Di recente sono andata al centro commerciale per sbrigare delle commissioni. Mi ricordo quando solo qualche mese fa piper-baby poteva essere portato a fare commissioni ed era soddisfatto di stare nel passeggino a guardare interessato tutto quello che gli accadeva intorno. Non è più così. Ora bisogna stare a distanza di sicurezza dagli scaffali del supermercato perché allunga le mani attirato da tutte quelle confezioni di tanti colori e forme diverse. Sa anche che al centro commerciale ci sono le giostrine, alle quali infatti mi avvicino a mio rischio e pericolo, soprattutto se ho poco tempo: appena piper-baby le intravede inizia ad agitarsi per salirci. La buona notizia è che non ha ancora capito che se inserisci il gettone, queste si muovono, quindi almeno per il momento si accontenta di starci sopra e girare il volante. Comunque questa volta mi dimentico e ci passo accanto e: agitazione e proteste. Quindi gli concedo cinque minuti, tanto abbiamo tempo.
Mentre piper-baby tutto contento mi fa ciao ciao dal finestrino, arriva un papà con suo figlio. Il padre, un filo di barba incolta, indossa una tuta con le maniche della felpa tirate su a mostrare avambracci tatuati. Il figlio avrà avuto 3 o 4 anni, decisamente più grande di piper-baby. Quest’ultimo, appena si accorge delle giostrine, manifesta il desiderio di salirci. Il papà gli risponde “ok ma solo un giro che poi dobbiamo andare, mamma ci aspetta” e gli chiede su quale vuole salire. Dal momento che il furgoncino degli hot-dog era già occupato da piper-baby, restavano: la macchina rossa di “cars”, la barca con paperino, l’elicottero e la macchina rosa confetto di Hello Kitty. Il bambino, senza esitare, indica la macchina rosa di Hello Kitty.
Io penso “oh-oh” e i miei occhi corrono subito al viso del padre, il quale – senza fare una piega – fa sedere il figlio accanto ad Hello Kitty sulla macchina rosa, inserisce il gettone e sta a guardarlo paziente ed amorevole. Finita la corsa, se lo carica sulle spalle e vanno per la loro strada.
A questo punto io mi sarei voluta alzare ad applaudire. Avrei voluto abbracciare quel papà e ringraziarlo personalmente. Temendo che chiamasse la neuro, però, sono stata seduta a guardarlo con ammirazione. E quindi voglio ringraziarlo qui quel papà – e tutti i genitori come lui.
Grazie di non aver detto frasi raccapriccianti come “ma no, non vedi che è da femmina!” o “ma è rosa!”.
Grazie di avermi ricordato che, piano piano e con un po’ di fatica, siamo in tanti a fare del nostro meglio per crescere una generazione migliore, più libera, più aperta. A cercare di liberarci dalle regole del marketing per cui rosa è da femmina e azzurro da maschio, che servono solo a venderci roba. Non c’è nulla di più innaturale che attribuire un sesso ai colori. I colori sono colori e lo dimostra il fatto che i neonati afferrano con gioia giochi di qualsiasi colore e fattura, perché non sono ancora stati plasmati da una società in cui alcuni colori, alcuni giochi, alcuni lavori, alcuni posti, alcuni valori e alcuni modi di pensare devono essere da maschio e altri da femmina, altrimenti ci dev’essere sicuramente qualcosa che non va. E’ la nostra società che non va.
Grazie di avermi ricordato che ci sono persone che cercano di crescere i propri figli insegnandogli la verità: che tutto va bene per tutti, se è quello che noi scegliamo per non stessi e non se è quello che l’opinione comune sceglie per noi.
Questo piccolo episodio mi ha ridato un po’ di fiducia nel genere umano e nel futuro – e questo mi ci voleva proprio in un gennaio iniziato davvero male.
Mi auguro di vedere sempre più scene così quest’anno e per sempre.
2 Comments
mi fai sentire in colpa ma io proprio il rosa non lo posso vedere quindi quando ieri dovevamo scegliere il colore dello slittino (qui non smette più di nevicare e loro volevano quello con il volante, mi snobbano il davos- il nome svizzero dello slittino in legno) e uno dei due puntava a un rosa shocking,orrido proprio, io ho consigliato un bel rosso ferrari…pero’ hanno anche un bellissimo pile rosa, meno shocking del rosa dello slittino 😉
E hanno anche una bellissima bambola Masha che adorano. Per le giostre auguri hai appena cominciato, poi passerai ai gonfiabili, io devo anche gestire continui litigi perché da bravi gemelli vogliono salire sulla stessa giostra nello stesso tempo, litigando furiosamente. Non c’è giorno che non mi senta Salomone!
Bravissima Chiara! Abbiamo davvero bisogno di liberarci da questi preconcetti. Ogni volta che passo per sbaglio nel reparto giochi al centro commerciale, inorridisco nel vedere la sezione dei giochi bambina tutta cucine e arnesi per la pulizia della casa e quella bambini, con gli attrezzi per riparare, le macchinine etc… Non ho figli ma giá non sopporto questa divisione dettata puramente dalle leggi del marketing. Ahimé, la nostra societá fa sentire estraneo il genitore che invece non vuole starci, a queste “regole”, ma per fortuna lentamente le cose cambiano.
Buona serata!
Un abbraccio
Lucia