Ho sentito per la prima volta parlare di Malala ad ottobre, appena successo il fatto, credo fosse in un telegiornale qui in Germania.
Prima, per qualche motivo, non avevo mai sentito nulla su di lei.
C’è stato bisogno che le sparassero, perché la maggior parte del mondo sentisse il suo nome e ne parlasse. Poi ho sentito di lei di nuovo ad ottobre, nel programma tv di viaggi “Alle Falde del Kilimangiaro”, sempre molto attento a questi temi. E da lì pian piano anche in altre sedi (ma comunque non spesso).
Malala Yousafzai è una ragazzina pakistana di circa 15 anni. Nel suo paese il regime dei talebani ha bandito il diritto delle donne allo studio, hanno distrutto le scuole femminili, stanno impedendo alle ragazze di istruirsi.
Malala si è sempre ribellata a questo, si è sempre battuta senza paura per il diritto all’istruzione per tutti. All’età di 13 anni ha iniziato a scrivere un blog per la BBC in cui documentava l’operato del regime talebano, contrario ai diritti delle donne.
Malala Yousafazi – Image source |
Il 9 ottobre di quest’anno due uomini sono saliti sullo scuolabus su cui si trovava anche Malala e le hanno sparato alla testa. Il portavoce dei talebani pakistani ha rivendicato l’attentato, sostenendo che la ragazzina sarebbe “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”. Ha aggiunto che, se si salverà, verrà attaccata nuovamente.
L’istruzione è l’arma più potente contro lo sfruttamento dei popoli, è fondamentale per lo sviluppo della civiltà, dovrebbe essere un diritto per tutti, senza distinzione.
Malala, così giovane, ha dimostrato coraggio nel difendere non solo i propri diritti, ma quelli di tutte le ragazze cui è proibito studiare in base al loro sesso.
Dovremmo sentirci tutti in debito con questa ragazzina.
E dal momento che oggi in America è il Giorno del Ringraziamento, mi sembra bello cogliere quest’occasione per ringraziare Malala e tutte le persone che come lei lottano davvero per i diritti di tutti noi.
Per noi qui in occidente sentire la frase “da grande puoi fare quello che vuoi” è la norma. Andare a scuola è ovvio, spesso un dovere più che un diritto. Sappiamo che se vogliamo possiamo diventare avvocati, interpreti, dottoresse, ingengeri, professoresse, qualsiasi cosa. È nomale, no? Purtroppo ci dimentichiamo troppo spesso che facciamo parte di una percentuale privilegiata della popolazione mondiale. Non pensiamo molto al fatto che per tante donne in altre zone del mondo non è così. Spesso ci dimentichiamo anche che questi diritti non ci sono piovuti dal cielo, ma che moltissime donne, prima di noi, hanno dovuto lottare per farci avere la vita che noi oggi possiamo scegliere in tutta libertà di avere. E ci dimentichiamo anche che ora altre donne, nel mondo, stanno tentando di compiere questo percorso, che a noi è stato risparmiato (oddio, si potrebbe fare moltissimo ancora anche qui da noi per la parità effettiva tra i sessi, ma va beh).
Sarebbe bello, visto che qualcuno lo ha fatto per noi, dare a queste donne il nostro sostegno, il nostro aiuto.
E quindi noi, da qui, possiamo fare qualcosa? Sì, possiamo. Dobbiamo.
In molti Paesi, tra cui – sono orgogliosa di dirlo – anche l’Italia, sono state lanciate delle petizioni per richiedere la candidatura di Malala al Nobel per la Pace. Possiamo dare il nostro contributo firmando questa petizione. L’ho saputo ieri e ho già firmato, ora chiedo a voi di fare lo stesso.
In che modo questo può aiutare?
Come si legge sul sito ufficiale (cito): “Il Nobel per la Pace a Malala manderà un messaggio inequivocabile e darà coraggio a tutti coloro che si impegnano per la parità di genere e per il rispetto dei diritti umani universali, tra i quali il diritto all’istruzione per le ragazze.”
Questa non è una cosa che dovrebbe interessare solo le donne, ma tutti, anche gli uomini. Quando ad una parte di popolazione viene impedita l’istruzione, si rinuncia al loro contributo alla società e tutti hanno da perderne. Rinunciare alle risorse intellettuali di una parte di popolazione (uomini o donne che siano), non fa progredire la società al massimo delle sue possibilità. Se viene impedito alle donne di studiare, anche gli uonini hanno da perderne (e viceversa, ma non credo esista un mondo dove il viceversa avviene).
Prendiamo il primo esempio ovvio che mi viene in mente. Se a Marie Curie fosse stato impedito di istruirsi e di studiare, non avrebbe scoperto i raggi x e ora tutti noi, uomini e donne, non potremmo andare a farci una banale radiografia. E pensiamo a donne del calibro di Rita Levi Montalcini: se fosse stato loro tolto il diritto allo studio, avremmo rinunciato ai loro preziosi contributi e oggi non saremmo così avanti nella scienza.
Fare in modo che ogni membro della società sia il più istruito possibile, torna a vantaggio di tutti quanti.
La sorte di Malala e di tutte le donne che lottano per i propri diritti nel mondo è una cosa che dovrebbe interessare ognuno di noi.
Su questo link al sito ufficiale potrete mettere la vostra firma per sostenere la candidatura di Malala. Oppure potete cliccare sul tasto apposito nella colonna di destra di questo blog (anche questo vi rimanderà al sito ufficiale).
Ruberà la massimo due minuti del vostro tempo, ma potreste fare molto.
Se state leggendo questo post da un Paese occidentale, siete persone mediamente più fortunate di gran parte della popolazione di questo pianeta. Sarebbe bello ringraziare la nostra buona sorte oggi, dando il nostro contributo per migliorare un pochettino il mondo.
GRAZIE
6 Comments
Lo faccio subito, il tuo post esprime in pieno ciò che penso anche io. Hai dato voce ai miei pensieri.
P.S. Posso mettere il link del tuo post sul mio profilo FB? Vorrei lo leggessero anche altre persone così dar loro la possibilità di firmare la petizione.
Assolutamente! È importante diffondere la notizia!
Mi raccomando, metti anche il link al sito ufficiale dove si può firmare la petizione.
Grazie!
Grazie a te!
Era una domenica pomeriggio di qualche settimana fa' e alle "Falde del
Kilimangiaro" Licia Colo' in lacrime, parlava di questa meravigliosa e
coraggiosa ragazzina. Mi sono scoperta anch'io gli occhi lucidi e ho do-
vuto pensare a quella ragazza "Magul" laureata che faceva le pilizie nel
nostro ufficio. Quante volte le ho offerto un te' e dei dolci e ci siamo
fermate a parlare. Quante cose mi ha raccontato, del suo paese, dei Talibani, dell'uomo che purtroppo ha dovuto sposare. Avevo il suo numero
di telefono. E' venuta qualche volta a trovarmi di sabato…poi e' sparita. Non ho saputo piu' niente di lei. Vorrei tanto sapere dov'e' finita,
cosa ne e' stato di lei…grazie per questo post. Maria
P.S. Ho appena firmato la petizione e spero tantissimo che il Premio Nobel
per la pace vada a Malala. Nessuno al mondo se lo merita come questa me-
ravigliosa piccola donna.
Grazie a te per avermi dato la possibilità di conoscere questa iniziativa (e di firmare, ovviamente).LaFra