Di recente ho letto la frase “la solitudine è un muscolo che va allenato” e sono rimasta un attimo sospesa in beata contemplazione perché la trovo un’immagine splendida per esprimere un concetto con cui mi trovo totalmente d’accordo. Così tanto d’accordo, che ho deciso di scriverci un post (questo qui che state leggendo).
Prima di trasferirmi ad Amburgo, quando vivevo in Italia, ero circondata da famiglia e amici – e anche solo prendere un caffè o comprare una maglietta finivano sempre per essere attività sociali. Poi mi sono trasferita all’estero, in una città meravigliosa, ma in cui conoscevo sostanzialmente solo piper-marito, ed è cambiato proprio tutto. Posto che la sera o nel weekend uscivamo con amici suoi, il resto delle “mie” cose (prima di mettere insieme un gruppo di amiche) mi sono trovata a farle da sola, almeno i primi anni. Inizialmente era strano, a tratti imbarazzante, anche fare cose semplici come andare a fare shopping da sola. Col tempo, però, ho imparato ad apprezzare questi momenti miei, cui ora invece non rinuncerei – ho scoperto, infatti, che molto spesso l’unica opinione che è il caso di seguire prima di comprare qualcosa, è la propria… e che stare seduta da sola al tavolino con un caffè e un libro non è da sfigati, ma è molto figo.
Ma la vera svolta c’è stata quando ho imparato ad andare al ristorante da sola.
Mi è capitato di mangiare al ristorante da sola più volte nella vita, in posti diversi e per motivi diversi. Non ricordo esattamente la prima volta, ma so per certo che all’inizio è stato un incubo.
Anni fa – una decina circa – ero a Monaco di Baviera per lavoro. Quando mi sono resa conto che avrei passato la pausa pranzo da sola, è stato il panico. Non ce l’avrei mai fatta a sedermi in un ristorante, ordinare e mangiare da sola. Orrore! Così ho comprato una Bretzel al volo e l’ho mangiata camminando per il centro: mi è sembrata un’opzione meno patetica e imbarazzante.
[Nota: I pranzi/cene in aeroporto andando/tornando da viaggi di lavoro, invece, sono sempre stati più facili: quasi tutti intorno a te sono nella tua situazione e questo toglie quasi tutto l’imbarazzo. Non ti senti giudicata.]
Un’altra volta – sarà stato il 2010 o 2011 – ero a Londra e tra i miei vari giri ad un certo punto mi è venuta fame… e così ho realizzato di nuovo: oddio, il pranzo da sola! Quella volta scelsi un approccio diverso: mi infilai da Starbucks e feci quello che più o meno tutti intorno a me stavano facendo, ovvero stare seduti da soli col proprio computer o smartphone per approfittare del free wifi. Così mangiai qualcosa di imprecisato e impersonale, fingendomi impegnatissima col cellulare, senza godermi nulla (non che ci sia qualcosa da godere nei panini di Starbucks, comunque).
Avanti veloce a questi ultimi anni e io stessa sono sorpresa di come siano cambiate le cose.
Temprata da anni di viaggi di lavoro e giornate/weekend a Londra – in cui di giorno piper-marito era impegnato in università o per motivi di lavoro – ho imparato a fare di necessità virtù. E ora andare al ristorante da sola, una volta ogni tanto, non è più una sfida ma quasi un piacere! La spinta me l’ha data il fatto che a me piace mangiare (bene) e provare ristoranti e posti nuovi. E così quando mi sono trovata a dover scegliere per l’ennesima volta tra rinunciare a provare qualcosa e mangiare sola… alla fine ho deciso di farmi violenza, entrare al ristorante e chiedere un tavolo per uno. [Che poi se sei solo spesso ti mettono al bancone per non “sprecare” un tavolo, ma va bene anche così]
Uno degli ultimi pranzi al ristorante da sola che mi ricordo è stato questo da Heddon Street Kitchen di Gordon Ramsay. Quando sono entrata, oltre alla bella atmosfera, mi ha colpito che come al solito ci fossero tavolini a due o tavolate di più persone, soprattutto colleghi o comunque pranzi di lavoro (essendo in settimana in centro a Londra). Gente che mangia da sola al ristorante non la si vede quasi mai, in effetti… Io mi sono seduta dove mi ha indicato la cameriera: un tavolino abbastanza centrale, per nulla nascosto. Mi sono presa il mio tempo per ordinare e poi mi sono gustata il pranzo: niente cellulare, niente libro, mi sono guardata intorno e mi sono concentrata su quello che stavo mangiando – perché ne valeva davvero la pena. Il fatto di non essermi mai sentita a disagio – mi rendo conto ora – mi riempie di orgoglio: fino a pochi anni fa non sarebbe stato possibile.
Un altro pranzo in solitudine che ricordo con affetto è stato quello all’ombra della Co-cattedrale di St. John a Valletta, durante il mio primo viaggio a Malta (viaggio che infatti ho fatto in gran parte da sola).
Andare al ristorante da soli è un’esperienza quasi terapeutica, e se non vi è mai capitata, ve la consiglio di cuore. Con un po’ di esercizio, potrebbe diventare uno dei vostri momenti preferiti…
Che poi questo vale per qualsiasi attività: per esempio ho una conoscente che ha fatto l’università in una città lontana dalla sua e, quando voleva andare al cinema, se nessuno aveva voglia di andare con lei, semplicemente ci andava sola. Questa sembra una cosa rivoluzionaria, visto che andare al cinema è tradizionalmente un’attività sociale (io stessa credo di non essere mai andata al cinema da sola in vita mia, ora che ci penso, e raramente vedo persone sole al cinema), ma a pensarci bene proprio il cinema è forse l’attività che meno richiede compagnia nella vita.
Insomma, il succo è che imparare a fare in solitudine una cosa che normalmente si fa in compagnia, è di sicuro una cosa terapeutica e che fa crescere e imparare tanto su se stessi. Provare per credere.
6 Comments
non posso che trovarmi d’accordo. Anche io ho imparato la stessa Cosa vivendo a Monaco di Baviera, dove tra l’altro sedersi al tavolo da soli é piuttosto normale. all’inizio quando vedevo persone da sole al tavolo mi sentivo sempre un po’ triste per loro. ora so che molto probabilmente quel momento é quasi sacro per loro 🙂
Vero!
Molte cose si fanno meglio in solitudine una su tutte lo shopping…quelle poche volte in cui vado accompagnata compero cose di cui mi pento quasi sempre!
Mangiare da sola, purtroppo, faccio ancora fatica ma anche in casa, mi mette molta tristezza anche se, da quando è nato mio figlio, non mangio più sola e mangiare in compagnia di mio figlio mi piace molto!
Al di là di tutto un bel post riflessivo!
Ciao
Capita anche a me: quando faccio shopping con qualcuno finisco sempre per lasciarmi influenzare almeno in parte dalle loro idee, che però non sono le mie, quindi spesso mi ritrovo con cose che non metto.
ricordo ancora la prima volta che entrai, per cenare da sola, al ristorante a Roma nel gennaio 2004, come uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita, almeno per i primi 10 minuti, poi la cameriera fu talmente brava e gentile nel mettermi a mio agio che il resto della serata fu estremamente piacevole.
da allora in poi ho pranzato moltissime volte da sola, godendo di ogni minuto di solitudine, talvolta notando sguardi incuriositi, senza tuttavia lasciarmi rovinare il momento.
Per quanto riguarda il cinema, lo confesso, ci vado da sola da tempo immemore, fin dai tempi del liceo, almeno due pomeriggi al mese. Ecco, andare al cinema in compagnia è una cosa che proprio non riesco a fare, da sempre, talvolta vado con il mio compagno ma lo faccio per amore e per condividere con lui la visione di alcune pellicole, però i miei pomeriggi da sola li adoro e non potrei mai rinunciarvi.
Chiedo scusa per la verbosità. Daniela
Che bella questa cosa dell’appuntamento con se stessi al cinema un paio di volte al mese!!