Il mio è un blog – volutamente – piuttosto frivolo, dedicato a concentrarmi prevalentemente sulle cose belle e positive (visto che la vita vera, fuori di qui, non è sempre bella e positiva, anzi).
Quindi forse questa non è la sede migliore per i seguenti argomenti, ma in questi due casi ci tengo a dire la mia e forse, chissà, a dare qualche spunto di riflessione.
La prima cosa che mi ha irritato enormemente è stata la reazione alle bombe esplose ieri sera durante la maratona di Boston.
Ora, gli attentati sono sempre una cosa orribile, la violenza è sempre sbagliata, la morte è sempre triste. Siamo tutti d’accordo.
Ma io mi chiedo come sia possibile che la notizia di tre morti e parecchi feriti a Boston abbia il giusto spazio che una notizia così merita sui media e sui social network, mentre sugli stessi media e social network le centinaia di persone che continuano a morire ogni giorno in Siria non vengano prese in considerazione.
Due pesi e due misure? Tre morti in America valgono di più delle migliaia in Medio Oriente?
Uno può pensare che sia un problema dei media, ma twitter e facebook non sono fatti dai media, bensì da persone comuni, da noi, e io non ho mai visto twitter impazzire come per la notizia di ieri di Boston. Messaggi di dolore, preghiere e speranza (sempre giusti e benvenuti, per carità, ci mancherebbe!) si sono davvero sprecati per quella che è stata definita una tragedia da quelle stesse persone che gli altri giorni non fanno una piega per le barbarie VERE che avvengono in altri posti del mondo. Altro che tre morti. Eppure.
E se è vero che è colpa dei media, che sono loro a dare più importanza a questa notizia degli USA e meno a quelle medio orientali, non dovremmo chiederci se per caso il motivo non sia che sanno che un morto americano fa più notizia di mille afgani? Perché la risposta è sì, e ce ne rendiamo conto se riusciamo ad abbandonare l’ipocrisia per un momento.
Oggi ho sentito uno speaker radiofonico dire una cosa tipo “questa solitamente è una trasmissione frivola, in cui ci si diverte, ma oggi è un po’ più difficile per quello che è successo a Boston”. Buffo come lo stesso speaker della stessa radio tutti gli altri giorni riesca ad essere frivolo e divertente senza problemi nonostante le centinaia di morti in Siria, tanto per fare un esempio. Non trovate?
La vera tragedia, secondo me, è che veniamo toccati più da tre morti americani che dai milioni di morti siriani, afgani, egiziani…
Scusate per questo sfogo, ma stasera all’ennesimo tg (sia italiano che tedeco) che ha aperto con questo notizione, all’ennesimo servizio carico di tragedia, non ce l’ho proprio più fatta e sono esplosa.
Posso dirlo che un po’ mi vergogno di vivere in un mondo così?
Perché anche io non è che penso tutti i giorni alla Siria, verissimo. Sono presa dalle grane in ufficio, dalle vicende personali, dalle commissioni quotidiane, ma anche da quella splendida borsa che ho visto in vetrina… Tutto vero, non ho problemi ad ammetterlo. Nessuno di noi è santo, di sicuro non io. Però che questa notizia di Boston sia su tutte le prime pagine, viste le tragedie vere che avvengono nel frattempo, a me fa girare le palle vorticosamente, posso dirlo?
L’ho detto.
Passiamo al secondo argomento (no, non ho ancora finito di fare polemica per oggi).
In Germania in questi giorni si sta parlando molto di “Frauenquoten”, che in Italia, se non erro, vengono chiamate quote rosa, anche se in questo momento il dibattito verte non sulla presenza delle donne in politica, quanto nelle ditte, soprattutto ai livelli più alti, ancora dominati dal mondo maschile.
Naturalmente i commenti sarcastici e contrari si sprecano.
Chiariamo: nemmeno a me piacciono le quote rosa. Trovo quanto meno svilente che le donne, per poter essere assunte ed arrivare a certi livelli, debbano avere una legge apposita, ma la realtà è questa, vogliamo continuare a far finta di non vedere?
Io sogno di vivere in un mondo ideale in cui vengono assunte le persone migliori e più adatte per ogni lavoro, a prescindere se siano uomini o donne, ma purtroppo quel mondo è lontano. La realtà quotidiana (sì, anche qui in Germania) è che se ad uno stesso colloquio si presentano un uomo e tre donne, è più facile che venga assunto l’uomo proprio in quanto uomo. Perché un uomo non rischia una gravidanza, non rischia quindi di stare a casa diversi mesi a spese della ditta. Un uomo solitamente non rischia di doversi assentare dal lavoro all’improvviso perché il bambino ha la febbre, non rischia di dover uscire prima dal lavoro per andare a prendere i figli a scuola, non rischia di fare tardi in ufficio perché la bambina stamattina ha vomitato.
E se le donne, a parità di curriculum, vengono penalizzate in quanto donne, allora bisogna trovare il modo di mettere fine a queste ingiustizie e di riequilibrare la situazione. Serve un modo per abituare la società alla parità vera, alle donne che lavorano, che fanno carriera e che hanno sul serio gli stessi diritti degli uomini.
E allora, francamente, ben vengano le quote rosa. Sperando naturalmente che siano solo un passaggio temporaneo verso quel mondo ideale in cui le persone vengono assunte in base alle capacità e non al sesso.
Che non vorrà dire che le ditte avranno il 50% di dipendenti uomini e il 50% donne: non è questa la parità. Vorrá dire che tutti, ogni persona, uomo o donna che sia, può avere le stesse identiche possibilità, può entrare nel mondo del lavoro con le stesse “armi” di tutti gli altri. E se le persone verranno assunte in base alle capacità, ci saranno sicuramente ditte che avranno la maggiornaza di dipendenti uomini, ma forse ci saranno anche ditte a maggiornaza di dipendenti donne. In ogni caso potremo stare certi che nessuno è stato scelto in base al sesso, come tristemente avviene oggi.
Un giorno, forse…
Ecco. Mi rendo perfettamente conto che delle mie opinioni probabilmente non fregherà nulla a nessuno, ma volevo dirlo.
In ogni caso niente paura: domani si torna alle mie solite fesserie.
15 Comments
Ciao Chiara! Mi trovo perfettamente d'accordo con te su entrambe le questioni … Sai, in Siria, in Darfur, etc … "c'e' la guerra" … Da noi no!!! Quella non e' la nostra quotidianita' … La nostra quotidianita' assomiglia alla maratona di Boston, a prendere la metro per andare a lavorare o lavorare in un ufficio come quelli che c'erano alle torri gemelle … Noi non siamo abituati ad aver paura ad uscire di casa … Quello che tu dici e' giustissimo! Ogni forma di violenza dovrebbe farci indignare … Per quanto riguarda il discorso delle "quote rosa", ho 35 anni e una bambina : nel mio piccolo ho sperimentato qualche discriminazione … Putroppo siamo un po' di serie b … Ma per fortuna non tutti la pensano cosi'!!! Buona serata Chiara!! Benedetta
Condivido del tutto il tuo discorso sulle quote rosa: in linea teorica non sarei d'accordo ma visto che in pratica senza quote siamo tagliate fuori, allora ben vengano per rompere il muro e traghettarci in un mondo più paritario, dove poi forse non serviranno più.
In merito alla vicenda di Boston condivido la tua posizione verso la reazione che abbiamo avuto rispetto ad altre e più grandi tragedie ma, pur non avendo scritto una sola parola su nessun social network, in parte capisco la reazione. Non è che le morti negli altri paesi siano meno importanti però quando si tratta di USA o Europa scatta un meccanismo di immedesimazione che con gli altri Paesi (purtroppo) non c'è. Non so se sia per motivi razziali, culturali, religiosi, di vicinanza, di abitudine a relegare le morti in quei paesi come inevitabili e "normali" ma così è: quei morti ci sembrano lontani, questi invece ci toccano da vicino, come se pensassimo tutti "potevo essere io, poteva capitare a me". E' sbagliato, lo so, ma credo che sia questo il meccanismo psicologico alla base di questa reazione collettiva.
Sì, probabilmente hai ragione, il meccanismo è questo e probabilmente è anche una cosa normalissima e naturale.
Ma, se ci penso, a me fa una tristezza infinita che sia così. Non lo trovo giusto e a leggere / sentire certe cose mi sale un po' la rabbia.
Che dire? Son fatta così.
Applauso da una lettrice silenziosa (anche io in Germania per amore del marito crucco 🙂 ). L.
Grazie! 🙂
su boston io e mio marito appena saputa la notizia abbiamo fatto le stesse identiche considerazioni….
Mi fa piacerissimo sapere che non sono la sola!!
Ciao Chiara concordo con te e con gli altri commenti l'eccessivo interessamento dei tg alle bombe di Boston. Ci sarebbero tante cose da dire, riflessioni che partono da lontano. La cosa che più mi sento di dire è che la potenza dell'America è tale da "manipolare" le notizie. E mi chiedo due cose: in America vedono in diretta sulla tv nazionale la commemorazione della strage di Hiroshima e Nagasaki in cui morirono 200mila civili? E volendo restare in patria, in America hanno trasmesso in diretta tv i funerali dei 19 carabinieri morti a Nasiriyya?
Ersy
Mesi fa si è parlato molto della guerra in Siria e delle migliaia di morti quotidiani. E' una cosa tristissima, sono daccordo con te, non è che ce ne si dimentica, ma è un fatto quotidiano che, piano piano, sui media ma anche sui social network, tende a passare in secondo piano.
La storia va avanti da mesi e mesi, cosa dovrebbero fare, un copia incolla quotidiano degli stessi articoli?
L'attentanto a Boston è più attuale. E' appena successo, è un caso isolato (spero), è stata attaccata una manifestazione sportiva con atleti provenienti da tutto il mondo e non c'è una guerra in corso (quantomeno non come quella in Siria).
In più la corsa è la madre di tutti gli sport e si fanno maratone in tutto il mondo, più o meno ogni settimana e, ogni volta, è più o meno una festa.
Per come la vedo io non è questione di morti di prima o seconda categoria, ma di morti ripetuti o caso isolato. E' deprimente e triste in tutti e i due i casi (ma volendo possiamo estendere a tutte le altre guerre che ci sono, ancora nel 2013, sparse sul pianeta), ma mentre la prima è una situazione "circoscritta", la seconda fa paura.
Vorrei chiarire che questo è solo il mio pensiero è, nessuna polemica 🙂
Tu hai perfettamente ragione, ma – come ho scritto nel post – non sto parlando della quantità o frequenza degli articoli sui giornali, bensì degli atteggiamenti e delle reazioni di media e privati a questa notizia. Io su twitter e facebook così tanti messaggi di shock, preghiera, cordoglio e speranza per i tre morti americani, e Boston e l'America in generale, per la Siria (e ho scelto la Siria come esempio solo perché è la più recente, ma ci sarebbero migliaia di esempi così) non li ho visti nemmeno nelle prime ore delle notizie delle migliaia di morti laggiù. Scusa ma per i morti in Siria non si è reagito con lo stesso shock e dolore(nemmeno all'inizio) di queste tre morti americane, soprattutto da parte delle persone "normali" sui social network. È così.
Per chiarire: il problema non è che della Siria (o altre guerre di lunga data) non si parla più e delle bombe di ieri sì, è ovvio che sia così.
Il problema è COME si è reagito a questa notizia (scioccante!!)(e in effetti scioccante lo è, non dico assolutamente di no) e come si reagisce alle migliaia di morti civili nelle guerre in medio oriente, Africa, ecc (normali!)(e però normali non sono affatto, o almeno non dovrebbero esserlo).
È brutto brutto brutto. Ma questa, naturalmente, è solo la mia opinione personale.
Ti do ragione al 100% sulla questione delle morti.
Purtroppo la voce delle persone "al margine" non la sente quasi nessuno.
Come se ci fossero morti di serie A e di serie B; del resto i destini gli Stati dove ogni giorno sono perpetrate violenze e guerre interessano a pochi.
È un mondo brutto.
Grazie per aver dato voce a modo tuo a quelle tragedie!
Condivido Verdementa e in parte Ele781.
Ciò che è successo a Boston è stato un caso isolato ed inaspettato. Pensare che un padre voglia correre la maratona di Boston e la sua famiglia è lì per lui, a sostenerlo, e ad un certo punto scoppi una bomba con la conseguente morte di un figlio, amputazione delle gambe della figlia e la moglie in coma a me sinceramente fa tanta tristezza e provoca tanto dolore! Perché? perché potevo essere io!
Come dice Ele781 in Siria c'è una guerra in corsa. Ma questo non vuol dire che i morti siano si serie B!!!
Vogliamo parlare di tutti i cristiani perseguitati e uccisi nel mondo che nessuno parla mai? sono di serie C? E degli stupri in Congo? noi donne di che serie siamo?
A me danno fastidio i giornalisti, perché fanno dei drammi una poesia!
Io il ragionamento lo capisco benissimo, davvero. Le morti nei paesi che hanno la guerra te le aspetti, invece ad una maratona negli Stati Uniti d'America no. Mi è chiaro. Solo che io personalmente continuo a non trovarla una giustificazione sufficiente. Le bombe ad un evento sportivo e gioioso nel pacifico occidente non te le aspetti, quindi media e social network esplodono, mentre i morti in guerra sono normali, quindi non fanno impressione e nessuno ne parla. Lo so che succede così e capisco benissimo il perché, solo che SECONDO ME QUESTO È SBAGLIATO! Se avessi avuto la sfortuna di nascere in un Paese in guerra, dove ogni giorno si muore e si viene stuprate, a me non piacerebbe che il resto del mondo pensasse "beh, è normale, c'è la guerra, che possiamo fare, non è che possiamo sempre stare qui a parlarne". Io personalmente non lo trovo giusto.
Capisco perfettamente perché questo caso isolato ha avuto così tanta attenzione mediatica, ma continuo a trovare altamente irritante che invece i morti in Siria, Egitto, Afganistan, Africa, le donne stuprate in Congo, i cristiani perseguitati nel mondo, ecc, ecc, non ce l'abbiano. E no, il fatto che questo cose sono all'ordine del giorno, mentre le bombe a Boston no PER ME continua a non essere una giustificazione sufficiente per questo atteggiamento collettivo.
Questo è il mio pensiero ed è legittimissimo che ci siano persone che non sono d'accordo. Solo, mi andava di dirlo.
Capisco lo sfogo… e scusa il mio 🙂
Diciamo che credo fortemente che ci dev'essere una bella punizione divina per tutti noi uomini!!!