Prima di cominciare, se non sapete cose significa KonMari, potete leggere i miei post precedenti in proposito. Un-ottima idea, secondo me, è anche leggere il libro di Marie Kondo dove spiega il suo metodo, che a me ha davvero almeno un pochino cambiato la vita.
Settembre, si sa, è il momento dell’anno in cui forse più di tutti si tende a fare il punto sulla propria vita, riassestarsi, ri-centrarsi e progettare (e, volendo, iniziare una nuova vita). Forse più che a gennaio. Non è così per tutti, ma per tantissimi sì. In parte credo sia dovuto a quel clima da “rientro a scuola/lavoro”, ossia da nuovo inizio, e in parte è il fatto che cambia la stagione e quindi (in modo simile all’inizio della primavera) ci si trova naturalmente ad attuare cambiamenti e manovre quali il cambio degli armadi o in genere a preparare la propria casa – e la propria vita – per l’autunno/inverno.
Questo per me significa certamente cambio-armadi, ma anche pulizia, alleggerimento, riordino e organizzazione di quello che resta. In una parola: KonMari. Non è un segreto che io sia un’adepta della buona e completamente fuori di testa Marie Kondo (potete dare un’occhiata al tag dedicato a questo tema) il cui metodo aiuta non solo a mettere ordine in casa, ma in generale a fare pulizia e alleggerire i propri averi, i propri spazi e di conseguenza la propria testa e la propria vita. La realtà, però, è che non sono affatto una brava seguace: uso il suo metodo non come insegna lei, bensì come preferisco io. Il metodo KonMari, infatti, è pensato per essere eseguito una sola volta, perché dovrebbe risolvere tutto. L’obiettivo di questo metodo consiste sostanzialmente nell’eliminare dalla propria casa tutto, tranne le cose che si utilizzano davvero e qualche oggetto di valore affettivo. A quel punto, ad ogni cosa che rimane va assegnato un posto e da lì in poi si compra roba nuova solo per sostituire qualcosa che si elimina, in questo modo si evita che si re-incasini tutto e si evita di avere più roba di quella che serve. Ecco per me il metodo KonMari funziona benissimo, ma si ferma a quest’ultima clausola, che per me non può funzionare. Credo che la cara Marie Kondo sia single e senza nuovi interessi, altrimenti non vedo come possa funzionare. Nel mio caso, per esempio, ad un certo punto ho fatto un figlio e ora sta per arrivarne un altro: è quindi ovvio che le cose da avere in casa aumentano e cambiano e gli si deve trovare ogni volta un posto nuovo. Con la velocità con cui crescono i bambini, poi, cose come giochi e vestiti vanno eliminati e sostituiti con versioni più grandi ogni manciata di mesi. Ragion per cui per me il metodo KonMari non può proprio essere eseguito una volta e poi basta, ma deve essere riproposto a intervalli regolari.
Fatta questa premessa, per me il metodo KonMari funziona alla grande per fare periodicamente il punto di quello che si ha, di quello che non serve più e di quello che va sostituito. E visto che negli ultimi anni ho fatto innumerevoli sessioni di pulizia e riordino KonMari, direi che sono diventata piuttosto brava sia a mettere in pratica il metodo, sia a lasciar andare cose che hanno fatto il loro tempo (questo all’inizio per me era difficilissimo). E quindi ho pensato di condividere qui i miei consigli, nel caso anche voi stiate pensando ad una sessione di KonMari per iniziare l’autunno col piede giusto, con la giusta carica e la giusta energia mentale. Niente come liberare i propri spazi (interiori ed esteriori) dalle zavorre e dalle cose inutili e tenerli ordinati, secondo me, aiuta a rimettere in sesto anche il resto della propria vita.
Ecco allora gli aspetti davvero efficaci di questo metodo, quelli che io trovo mi aiutino particolarmente a tenere la situazione sotto controllo – e come li metto in pratica io.
1. Procedere per categoria
Questo è uno dei pilastri del metodo KonMari ed è una delle cose più geniali. Mettere in ordine in modo tradizionale stanza per stanza non permette di avere una vera visuale completa di tutto ciò che si possiede, per questo è meno efficace: è infatti quando finalmente ci rendiamo conto di tutto quello che abbiamo, che rimaniamo spesso scioccati da quanta roba inutile siamo in grado di accumulare; lo sento succedere sempre e succede ogni volta anche a me. L’ideale per rendere una sessione di riordino efficace è procedere per categoria: tirare fuori tutto ciò che appartiene ad una categoria alla volta (es: vestiti, libri, giochi, roba elettronica come cavi e caricabatterie, ecc…) e mettere tutto insieme in un punto della casa, in modo da avere tutto sotto gli occhi. A quel punto si procede pezzo per pezzo per decidere cosa tenere. Io trovo particolarmente adatti posti come: in mezzo al salotto sul tappeto o sul tavolo da pranzo o sul letto matrimoniale (dipende dalla categoria), perché mi permettono di sparpagliare bene le cose e vedere tutto.
2. Scegliere solo cosa tenere
Secondo il metodo KonMari non si deve scegliere cosa eliminare, ma cosa tenere. Questo semplice cambio di prospettiva sembra un’inezia, invece aiuta davvero ad essere selettivi. Vanno tenute solo le cose che si usano, più gli oggetti veramente sentimentali. Questi ultimi, se non coincidono anche con cose che si usano, non hanno bisogno di stare in mezzo ai piedi: si possono inscatolare e riporre in un angolo dove non danno fastidio oppure esporre, ma in modo che non siano d’intralcio alle cose che si usano.
3. Separarsi dagli oggetti
Non è facile. Lo so. La buona notizia è che con un po’ di pratica si migliora. Nella mia esperienza sono diversi i motivi per cui si tiene un oggetto e si fa fatica a separarsene anche davanti all’evidenza che ha fatto il suo tempo e non serve più. Io col tempo ho trovato alcune soluzioni:
- La prima cosa da fare è riuscire a sbarazzarsi del dubbio “e se poi un giorno mi servisse?”: se non lo avete usato/indossato per sei mesi, è difficile che lo riuserete. Quindi smettete subito di farvi venire tale dubbio. Questo vale per tutto: un vecchio cellulare, una tazza-souvenir, una crema che tenete lì nell’armadietto del bagno ma poi finite sempre per usare altro, un vestito che vi piace molto ma poi alla fine prima di uscire vi cambiate sempre… Tenere un oggetto basandosi sulla vaghissima possibilità che un giorno possa servire è semplicemente occupare in modo permanente uno spazio in modo inutile.
- Ancora più insidioso è il dubbio “potrei tenerlo perché un giorno potrebbe verificarsi l’occasione X”. Sembra assurdo tenere qualcosa nell’armadio anche per anni, per un’occasione che potrebbe presentarsi come anche no, eppure capita, capita spesso. Naturalmente E’ assurdo: se mai l’occasione X si presenterà, ci penserò al momento – ripetermi questo mi aiuta a fare meno fatica a lasciar andare l’oggetto in questione.
- Altri motivi comuni, non solo a me, per cui non si riesce a separarsi da qualcosa che palesemente non usiamo o non usiamo più sono: è costato tantissimo, l’ho amato tantissimo, l’ho comprato col mio primo stipendio, è un regalo di, è un oggetto di design / è un vestito di un designer, è praticamente nuovo, ha ancora l’etichetta, dieci anni fa mi stava da Dio, mi ricorda quella volta che… Ma tutte queste cose non renderanno quel vestito o oggetto improvvisamente utile, se è una cosa che non usate. Trovare un uso migliore, come per esempio donarlo a qualcuno che invece lo userà, fa meglio a tutti.
- Ci sono ovviamente categorie più difficili: i ricordi. Questa è una categoria pericolosa, perché se voler tenere qualcosa che vi ricorda un momento o una persona precisa è sacrosanto, esagerare e murarsi di cose che non servono solo perché “è un ricordo” è un attimo. In questo caso essere estremamente selettivi è molto più difficile, ma anche molto più importante. Non è necessario tenere ogni singolo pezzo di stoffa che i vostri figli hanno toccato da neonati, comprese le copertine infeltrite. Tenete la vostra/sua preferita, magari quella che ha fatto la nonna e stop. Anche il set di tazze spaiate di quando siete andati a vivere da soli è eliminabile: forse risveglia ricordi piacevoli di colazioni a mezzogiorno o di serate in cui venivano usate per il cuba libre perché non c’erano abbastanza bicchieri… i ricordi resteranno anche senza quelle brutte tazze, credetemi. In questo caso, io uso effettivamente il metodo che suggerisce Marie Kondo (nonostante la parte “spirituale” del libro sia quella che di solito lascio perdere perché no, non credo che gli oggetti abbiano dei sentimenti e quindi non ho nessuna intenzione di mettermi ad accarezzare calzini e ringraziare la mia casa, ecc…). Prendo in mano l’oggetto in questione, penso al ricordo e mi chiedo veramente se la presenza di tale oggetto sia necessaria in casa mia per tenere vivi quei ricordi… nella maggior parte dei casi la risposta è no. Quindi via, eliminare.
4. Assegnare i posti
Secondo il metodo KonMari, una volta deciso cosa tenere, va assegnato un posto ad ogni cosa. A quel punto, ogni volta che si usa qualcosa, dopo va rimessa al suo posto, così rimane tutto in ordine. E fin qui non c’è nulla di rivoluzionario: credo che tutti ci ricordiamo quando, da bambini, i nostri genitori ci dicevano “quando smetti di usare un gioco, rimettilo al suo posto, così rimane tutto in ordine” (io non li ho MAI ascoltati). Il suggerimento molto valido in questo caso è cercare di tenere ogni categoria insieme: tutti i vestiti in un armadio, tutti gli asciugamani in un altro, tutti i libri nella libreria, tutti i cavi nello stesso cassetto, tutti i prodotti cosmetici nello stesso armadietto, ecc… Anche questo sembra scontato e banale, ma in realtà spessissimo le categorie vengono sparpagliate per casa per motivi vari, perdendo così di nuovo la visuale completa di quello che si possiede – senza contare che si rischia di dire “questo lo metto qui così poi lo ritrovo” per poi dimenticarsi della sua esistenza, perché non è insieme alle altre cose della sua categoria.
Non è sempre facile tenere tutta una categoria insieme, soprattutto se non si ha una casa grande, ma vale la pena riorganizzarsi in modo da renderlo possibile (è un lavorone, lo so). Se invece è necessario dividere una categoria, occorre farlo con criterio. Per esempio: quando noi siamo soli in famiglia, mangiamo in cucina, ragion per cui i piatti, bicchieri e tazze “da tutti i giorni” sono in cucina. Se abbiamo ospiti, invece, mangiamo in sala da pranzo/salotto, quindi teniamo il servizio “bello”, i calici per il vino e la collezione di tazze vintage nella credenza vicino al tavolo da pranzo. Idem con i cosmetici: tutto ciò che ha a che fare con doccia, lavandino, capelli, ecc. è nell’armadietto del bagno, ma dato che mi trucco in camera da letto, i trucchi (ma anche la crema notte) sono nel cassetto della scrivania / tavolo da toilette in camera. Burro-cacao e crema mani, invece, sono nel cassetto del comodino, perché metterli è l’ultima cosa che faccio prima di dormire.
Inoltre siate furbi e semplificatevi la vita, tenete le cose vicino al posto in cui le usate: se per andare a prenderle / metterle via dovete attraversare la casa, è facile che vi passi la voglia e le lasciate in giro. (Esempio: tenete i prodotti per la cura delle scarpe – creme, spazzole, spray, stracci – tutti vicini nella scarpiera o comunque nel posto dove tenete le scarpe, così appena vedete qualcosa potete intervenire e poi rimettere via le cose è un secondo, se invece dovete riportare tutto nel ripostiglio in fondo al corridoio, penserete lo faccio stasera quando rientro e poi la roba rimane in giro per secoli)
Ecco, questo – grossomodo – è il modo in cui io uso il metodo KonMari e lo adatto alla mia vita, con i miei suggerimenti su come renderlo il più efficace possibile. Spero possa esservi utile per dare una sistemata alla vostra casa e alla vostra vita all’inizio di questa nuova stagione! E se, come me, siete in procinto di farlo… buon cambio-armadi a tutti!
P.S.:
Qui trovate i miei consigli su come applicare il metodo di Marie Kondo al cambio-armadi.
Qui invece qualche consiglio su come ordinare i cassetti secondo le sue direttive.
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