“Il kimono olandese” sembra il titolo di un’opera del teatro dell’assurdo, mi rendo conto, ma invece seguitemi perché la cosa alla fine della storia avrà senso. O forse no, vedremo.
Quando viaggio, oltre ai punti di maggiore interesse del posto che sto visitando – che di solito non voglio perdermi – amo anche molto semplicemente vedere e “vivere” per quanto possibile il luogo in cui ho la possibilità di trovarmi. Parlo di cose come vagabondare anche un po’ a caso per assorbire l’atmosfera e scoprire angolini nuovi, mangiare quanto più possibile del cibo locale, non tirarmi indietro dal parlare con le persone e fare shopping. Quest’ultimo punto può sembrare strano, ma la cultura e la vita di un posto sono composti – tra tutto il resto – anche dai prodotti locali. Come scrissi in questo post del 2013, io adoro portarmi a casa come souvenir delle cose tipiche del posto in cui ho viaggiato, per poi trovarmi davanti questi ricordi di viaggio nella mia quotidianità e mantenere vivi i bei ricordi.
E quindi cosa ho portato a casa come ricordo tipico da Amsterdam? Un kimono originale giapponese. Lo so, lo so, vi prego non dite niente perché lo so.
E’ andata così. Mentre ero ad Amsterdam, sono stata ad un mercatino delle pulci, che è uno dei miei passatempi preferiti ovunque nel mondo. Lungo la strada, prima di arrivare al mercato, ho incrociato una ragazza che indossava un kimono lungo fino ai piedi e stava benissimo. Attenzione: non una vestaglia dall’aria vagamente asiatica in poliestere come si trovano da H&M e che va di moda chiamare kimono anche se non lo sono. Intendo che indossava proprio un kimono vero – e lo indossava aperto, sopra un paio di jeans e una maglietta bianca. Ho pensato “che stile!” e “chissà dove l’ha preso”. Poi ho girato l’angolo e bam! mi sono praticamente scontrata col posto in cui la ragazza verosimilmente ha trovato il suo kimono.
Trattasi di un banco di suddetto mercatino delle pulci, pieno zeppo di kimono di tutti i colori e di tutte le misure. Ho pensato di avere le visioni. La proprietaria è una ragazza alta, magra e bionda che indossa un favoloso kimono lunghissimo e svolazzante e tu ti chiedi perché stia lì e non tra le pagine di Vogue. La scelta che ha è davvero ampia, ci sono vari pezzi di kimono (si perché in realtà un kimono è formato da diversi strati e cinture varie) e anche abiti tradizionali credo coreani o di qualche altra parte dell’Asia (scusate, non sono un’esperta di abbigliamento asiatico tradizionale, quindi non so dire nulla di più preciso). Il tutto è importato dall’Asia e sono tutti kimono di seconda mano o vintage, in ogni caso usati. (Infatti il mio ha diverse macchioline che però per fortuna si camuffano egregiamente tra la fantasia)
Mi sono aggirata per un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, anche se in realtà ho messo gli occhi in fretta su un kimono di seta, corto, con le maniche non troppo lunghe e dal motivo decorativo fiorato ma dai colori autunnali. Letteralmente non sono riuscita più a staccargli gli occhi di dosso e così alla fine mi sono vista costretta all’acquisto. Lo sfondo è color crema, mentre il motivo è composto da cascate di piccoli fiori bordeaux, blu-grigio e marrone scuro. E’ stupendo e io lo amo.
Posto che è splendido come vestaglia o come copricostume, secondo me tenere una cosa così chiusa in casa è un reato. Per fortuna il fatto che sia corto e che le maniche siano moderate (per gli standard dei kimono veri intendo) lo rende non troppo impraticabile, i colori autunnali lo rendono adatto a questa stagione e la presenza del blu lo rende perfetto da abbinare ai jeans.
Ho una mezza idea di indossarlo con dei jeans blu scuri leggermente a zampa e un dolcevita navy, per sentirmi un po’ Talitha Getty… che in effetti era olandese, quindi tutto torna. Visto? L’avevo detto che alla fine tutto avrebbe avuto un senso. No?
E comunque no, questa non è la sola cosa che ho comprato ad Amsterdam: il resto dei miei acquisti ha un pelo più senso. Tipo il campanello in stile vintage per la bici: se non grida Amsterdam questo. E anche quantità imbarazzanti di tulipani e di bulbi, ma d’altronde costavano talmente poco… Per non parlare dei super turistici biscottini a forma di casette olandesi, cui non ho proprio potuto resistere. E infine il bracciale vintage di bachelite di cui avevo parlato qui.
E a voi cosa piace comprare in viaggio? Qualche acquisto assurdo fatto in giro per il mondo?
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