittrice sulla quarantina, donna bellissima, colta e simpatica (Simone è un nome di donna in Germania, così come Andrea, Gabriele e Nikola).
L’atelier è molto bello. Nella parte vicino all’entrata ci sono un divano, un camino, scaffali di libri d’arte e un grosso tavolo con tante sedie dove bere té, caffé, vino e mangiare biscotti e salatini nelle pause, mentre si chiacchiera di pittura, arte o qualsiasi altra cosa in realtà.
La seconda parte invece è piena di cavalletti di legno e tavoli pieni di pigmenti, strofinacci, pennelli, tele, grembiuli…
Io non ho mai dipinto in vita mia, ma soprattutto non sono mai stata capace di disegnare.
A quanto mi hanno detto all’inizio, non importa.
Ho imparato diverse tecniche, ho imparato come si mischiano i pigmenti, come ottenere profondità e ombreggiature… Epperó continuo a fare schifo.
La prima sera sono riuscita – mischiando pigmenti a casaccio – ad ottenere uno sfondo color verde cacchetta del tutto disomogeneo. Ci ho messo 3 ore e 10 minuti, mica cotiche.
La seconda volta ho imparato a ombreggiare, anche se non sono ancora convinta che l’obiettivo fosse un pasticcio da scuola materna…
Mi è andata un po’ meglio col secondo tentativo, dove, con una tecnica diversa (anche detta: le mie stesse mani) e un solvente acrilico ( niente paura, sono perplessa pur’io) ho ottenuto due sfondi più “interessanti e vivi”, mi dicono. Credo sia un modo gentile per sintetizzare che gli sfondi omogenei a me non riescono.
Comunque, col tempo ci ho preso un po’ la mano e sono riuscita almeno a realizzare qualcosa. Sul risultato finale sarebbe meglio forse non commentare.
Comunque la mia opera prima è stata ispirata dal quadro “Plant and window” di Paul Klee.
O meglio, inizialmente volevo fare una copia. Poi sono passata a cercare di fare qualcosa di più o meno simile. Il risultato finale è “vagamente ispirato a”. Come quei film “liberamente tratti da” una storia vera, dove della storia vera non è rimasto quasi nulla…
Insomma, ho capito che come espressionista – e come falsificatrice di quadri – non ho un futuro.
Inoltre, i pennelli per dipingere non mi convincono al 100%.
Così ho deciso di provare una strada diversa.
Dare vita ad un’immagine che c’è nella mia testa, dandoci dentro di spatola (e facendomi venire il gomito del tennista).
Evidentemente l’immagine che c’è nella mia testa è lì più o meno da quando andavo all’asilo…
Mi sembra almeno di aver fatto progressi con questo mio secondo quadro… Voglio dire, è comunque meglio di quello che facevo in terza elementare, no?
Ok, forse no.
Comunque questa barca è stata messa in bagno, accanto al vaso con le conchiglie. Perché mi piace uscire dagli schemi.
Il mio periodo di prova all’atelier è terminato e sapete una cosa? Nonostante tutto questo, sto pensando di continuare!
Tremate amici e parenti, tremate, che a Natale sapete cosa vi aspetta! *inserire risata diabolica qui*
(Vabbé, facciamo Natale dell’anno prossimo, ché quando dovrei farli tutti sti quadri in un mese??)
4 Comments
Chiara, a me il quadro con la barca piace tantissimo
soprattutto per i colori. Guardandolo ho pensato che
esprime molto il tuo modo di essere, un fiume in piena di idee, a volte un po' tumultuosa. Nel senso che hai in testa di fare mille cose e poi ti disperi perche' riesci a non farle proprio tutte
per mancanza di tempo. Mi sono spiegata bene ? Ho indovinato un po'? Baci
Maria
I like it! Annie
Ma non buttarti giù così, a me il quadro ispirato a Klee piace! Fai bene a continuare, esprimersi creativamente è sempre positivo 🙂
Complimenti!Mi piacciono molto i colori che hai usato per il cielo e per il mare ,perciò ti consiglio di insistere.Un abbraccio Graziella
P.S:Bellissime le tue foto di Londra!