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Una settimana all’aeroporto

6 Agosto 2013

 Una volta ho letto da qualche parte che gli aeroporti sarebbero luoghi asettici, tutti simili e senza personalità né nulla di tipico.

Non potrei essere meno d’accordo con questa opinione!
Viaggio relativamente spesso, ho visto parecchi aeroporti e posso assicurare che non sono affatto tutti uguali, anzi.

 Ok, c’è da dire che io in genere amo gli aeroporti, li trovo posti eccitanti, perché se sono in aeroporto vuol dire che sto viaggiando e quindi sono felice. Sicché parto con uno sguardo positivo sulla cosa.
Ammetto comunque che una similitudine di base c’è, d’altronde sono edifici che hanno una funzione ben precisa, la stessa in tutto il mondo, quindi è chiaro che un’impostazione comune ci sia.
Ma non trovo assolutamente che siano tutti identici, omologati, senza personalità e soprattutto scollegati dal carattere del Paese in cui si trovano.
Certo, non sono il luogo più tipico che si possa trovare, ma di certo qualcosa di tipico in tutti c’è, eccome.

 In moltissimi aeroporti oggi si può trovare almeno una “succursale” dei ristoranti più conosciuti della città, così se siete in transito a Monaco di Baviera, non vi servirà andare fino in centro per gustare le prelibatezze di Hofbräuhaus (la birreria più famosa di Monaco) o di Dallmayr (altro ristorante rinomato). Prelibatezze che si trovano solo in quest’area tra l’altro (diffidate delle imitazioni).
Inoltre spesso negli aeroporti si trova una vasta selezione di prodotti tipici, col bonus che in aeroporto costano meno perché il prezzo è duty free (io per esempio all’aeroporto di Istanbul ho trovato gli stessi dolci tipici offerti dalla pasticceria più elegante della città, ma qui costavano meno).
A questo proposito, ricordatevi che se tra i vostri “souvenirs” si trovano prodotti gastronomici o comunque in forma liquida o cremosa, non potete metterli nel bagaglio a mano, perché ci sono regole rigide per il trasporto di liquidi in aereo, quindi dovrete metterli nella valigia da stiva (col rischio che si rompano e creino il disastro) o appunto acquistarli in aeroporto, dopo i controlli di sicurezza.
Per non parlare dei libri: spesso le librerie degli aeroporti sono più fornite di testi che riguardano quel Paese delle librerie cittadine. Infatti non offrono solo guide turistiche o libri fotografici, ma anche romanzi di autori locali. Io per esempio all’aeroporto di Kuala Lumpur ho comprato un romanzo di un autore malese, ambientato proprio in Malesia ed è stata un’ottima scoperta.

 Insomma, a me gli aeroporti piacciono: sono un prolungamento del posto che si è visitato e concedono un ultimo saluto alla cultura e alle tradizioni, prima di lasciare un dato Paese. Lo ammetto: non mi dispiace più di tanto quando il mio aereo parte in ritardo (certo, a meno che non sia un ritardo esagerato o non sia in viaggio per lavoro e non veda quindi l’ora di tornarmene a casa, ovvio).

 Tutto questo preambolo e in realtà in questo post non volevo parlare di aeroporti, ma di un libro. Un libro che parla di aeroporti, anzi di uno in particolare: quello di Heathrow a Londra.
È un libro davvero bizzarro e non sono sicura di come definirlo.
L’autore (Alain de Botton) è stato contattato dal management dell’aeroporto in questione,che gli ha proposto di vivere per una settimana all’interno del terminal 5 e poi di scrivere un libro su questa esperienza. Nasce così “Una settimana all’aeroporto”.

 La trovo un’idea molto originale e mi è piaciuto molto l’approccio dell’autore alla faccenda: poter esplorare i dietro le quinte, poter osservare le persone in modo neutrale alle partenze e agli arrivi, è stato per lui un pretesto per scavare un po’ nella natura umana.
Da una scrivania piazzata tra il settore D e il settore E delle partenze, ha avuto modo di curiosare in ambienti normalmente off-limits, dalle cucine alle piste di atterraggio, dagli uffici ai magazzini e parlare con chiunque, dai passeggeri ai piloti, dallo staff all’impresa di pulizie. Si è così trovato in un crocevia di storie ed emozioni, piccole istantanee di tantissime vite, che si incrociano quotidianamente nello stesso posto, per pochi attimi. L’autore riesce a trasfomare tutto questo in racconti e riflessioni sulla psiche umana e sulle contraddizioni del mondo moderno, con la convinzione, comunque, che il viaggio sia possibilità di “apportare cambiamenti duraturi nelle nostre esistenze” (sono molto d’accordo con questa visione).
È certo un testo piuttosto breve e leggero, ma non manca di considerazioni acute sui comportamenti che le persone assumono in determinate situazioni.

 Io l’ho trovato un testo interessante e per certi versi anche istruttivo: aiuta in quache modo a guardarsi dentro, ma anche ad avere rispetto per il lavoro di alcune categorie che spesso non notiamo nemmeno. E forse a sbuffare meno la prossima volta che troveremo la coda ai controlli di sicurezza (e magari addirittura ad essere grati al lavoro di chi in effetti ci aiuta ad arrivare a destinazione sani e salvi).

 Ironia della sorte, ho acquistato questo libro all’aeroporto di Roma e l’ho letto quasi tutto sul volo che mi portava a Monaco e poi su quello che mi ha riportata ad Amburgo.
Pur non essendo tecnicamente un libro di viaggi (anche se in parte lo è), è una buona lettura se si sta partendo per le vacanze… ma anche se si starà a casa.

 Conoscete questo libro?

 

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Libri

Piperpenny
Italiana trapiantata nella città libera e anseatica di Amburgo, lavoro nelle relazioni pubbliche nel campo della moda. Viaggio per vocazione, scrivo per divertimento. La mia occupazione principale in realtà è correre dietro a due minions anche conosciuti come i miei figli.

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7 Comments


Anonimo
6 August 2013 at 9:45 am
Reply

Non conosco questo libro, ma lo comprero' si-
curamente, mi sembra interessante.
Per quanto riguarda gli aereoporti sono d'accordo con te. A me piace moltissimo il nostro qui ad Amburgo. Si puo' dire che l'ho
visto crescere. Infatti quando sono venuta ad
Amburgo (tantissimi anni fa') era un aereoporto
molto piccolo e molto accogliente, poi con il
passare degli anni e' diventato quel bellissimo
aereoporto che adesso conosci anche tu. Maria



    Piperpenny Live from Hamburg
    6 August 2013 at 10:02 am
    Reply

    È vero, sono venuta la primissima volta ad Amburgo quasi 15 anni fa e ricordo che era più piccolino. Adesso lo trovo molto bello, è forse il mio aeroporto preferito, anche perché nonn è troppo grande. E poi adoro l'idea della Airport Plaza, ben fatta.

pinguino
6 August 2013 at 10:33 am
Reply

vivo vicino a un aeroporto, quello di zurigo, ho viaggiato abbastanza..non in asia pero' e lo trovo veramente ben fatto. Poi sono pochi gli aeroporti che sono veramente a 15 minuti dal centro di una città e in cui ci puoi arrivare con 3 mezzi diversi (tram, bus e treno).
Grazie per la segnalazione, appena lo trovo lo prendo



    Piperpenny Live from Hamburg
    6 August 2013 at 11:31 am
    Reply

    È vero, ci sono pochi aeroporti vicini al centro città e ben serviti dai mezzi, per Fortuna anche quello di Amburgo è così. In certi casi ci sono aeroporti lontanissimi e mal collegati, a volte c'é da chiedersi chi li abbia progettati…

pinguino
6 August 2013 at 11:50 am
Reply

ingegneri con satellitare settato male !!



Lens & anything Else
6 August 2013 at 8:33 pm
Reply

non conoscevo questo libro, ma letture di viaggio o che hanno a che fare con i viaggi mi sono sempre piaciute moltissimo! Non posso che condividere le tue idee sugli aeroporti che sono posti che adoro, per me significano viaggio, scoperta, libertà…. mi basta entrare in quello piccolino di Falconara Marittima-Ancona per sentirmi meglio :)!



Titti
7 August 2013 at 7:30 am
Reply

Oh, non lo conoscevo, ma voglio leggerlo adesso!
Un bacio tesoro!

Ps anche io non sono d'accordo sull'aereoporto come luogo asettico: io adoro stare in aereoporto, è una sorta di limbo dove mi sento fuori dal mondo e proiettata in un'altra dimensione: quando passo il controllo davvero mi sento sempre in pace col mondo!

Titti

http://dellaclasseedialtremusiche.blogspot.it



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