Il nostro viaggio in Malesia è iniziato dalla capitale: Kuala Lumpur.
Una delle cose più belle e interessanti da vedere in realtà si trova fuori città, ma è davvero imperdibile.
Non che Kuala Lumpur non sia interessante, ma quest’escursione, che abbiamo fatto subito all’inizio del nostro soggiorno, è qualcosa di speciale e vale davvero la pena.
Batu Caves è un complesso di templi hindu che si trova 13 km a nord di Kuala Lumpur, circa una mezz’ora di autobus/taxi. I templi risalgono al 1890 e sorgono in una grotta sita a circa 100m dal suolo, raggiungibile con un’infinita quanto ripida scalinata.
Vi rendere conto di essere arrivati già da lontano, grazie alla presenza di una statua dorata alta 42.7metri e raffigurante la divinità Murugan, che sorge alla base della scalinata per raggiungere la grotta ed entrare nel tempio.
L’ingresso alla scalinata è molto suggestivo, ma vista da giù potrebbe minare la vostra determinazione nel voler arrivare in cima. E a ragione: fare una scala del genere con quelle temperature e quell’umidità è un’esperienza quasi paranormale, simile alla trance.
E ora ho capito perché hanno messo il tempio così in alto.
Ragion per cui non vedrete foto di me post-scalinata: sono sicura che non vogliate imprimervi nel cervello l’immagine di me sudata, con la faccia rosso pomodoro, i capelli increspati da sudore e umidità stile medusa e gli occhi rovesciati.
Arrivati in cima, un solerte monaco (si chiamano monaci quelli della religione hindu?) vi accoglierà piantandovi un terzo occhio rosso in fronte e agitandovi una mano sopra la testa, non so, non ero in me dopo la salita, non so bene cosa sia successo.
Durante la salita state attenti ad estrarre cibi e bevande, se non volete essere assaliti dalle scimmie – per nulla spaventate dalla presenza umana, anzi (e a dire il vero, nemmeno molto aggressive).
Evitate di cercare di toccarle: sono animali selvatici e in quanto tali mordono e possono trasmettere la rabbia.
Carine però son carine, eh.
Una volta giunti in cima, all’interno della grotta (dove l’umidità raggiunge picchi inimmaginabili), penserete di avercela fatta. Ma invece no: dall’altra parte dello spiazzo ancora loro, le scale. Stavolta non molte, un ultimo sforzo.
Se sopravvivete a tutto questo, comunque, una volta ridiscesi troverete diversi ristorantini indiani per riprendere le forze.
Noi ci siamo andati in compagnia del nostro mitico taxista indiano Adam (nome puramente indiano, converrete con me) che ci ha spiegato cosa stavamo mangiando/bevendo. Non che questo abbia reso il tutto meno speziato o più leggero…
Mi ha anche consigliato di bere l’acqua di cocco (deve aver notato lo stato in cui ero), direttamente dai frutti che vengono aperti al momento: dice che aiuta a mantenere bassa la temperatura corporea. Sarà, ma credo sia una delle cose meno dissetanti al mondo. Per fortuna vendono anche bottigliette d’acqua ghiacciata!
Tra gennaio e febbraio a Batu Caves si tiene l’importante festival hindu Thaipusam, che dicono sia molto interessante e folcloristico. Potete tenerne conto se state programmando un viaggio in zona.
Bene, spero che il capitolo su Batu Caves vi sia piaciuto.
A presto con molto altro sulla Malesia!
P.S.: per i vari post con alcune foto di questo viaggio pubblicati fino ad ora potete andare sulla pagina Appunti di Viaggio.
3 Comments
Un posto molto bello! Sono rimasta imressionata dalla grandezza (anzi, altezza) della grotta, wow! E ti capisco per l'umidità: anche i miei capelli impazziscono e poi soffro di pressione bassa, capisco benissimo…
solo una parola:
wooooooow!
bello bello bello!