Leggere mi piace e vorrei poter avere molto più tempo da dedicarvi, ma tant’è, si fa quel che si può.
Riguardo al genere che preferisco, devo ammettere che non ne ho uno in particolare. I miei libri preferiti, infatti, si possono trovare sia tra i grandi classici che tra le biografie, sia tra i romanzi gialli che nella letteratura di viaggio, e via dicendo. Senza contare che non disdegno nemmeno i manuali di questo e quello, così come i libri di auto-aiuto e crescita personale.
Quando entro in una libreria, quindi, rischio di non uscirne mai più e, se riesco a guadagnare l’uscita, in genere lo faccio carica come un mulo.
Poi però il tempo scarseggia sempre e quindi al momento ho una pila di libri in attesa di essere letti, che sta raggiungendo dimensioni imbarazzanti.
Lo scorso fine settimana sono finalmente riuscita ad intaccare un po’ questa pila, iniziando un libro nuovo.
Visto che il periodo è relativamente stressante (anche se la situazione sta cominciando a calmarsi in ufficio), ho preferito evitare le letture “impegnate”, quindi la mia scelta è ricaduta su un titolo leggero, che ho scelto per curiosità e divertimento, dopo le indicazioni di un’amica: “Il saper vivere di Donna Letizia“.
L’autrice è Colette Rosselli, moglie di Indro Montanelli, che tra gli anni ’50 e ’60 tenne una rubrica con consigli di bon ton – e in generale su come comportarsi in svariate situazioni – prima su Grazia, poi su Gente con lo pseudonimo di Donna Letizia, appunto.
Da tali rubriche è poi nato questo libro, corredato da deliziose illustrazioni disegnate dall’autrice stessa (alcuni dei suoi schizzi furono anche pubblicati su Vogue, Harper’s Bazaar e il New Yorker).
Ora, mi sembra evidente che non ho acquistato questo libro per trovarci effettivamente dei consigli utili per la vita di tutti i giorni: sono passati più di 50 anni, dire che questo libro è datato è un semplice eufemismo. La società è cambiata immensamente da allora. Direi che circa l’80% dei consigli contenuti qui non sono più validi, semplicemente perché oggi non ci si viene sostanzialmente più a trovare nella gran parte delle situazioni che il libro prende in esame.
Eppure, io l’ho trovato comunque in qualche modo utile: questa finestra su un’epoca che non esiste più non è solo una lettura piena di fascino nostalgico, ma fa anche chiaramente capire come delle basi di educazione e buone maniere siano assolutamente essenziali per poter vivere serenamente in una società che si possa definire civile.
E questo non è importante ancora nel 2013, io trovo sia importante soprattutto oggi: un momento storico in cui sembra sia stata del tutto dimenticata la gran parte delle banali regole di buona educazione. Anzi, è triste, ma in alcuni casi (e qui secondo me la “protezione” che internet offre al di là dello schermo di un computer ha fatto la sua parte) mi sembra che addirittura sia stato dimenticato il banale rispetto per l’altro, che però è assolutamente basilare per poter vivere in un mondo popolato da altre persone.
Ad essere civili, educati, rispettosi e gentili ci guadagnamo tutti, soprattutto noi stessi, peccato essercene dimenticati.
E allora questa lettura sarà sicuramente sorpassata per molti aspetti, ma non certo per quello che è il valore di base: se tutti ci comportassimo con più rispetto, educazione e buone maniere verso gli altri, come risultato verremmo a nostra volta trattati meglio e si vivrebbe tutti più serenamente e piacevolmente.
Sembra un concetto di una banalità e ovvietà incredibili, eppure oggi pochi ne tengono davvero conto.
All’autrice va anche dato credito di aver affrontato un tema ad alto rischio di “rigidità” con molta leggerezza e soprattutto ironia. Trovo abbia un senso dell’umorismo molto spiccato, piacevole ed elegante e mi sono divertita a leggere certe frasi.
Ad esempio, spiega che se si va a trovare una partente/amica che ha appena avuto un bambino, non ci si può presentare a mani vuote. E aggiunge: “La puerpera svolge il pacchetto in presenza dell’amica. Ringrazia commossa anche se si tratta del ventesimo bavaglino della giornata”.
E riguardo al bebè in questione, spiega che si dovrà per forza trovarlo bellissimo e “se i suoi tratti confusi e ancora privi di espressione rendono difficile qualsiasi elogio, si potrà comunque osservare che ha le unghie perfette”. Lol.
Dettaglio che io ho apprezzato moltissimo è il capitoletto dedicato ai viaggi, che – nonostante sia quantomeno vintage – è di sicuro piacevole da leggere, ma soprattutto accenna a comportamenti che sorpassati non lo sono affatto: le buone maniere quando ci si trova in viaggio con altre persone in ambienti piccoli come le carrozze di un treno o la cabina di un aereo.
Viaggiando quasi sempre in aereo, almeno a me viene risparmiato il supplizio dei cellulare-dipendenti, quelli che non si stancano mai di parlare – o più spesso urlare – dei fatti loro per tutta la durata del viaggio (però me li ricordo benissimo dai tempi dell’università – quando mi spostavo in treno – e quando qui ad Amburgo non avevo la macchina e usavo i mezzi pubblici). Naturalmente ai tempi del libro i cellulari non esistevano, ma le categorie prese in esame esistono ancora oggi: come quelli che consumano cibo rumoroso o con odori forti e sgradevoli (una volta, parecchi anni fa, nel mio vagone una coppia mangiava riso al curry alle 8 del mattino, non so come ho fatto a non vomitare, sono state due ore terribili).
Ho trovato inoltre molto vera questa esortazione rivolta a chi viaggia con i propri figli piccoli: “si dimentichi che i suoi bambini sono i più belli e i più simpatici del mondo: per i compagni di viaggio non sono che un disastroso contrattempo”.
E infine, già che parliamo di buona educazione, vorrei fare una considerazione personale, che non c’entra col libro.
In Europa è vietato fumare nei luoghi chiusi a meno che non ci sia uno spazio apposito e io non potrei esserne più felice perché ora posso tornare a casa da una cena senza puzzare come se fossi stata al club del biliardo e senza dover mettere i vestiti sul balcone anche in pieno inverno per evitare di appestare anche l’interno di casa.
All’esterno invece naturalmente si può fumare e va benissimo, chi fuma all’aperto anche in mezzo ad altra gente lo sta facendo nel pieno diritto e io ne sono assolutamente consapevole e non ho nulla in contrario.
Però vorrei osservare come chi fuma deve anche rendersi conto che – suo diritto o no – sta facendo una cosa che può risultare fastidiosa per molti di quelli che gli stanno attorno, quindi varebbe la pena mettere in atto una serie di accorgimenti semplicemente gentili e di cortesia verso il prossimo, tipo osservare un secondo da che parte tira il vento e magari spostarsi leggermente per evitare che il fumo finisca dritto in faccia ai vicini o – se si mangia in un ristorante all’aperto – magare evitare di accendersi una sigaretta se le persone intorno a te stanno ancora mangiando (nulla di più fastidioso).
Ripeto, niente contro chi fuma: ognuno ha il diritto di uccidersi lentamente nel modo che preferisce (io, per dire, ho scelto il cibo-spazzatura), ma se siamo in presenza di altre persone, dovremmo accertarci di dare meno noia possibile, quindi un grosso no anche a chi sgranocchia rumorosamente patatine al cinema durante un film (aspettate la pausa o portatevi caramelle morbide che non fanno rumore, grazie).
Insomma, non siamo soli al mondo, dobbiamo condividere i nostri spazi con altre persone e per vivere tutti quanti meglio dovremmo sempre ricordarci che la buona educazione deve essere la base, non un accessorio facoltativo.
Nonostante sia un testo d’altri tempi, questa è una lettura che io consiglio, sia per utilità che (soprattutto) per divertimento.
Voi ne avevate già sentito parlare?
Ma soprattutto, avete qualche aneddoto di particolare scortesia o cortesia da raccontare?
Comment
concordo con quello che hai scritto sul fumo, ognuno è libero di uccidersi come vuole ma ammetto che anche a me da davvero fastidio anche all'aperto e rischio di passare come la rompi balle di turno. Purtroppo però non riesco proprio a non sgranocchiare al cinema, eh lo so che da fastidio… ma ognuno ha i suoi punti deboli :)!
Questo libro mi sembra davvero interessante ma ammetto che essendo parecchio selettiva con le letture difficilmente l'avrei comprato, probabilmente sbagliando. Anch'io ho una fila incredibile di libri che devo leggere ma non ho mai la mente libera per farlo…