Titolo: Orizzonte Perduto
Autore: James Hilton
Anno: 1933
Editore: Sellerio editore Palermo
A chi è all’incirca della mia generazione, la prima cosa che viene in mente sentendo il nome “Shangri-La” è la catena di hotel di lusso. Solo da qualche parte nell’inconscio – probabilmente – lo si connette ad una vecchia leggenda, magari sentita nominare di sfuggita quando eravamo piccoli. Di recente, però, ho sentito tirare in ballo questa leggenda di Shangri-La e mi sono resa conto di non sapere nulla, in realtà, di questo posto leggendario e del mistero che lo circonda. Così ho deciso di colmare questa lacuna letteraria e – per la prima volta – leggere “Orizzonte Perduto”.
Non capisco proprio perché io abbia aspettato tutto questo tempo! L’ho adorato! Deliziosamente vintage e coinvolgentemente(lo so, non esiste) misterioso, questo romanzo mixa una scrittura d’altri tempi con una trama da thriller che tiene sulle spine, abbina un mistero molto suggestivo ad osservazioni sul mondo e sulla società che potrebbero tranquillamente essere attuali, anziché vecchie di quasi un secolo.
Naturalmente il ritmo della narrazione è più lento rispetto ai romanzi moderni di questo tipo: è stato scritto nel 1933, quindi non ci si può esattamente aspettare Dan Brown. Io però l’ho trovato più originale di un qualsiasi Dan Brown, nonché piacevolissimo e molto coinvolgente, tanto che a tratti faticavo a metterlo giù.
Mi ha colpito molto il messaggio, se così si può dire, del libro: inseguire la felicità, discostandosi da un disegno prestabilito, senza distinzioni di razza, sesso, età. E senza che un concetto di chissà quale virtù venga imposto dalla religione o dall’autorità. Libertà, uguaglianza, moderazione e felicità sono forse le parole chiave di questo romanzo etico. L’ho trovato molto interessante. Decisamente una lettura che vale la pena fare.
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