Ammetto di non capire molto la scelta del titolo italiano di questo splendido libro di Agatha Christie.
(Il titolo originale è “Come, tell me how you live”)
(In realtà ho letto questo libro qualche anno fa e da allora più volta, ma solo ora mi sono accorta di non aver mai fatto una recensione, ops)
Viaggiare, a mio avviso, non è un peccato, ma un piacere. E – pare – Agatha Christie era d’accordo con me.
Questo è uno dei pochissimi libri da lei scritti, che non siano gialli (ha scritto anche un’autobiografia e un paio di altre cose), ed è dedicato ad una delle sue grandi passioni dopo la scrittura: il viaggio.
Tutto, di questo libro, è affascinante: a partire dalla meta, passando per il motivo e i mezzi del viaggio, fino alla scrittura.
È infatti il resoconto (molto ironico e autoironico) del viaggio che la Christie fece negli anni ’30 in Medio Oriente, per accompagnare il marito archeologo in una spedizione in Siria.
Un taccuino di viaggio insolito e scritto in modo impeccabile, ma naturalmente da Lei non ci si aspetta nulla di meno.
Le vicende – siano esse episodi particolari o scorci di quotidianità – sono narrate in modo molto onesto e costituiscono una finestra sui molti mesi passati dalla Christie e dal team di archeologi di suo marito nel deserto tra Siria e Iraq, a metà tra i contatti ravvicinati con le popolazioni del luogo e quello splendido isolamento tipico delle colonie britanniche (benché in questo caso non si possa in alcun modo parlare di colonia).
Non un viaggio turistico, quindi, anzi la meta finale era talmente poco battuta e talmente in mezzo al nulla, che anche solo il racconto di come sono riusciti ad arrivare a destinazione tiene col fiato sospeso per diversi capitoli.
La maestria della Christie, poi, riesce a trasformare anche l’episodio più banale in un racconto coinvolgente, tanto da farti quasi dubitare che tutto ciò sia potuto accadere davvero. È un dono raro e io glielo invidio immensamente.
È un libro ricco di scorci di posti lontani nello spazio e nel tempo, ricco di eventi, di riflessioni e di senso dell’umorismo, soprattutto nei confronti degli inconvenienti, che erano logicamente numerosi in un posto sprovvisto di qualsiasi minima infrastruttura.
Il mio genere preferito, insomma.
Prendere in mano questo libro molti decenni dopo la sua stesura, quando il mondo è totalmente cambiato, il modo e la possibilità di viaggiare sono totalmente cambiati e anche i luoghi descritti sono totalmente cambiati, fa un certo effetto. Soprattutto fa provare ancora più dolore, se possibile, per quello che sta succedendo al momento in quei luoghi.
Soprattutto, credo che questo libro mi sia piaciuto perché ci ho riconosciuto qualcosa di non detto, tra quelle pagine: la passione e il desiderio viscerale di esplorare una vita il più lontano possibile da quella in cui si vive quotidianamente.
Voi l’avete letto? Cosa state leggendo? Altri titoli da consigliare?
Buon fine settimana a tutti!
9 Comments
Sto leggendo un libro che mi hanno regalato a Natale.
"Il diavolo e la Rossumata" di Sveva Casati Modigliani.
Mi piace perche' amo le autobiografie. Bacio, Maria
Sto leggendo Amedeo, di SEbastian O' Kelly.
Non conosco, di cosa parla?
Io sto leggendo"Le donne di Ravensbruck",nonostante il tema che tratta(la deportazione nel Lager di R. di cinque prigioniere politiche italiane)è un'esortazione alla speranza,molto coinvolgente.un abbraccio Graziella
Potrebbe proprio piacermi… mi sa che lo inserisco nella shopping list 😉
Ciao Chiara, pensa che io ce l'ho sul comodino da anni infatti la mia edizione è identica alla tua è ancora in attesa però e quest'anno mi sono decisa che è arrivato il momento di leggerlo!
Brava, fallo: non te ne pentirai! 🙂
I gialli li ho letti tutti, ma questo mi manca!Devo rimediare. Adesso sto leggendo "Mr Jones e lo zoo della torre di Londra"; della Stuart "Mr Ladoucette…" mi aveva entusiasmato, e fino ad ora questo mi piace.
Se ti piacciono i gialli e le atmosfere nordiche, ho letto la serie di camilla läckberg che non è male! Ora ho una voglia di andare a vedere quella zona della Svezia!