Ho già parlato almeno un paio di volte (nello specifico qui e qui) del famoso libro sul riordino dell’autrice giapponese Marie Kondo, che un annetto fa aveva fatto grande scalpore (questo qui). Lo avevo letto mentre aspettavo piper-baby e dovevo trovare il modo di fare spazio in casa (quella che ora è la sua cameretta prima era studio/stanza degli ospiti). Lo trovai illuminante. Beh, la parte pratica quanto meno. La parte “spirituale” un po’ meno: l’idea di ringraziare i vestiti per il servizio che ci hanno reso prima di buttarli e quella di distendere i calzini anziché appallottolarli, altrimenti si stressano, mi lasciano un po’ perplessa. Voglio dire, sono calzini! No, non credo che gli oggetti abbiano dei sentimenti, ma credo che li provochino in noi. Sono quindi assolutamente d’accordo sul fatto che fare spazio e ordine in casa aiuti a fare spazio e ordine anche nella vita e nella testa, aiutandoci a vivere meglio.
Ricordo che piper-marito e io, in quell’occasione, avevamo eliminato non so quanti sacchi di roba inutile da casa nostra. Ci volle del tempo: è un’operazione lunga, che prevede di mettere in ordine non stanza per stanza, ma categoria per categoria – è per questo che funziona così bene. Eravamo stati bravissimi.
Si tratta di nemmeno due anni fa e io ho ancora troppa roba. E una casa nuovamente sovraffollata, alla faccia del riordino.
In parte questo è dovuto al fatto che, dopo tutta quell’operazione, è poi arrivato piper-baby, portando con sé una quantità impressionante di roba, compresi vestitini che diventano piccoli ogni manciata di mesi. Il problema principale, però, è che a volte trovo quasi impossibile separarmi da determinati oggetti, nonostante non abbiano più una funzione nella mia vita né siano dei gran ricordi. Io mi impegno per avere in casa esclusivamente cose che uso e che servono e cose cui sono profondamente legata sentimentalmente e nient’altro. E sono anche totalmente d’accordo che è inutile avere in casa cose che non si usano e che non costituiscono dei ricordi speciali: quelle classiche cose che si tengono imboscate da qualche parte perché “non si sa mai, un giorno potrebbero servire”. Ecco, se non sono servite negli ultimi sei anni, ci sono ottime probabilità che non serviranno mai. E poi il fatto che un giorno forse potrebbe servire non è una giustificazione neanche lontanamente sufficiente per tenersi una cosa inutilizzata in casa per sei anni ad occupare spazio prezioso. No sul serio, io ho tenuto per sei anni una piastra per fare i waffels perché ho pensato che forse un giorno mi sarei svegliata una mattina con una voglia matta di farmi dei waffels. Non è mai successo. Inoltre va anche detto che io non sono il tipo da mettermi a fare l’impasto per i waffels e poi cuocerli né la mattina, né in qualsiasi altro momento della giornata ed era ora che mi arrendessi all’evidenza.
Ho notato, però, che il posto in cui faccio più fatica a separarmi dalle cose è il mio armadio. E mi sono accorta che le mie motivazioni inconsce per tenere tutta quella quantità di tessuto inutilizzato non erano per nulla ragionevoli. In parte continuavo a tenere parcheggiate nell’armadio alcune cose che non mi andavano più bene, nella speranza di rientrarci un giorno (phuahahaha). In altri casi non riuscivo a separarmi da parecchi capi perché mi ricordavo benissimo quanto mi piacevano quando li avevo comprati o quanto mi ci ero sentita bene dentro quando li indossavo oppure quanto avevo speso. Ecco, tutti questi NON sono motivi validi per farsi intasare la casa – e la vita – da roba inutile. Si trattava infatti in tutti i casi di vestiti che non mettevo più, vuoi perché ormai alla fine dei loro giorni, e quindi non più in stato da poter venire indossati in pubblico, vuoi perché i miei gusti ed esigenze negli anni sono cambiati. Mi sono trovata a dover fare qualcosa, prima di venire inghiottita dei miei stessi vestiti.
E quindi via, lo spirito di Marie Kondo si è nuovamente impossessato di me e nei giorni scorsi ho fatto uno spietato riordino del mio armadio e della mia casa in generale (quest’ultimo è ancora in corso in realtà). Quindi ho detto addio alla piastra per i waffels e a due sacchi strapieni di vestiti inutilizzati. Ho tenuto quasi solo cose che effettivamente indosso o che rappresentano veri ricordi particolari (nel secondo caso, le ho però messe quasi tutte in una scatola: non c’è bisogno che queste cose tolgano spazio prezioso a quello che invece mi serve quotidianamente).
E così sia io che casa mia stiamo riacquistando ordine e leggerezza. Più spazio per vivere, più spazio per pensare.
Sembra una sciocchezza, ma questa cosa effettivamente cambia la vita, o meglio ne migliora la qualità.
Continuo a credere che la Kondo sia fondamentalmente fuori di testa, però devo anche ammettere che sa di cosa sta parlando.
Il mio verdetto: onestamente avrei potuto fare meglio, essere più spietata ed avvicinarmi così ancora di più al mio ideale di armadio: super ordinato, minimale e contenente esclusivamente vestiti che indosso regolarmente. Però ho fatto – anche questa volta – grossi passi avanti e so che prima o poi raggiungerò la meta. Il riordino continua…
E, parlando di riordino, ecco qualche idea su come tenere a posto l’armadio e su come fare il cambio di stagione:
- Pulizie d’autunno: l’armadio
- Pulizie di primavera: cambio armadi
- Mettere via i vestiti fino alla prossima stagione
- Organizzare l’armadio per la stagione in corso
- Organizzare l’armadio: gioielli e bijou
- Pulizie di primavera: liberarci del superfluo
- Cambio armadi: edizione straordinaria
- Idee per tenere la casa in ordine
Se siete interessati a leggere il libro – cosa che io consiglio – lo trovate qui.
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