Il mio weekend è cominciato venerdì sera facendo in fretta e furia la valigia per partire la mattina dopo (devo smetterla di trovare il modo per alzarmi all’alba anche nel fine settimana).
Anche stavolta niente alcool durante l’operazione, ma il risultato è stato comunque migliore del disastro dell’ultima volta.
Anche perché per stare via due giorni mi sono sostanzialmente portata un cambio e ciao, quindi la valigia era quasi inesistente.
Sì, lo scorso weekend sono stata di nuovo a Londra.
Vi dico già che non ho fatto molte foto: il tempo è stato orribile, un freddo cane, cielo grigio, piogge frequenti. Mi ricorda qualcosa… ma cosa… ah sì: Amburgo.
Comunque non ho girato moltissimo, visto il freddo e la pioggia.
Ho passato molto tempo nei musei. In particolare voglio richiamare la vostra attenzione sulla Saatchi Gallery. Se andate a Londra, dovete farci un salto.
Già la location è stupenda: sulla King’s Road a pochi metri da Sloane Square, negli edifici del Duke of York. Gli spazi sono splendidi, le mostre molto interessanti e l’ingresso è gratuito. È anche permesso fare foto.
Inoltre nello shop nel seminterrato è anche possibile acquistare alcune delle opere qui precedentemente esposte.
Tipo, se vi avanzano 30.000 sterline (trentamila), potete comprarvi questa stampa originale di Damien Hirst (senza cornice, naturalmente)…
Uscita dalla Saatchi Gallery, un giro su King’s Road era di rigore: un posto meraviglioso per andare per negozi. A parte che è una strada molto bella e molto elegante, ma soprattutto ci sono praticamente tutte le mie marche preferite, nemmeno avessi scelto io la disposizione: Hoss Intropia, Comptoir des Cotonniers, Banana Republic, Jigsaw, Reiss, Massimo Dutti, Petit Bateau, Anthropologie… Manca forse solo Pennyblack e poi credo ci siano tutte…
Egnente, da Jigsaw ho trovato il vestito perfetto. Perfetto.
Ad un prezzo che forse in un’altra occasione avrei anche potuto affrontare, ma sto per partire per l’Asia e sto davvero risparmiando ogni centesimo possibile.
Il mio cuore, però, è a pezzi. Sappiatelo.
Interessante notare anche come su King’s Road ci siano Intimissimi e Calzedonia. Non so, è tanto difficile esportarli anche qui ad Amburgo?? I nervi. (Amburgo è la seconda città più grande e popolosa della Germania dopo Berlino – nonchè la città europea non-capitale più grande – eppure le cose fighe le aprono sempre altrove. Perché??) Comunque il lato positivo è che ora ho un secondo posto dove trovare questi due negozi oltre all’Italia, è già un passo avanti.
Dopo il mio shopping virtuale mi sono avventurata tra le deliziose stradine di quella zona intorno a Sloane Square: Chelsea, Belgravia…
Tutto stupendo, se non fosse che ha ricominciato a piovere e io mi sono dovuta rifugiare nell’ennesimo Starbucks col mio libro (ve l’ho mai detto che io non giro mai con l’ombrello?). In realtà anche Amburgo è invasa da caffetterie di questa catena americana, ma per qualche motivo non ci entro quasi mai, mentre quando sono all’estero sì. I misteri della psiche umana…
Una delle cose che mi piace fare quando sono in un posto diverso da quello dovevo vivo, oltre a guardare le pubblicità, è andare al supermercato. L’esperienza più interessante fino ad ora è stata a Hong Kong (trovate qui il post relativo) e anche Shenzhen in Cina (di cui stupidamente non ho fatto foto).
A Londra mi piace andare da Sainsbury’s e girare tra gli scaffali.
Stavolta ho preso uno smoothie.
Ad un certo punto mi sono avventurata anche in centro, ma la folla del weekend mi ha fatta fuggire a gambe levate. No, un vero incubo.
(Nota: Londra era, come al solito, piena di Italiani. Da cosa li riconosco? Da due cose: hanno tutti il piumino e parlano a voce molto alta dicendo le peggio cose perché “tanto all’estero nessuno capisce l’italiano”. Ognuno è libero di fare quel che vuole, per carità, ma almeno la consapevolezza che non si è MAI gli unici italiani in trasferta si potrebbe anche cominciare ad averla, che dite? E magari anche la consapevolezza del fatto che la gente che urla arreca fastidio a prescindere dalla lingua in cui lo fa, non importa se quello che dice si capisce o meno. Così, è un’idea eh.)
(Nota2, che spiega la nota1 – ovvio che non si può troppo generalizzare, ci sono anche italiani educatissimi, ma se siete stati all’estero non potete non esservi accorti che l’80% delle volte succede esattamente questo. Poi ci sono anche popoli che – sempre senza generalizzare troppo – ci battono, tipo gli americani, come mi è stato fatto notare nei commenti. Che poi è tutto relativo: questo weekend i nostri vicini, francesi, ci hanno tenuti svegli fino alle 3 urlando, ridendo sguaiatamente e facendo dei rumori come se stessero smontando i mobili. Alle 7 del mattino hanno ricominciato. Sperando di non offendere i francesi all’ascolto – se ci sono – io tra sabato notte e domanica mattina avrei volentieri eliminato la Francia dalla mappa dell’Europa.
Il fatto, però, è che io parlo da italiana e quindi è ovvio che a me sta a cuore la figura che fanno gli italiani, non quella che fanno altri popoli, se permettete. Mi sembra naturale.)
Andando spesso a Londra, cerco di fare sempre cose un po’ diverse affinché la città non mi venga a noia. Col tempo, però, ho anche assunto come delle abitudini, tra cui quella di fare tappa fissa da Waterstone’s a Piccadilly per fare rifornimento di libri (sì, lo so che in effetti ho già dato lo scorso fine settimana in Italia, ma è una tentazione cui non so resistere).
Dopo di che, in genere, salgo al quinto piano per pranzare al bar/ristorante TheView. L’ambiente è proprio piacevole, il cibo buono e i prezzi, per essere nell’estremo centro di Londra, non sono eccessivi.
La mia baguette con gamberetti e avocado era divina, così come le chunky chips e l’hamburger dell’altra volta, inoltre la cameriera (italiana e carinissima) mi ha detto che anche le fishcakes sono ottime.
(Ho scattato le foto qui sotto in realtá nel settembre del 2011)
Domenica sera, ingannando il tempo prima dell’imbarco, abbiamo bevuto un’ultima cosa con un collega di piper-marito a Heathrow, mentre io cominciavo già ad addormentarmi sulla sedia.
Il prossimo weekend lo passo a letto, giuro.
Sul volo del ritorno ero seduta accanto al bambino più bello e credo anche più bravo del mondo. Circa otto anni, per quel che ne so io, guance color cioccolato fondente da prendere a morsi, capelli tagliati cortissimi, tranne una striscia al centro che gli formava una specie di piccola cresta.
È stato seduto composto al suo posto e ha letto il suo libro per due ore, niente videogames, cellulari, segni d’impazienza. Mi faceva dei sorrisi splendidi, con quei denti bianchissimi che risaltavano sulla pelle scura, ogni volta che gli rivolgevo la parola e ringraziava educatamente le hostess per ogni cosa.
Niente, ho pensato che se mai dovessi avere un figlio, vorrei che fosse così: educato, gentile, gioioso, amante della lettura e con la cresta.
E comunque, non so se l’avete notato, ma in questo post non ci sono foto delle ali dell’aereo scattate dal finestrino né dell’andata, né del ritorno.
Forse sto uscendo dal tunnel.
Voi cos’avete fatto nel fine settimana?
Buon lunedì a tutti!
P.S.: per leggere di tutti gli altri miei weekend a Londra – o in generale di tutti i miei viaggi – potete andare sulla pagina “Appunti di viaggio” che vedete in alto sotto il titolo.
14 Comments
Spero che tu sia consapevole di quanto è bella la tua vita almeno vista da qui (Italia)
Grazie, è molto bella anche vista da qui e ti assicuro che non solo ne sono consapevole, ma ne sono anche grata.
Condivido la tua nota su come si riconoscano gli italiani… forse è un modo per esportare la giovialità che ad alcuni può apparire pittoresca, ma anche per me è piuttosto irritante.
Ma a Firenze l'anno scorso in un ristorante, noi e altri clienti di diverse nazionalità concordavamo su quanto stessero davvero scassando gli zebedei un tavolo di americani, tre uomini con voci baritonali e una ragazza che rideva come un'oca strillando ogni due minuti.
Non so cosa mi abbia trattenuta dal dire "Sorry… but you have broken the balls of every single person in this fuckin' restaurant!"
Ecco meno male vah,!
Esportare la giovialità è di sicuro una bella cosa, ma secondo me c'è una bella differenza tra giovialità e maleducazione e se siamo sinceri dobbiamo riconoscere che molti nostri connazionali quando sono all'estero sono convinti di poter fare quello che vogliono, tanto…
Concordo, comunque, sul fatto che anche gli americani abbiano queste tendenze, se non peggio, a ben vedere…
Io, in questo week end, ho avuto un mal di gola senza senso, che mi ha impedito perfino di mangiare. Il problema è che non mi passa, nonostante l'antibiotico.
In ogni caso, che meraviglia questi tuoi week end a Londra, è una vita che non ci vado e mi manca.
Oh no, mi spiace un sacco! Ma come va ora??
Sempre bellissima Londra…quanto mi manca!
Hai ragione, anche se ci vado spesso, mi piace sempre!
woow beata te, anche io voglio andarci!!!!
posso chiederti come mai questo viaggetto?
Il piper-marito ci deve andare spesso, io a volte lo accompagno, ecco perchè giro sempre per la città da sola: lui è impegnato.
So che dovrei parlarti di Londra e non di Cina, visto il post, ma… Shenzhen? Sei stata a Shenzhen!! Ahh!! Ti mando io tutte le foto che vuoi, tonnellate di quintalate! Baste che mi dici quali dettagli vuoi, e io ti faccio avere tutto 😉 (anche di HK in caso, eh, ma SZ .. ah SZ! Mon amour 🙂 )
Sai che invece a me Shenzhen non è piaciuta molto? Credo però questo sia dovuto ad una serie di circostanze per cui non abbiamo avuto molta fortuna quando ci siamo stati…
Hong Kong invece AMO!! Vorremmo andarci a vivere!
Sempre bella Londra… mi manca, è un sacco che non ci vado. Sono decisamente gelosa 🙂
Ma che bello… questi tuoi viaggi a London hanno tutta la mia invidia…lo confesso e sappilo. Amo, adoro Londra alla follia e leggo sempre avidamente i utoi resoconti e guardo le foto perchè me la avvicinano un pò… devo tornarci al più presto che mi manca tanto…
Anche io quando sono lì faccio incetta di libri…adoro Waterstones e tutte le piccolissime ed imbucatissime librerie di Charing Cross. E anche io adoro i supermercati stranieri!!! e, anche io, aborro l'italiano medio in vacanza (ma ti concedo che un francese sa fare anche peggio… ;-).
Sai che penso poi che la disposizione dei negozi potrebbe non essere causale? Ad esempio io so che Regent Street è proprietà della carissima regina e che viene scelto da lei (o meglio, chi per lei) chi sia più appropriato affiancare ad un determinato negozio… diciamo che si compila una sorta di application form nel momento in cui un negozio diviene sfitto e si spera che sia di interesse della regina! Buffo, no? Quindi forse vengono trattate così anche altre zone. Un bacione!!! msbx