(Per le puntate precedenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10)
Durante il nostro soggiorno sull’isola di Tioman, in Malesia, tra un’immersione e l’altra, un incidente e un po’ di lettura in spiaggia, abbiamo deciso di esplorare anche l’interno dell’isola – che è collinoso e interamente ricoperto di giungla – nonchè altri paesini sulla costa dall’altra parte.
L’hotel dove alloggiavamo offriva percorsi di vario genere organizzati dal loro staff.
Noi sinceramente abbiamo preferito rivolgerci all’ufficio del turismo locale, composto da due ragazzotti che sonnecchiavano tutto il giorno appoggiati al tavolo della loro postazione. Ci è sembrato più responsabile impiegare le persone locali, così che l’intero guadagno andasse direttamente a loro.
E così ci siamo messi d’accordo e il giorno dopo un ragazzo in pantaloni mimetici e felpa giallo fluo è venuto a prenderci su quello che secondo loro era un fuoristrada (ma in realtà no) per portarci attraverso la giungla, farci visitare le cascate, arrivare fino in cima all’isola e poi scendere dall’altra parte per visitare il villaggio di Juara.
All’inizio il nostro accompagnatore ci sembrava un tipo molto bizzarro, ben presto ci siamo accorti che invece era proprio ubriaco. E attraversare la giungla su una strada stretta fatta a tornanti, che sale verso la sommità di un’isola avendo su un lato sempre uno strapiombo, accompagnati da un autista ubriaco, non è proprio il massimo della vita…
Ma non è finita qui. Ad un certo punto, nell’affrontare una curva impegnativa, la portiera dal lato di piper-marito si è spalancata e non c’è stato più verso di chiuderla. Piper-marito non ha perso la calma, ha detto che si sarebbe messo la cintura di sicurezza e avrebbe tenuto la portiera chiusa con la mano. Eh. Solo che le cinture di sicurezza non c’erano.
Il nostro “autsita” si è tolto una serie di porta-pass (tipo quelli dei concerti) che non si sa bene per quale motivo portava al collo e in qualche modo siamo riusciti a legare la portiera al sedile del passeggero davanti, in modo che restasse più o meno chiusa.
Alla fine, quasi in cima all’isola, siamo stati scaricati dal nostro autista che ci ha detto che per raggiungere le cascate saremmo dovuti scendere per quel sentierino di là. “Io vi aspetto qui” ha concluso.
Oooook. Il sentiero non era poi molto lungo però piuttosto scosceso e col fatto che quella mattina presto aveva piovuto, arrivare giù con tutti gli arti al loro posto è stata un’impresa.
Tornati sani e salvi alla macchina, siamo ridiscesi verso il versante opposto dell’isola, tenendo incrociate tutte le dita per arrivare interi.
A quel punto l’autista ci ha scaricati e ci ha detto che sarebbe venuto a riprenderci dopo due ore.
Il paesino di Juara non è molto turistico e ci vivono quasi solo i locali. È decisamente piccolino, eppure è uno dei principali dell’isola, tanto che dispone di una moschea e di una scuola. A dire il vero ci sono anche un paio di negozi di souvernires per nulla frequentati.
La case sono pittoresche, la gente sorride, i ragazzini giocano a correre fortissimo sul molo e buttarsi in acqua vesiti.
Dopo aver fatto un giro, un po’ di foto e aver bevuto qualcosa ad un bar sulla spiaggia, siamo tornati sulla strada per proseguire. Del nostro autista, però, non v’era traccia. Chiedendo alle persone del paese se l’avessero visto, ci hanno detto che era andato “di là”, solo che indicavano tutti una direzione diversa.
Dopo una mezz’ora eccolo arrivare, ma in macchina c’è un’altra persona. Saliamo, ci dice che ora proseguiamo il tour, ma prima dobbiamo accompagnare a casa quel suo amico…
Alla fine in un modo o nell’altro siamo riusciti a raggiungere la tappa successiva: il centro di salvataggio delle tartarughe marine.
Ma questo ve lo racconto nel prossimo post.
Prima di tornare al nostro bungalow siamo passati dal centro principale dell’isola, abbiamo mangiato un gelato, abbiamo nuotato con i pesci al marina park e siamo tornati alla nostra spiaggetta giusto in tempo per goderci quei tramonti mozzafiato cui ci ha abituato l’isola di Tioman.
Se abbiamo incontrato la tigre della Malesia? Ma certo! Eccola qui! 😉
P.S.: io sono ancora dell’idea che comunque sia meglio rivolgersi alla gente del posto per questo tipo di cose. Se fate questo viaggio e decidete di fare il giro dell’isola, vi consiglio di chiedere ai ragazzi locali. Ecco, magari evitate di chiedere di un autsita di nome “Brother” (sì, come “fratello” in inglese. vai a capire…).
6 Comments
Se mai l'anno prossimo riuscirò ad andarci, lo terrò sicuramente a mente! Però decisamente una bella avventura…nell'avventura! E sai che pure a Bali hanno le code mozzate? Nascono così mi hanno detto…!
Ah, non lo sapevo. Pensavo gliel'avessero tagliata, povero.
Bellissime foto, un posto incantevole. Maria
Sì, è davvero un bel posto. Consigliatissimo!
Ogni volta con le tue foto mi fai venire voglia di partire subito!
Grazie!!!