Oggi mi sono svegliata normalmente, poi ho avuto l’ottima idea di aprire instagram e ora ho un diavolo per capello. Purtroppo H&M ha colpito ancora: ha lanciato l’ennesima campagna “conscious”. Proprio H&M, che di “conscious” (consapevole) non ha assolutamente nulla! Che una ditta come H&M abbia il coraggio di affiancare il termine “conscious” al suo nome è veramente ridicolo. Queste campagne non solo sono semplicemente mirate a spillare ancora più soldi ai consumatori, ma peggiorano ulteriormente il disastro che le ditte della moda usa-e-getta stanno arrecando al pianeta e a tutti noi, facendo leva sulle buone intenzioni dei consumatori . Tutto ciò è vergognoso e trovo ancora più vergognoso che ci siano vip che sostengono certe pratiche – siamo nel 2019 è davvero ora di informarsi e comportarsi in modo consapevole (appunto) e sarebbe anche ora che chi ha tanto seguito e quindi un po’ di potere, boicottasse certe pratiche e certe marche!! Prendiamoci tutti un po’ di responsabilità, perché tutto questo non è più sostenibile, stiamo uccidendo il pianeta e noi stessi!
Mi spiego meglio. Come scrissi qualche tempo fa, il “fast fashion”, la moda usa-e-getta, è la seconda industria più inquinante e distruttiva dopo il petrolio. L’unico modo per salvarci è smetterla col fast fashion. Punto. L’unico modo che ditte come H&M e tutte le altre hanno per migliorare le cose è smettere di fare fast fashion: abiti super economici, la cui produzione ha forti impatti sull’ambiente e sui lavoratori, e che vengono buttati e ricomprati a una velocità tale che stanno soffocando e seppellendo tutta la terra. L’unica soluzione è che tutto ciò cessi, semplicemente. Le collezioni di cotone organico o materiali bio, prodotte in modo rispettoso di ambiente e lavoratori, dovrebbero essere la norma, dovrebbero essere l’unica opzione. Se invece sono solo un faro sperduto nell’oceano del poliestere a basso costo (come fa H&M), create solo per attirare clienti e non certo per risolvere il problema dell’inquinamento, non solo non risolvono nulla, ma traggono in inganno chi compra.
Perché è questo che fa H&M con queste collezioni. Non cambia una virgola del suo sistema e della sua produzione, continuando quindi a distruggere il pianeta, ma a questo aggiunge una gran pubblicità alle sue iniziative finto-ambientali, cavalcando l’onda del momento (visto che ultimamente finalmente si parla di più di questi temi) e facendo leva sui sentimenti dei consumatori. In questo modo non risolve nulla ambientalmente, ma anzi si approfitta dei consumatori. In questo modo la gente pensa di fare una cosa buona comprando da H&M (perché è una collezione fatta con materiali bio, quindi troppo conscious, wow!). Così loro vendono di più e noi, pensando di fare una cosa bella, alimentiamo invece questo sistema malato che ci sta distruggendo. E’ vergognoso non solo che le ditte che fanno fast fashion esistano ancora, ma anche che usino questi mezzucci per intortare i consumatori, e non capisco non solo perché non se ne parli di più, ma anche perché la gente non sia più consapevole.
Questo è un caso lampante di “greenwashing”, ovvero cercare di associare il proprio nome a delle cause “green”, ambientali, buone e giuste, per cercare di sembrare per riflesso altrettanto attenti all’ambiente e santi, ma senza in realtà fare nulla di concreto. Come la campagna con il WWF: se compri qualcosa da H&M loro danno il 10% del prezzo al WWF. In questo modo tu credi di fare qualcosa di buono, ma in realtà compri vestiti usa-e-getta, ecc… e il WWF riceve quasi nulla, mentre H&M si ripulisce il nome mentre al contempo continua a rovinare il pianeta. Non lo trovo accettabile. Non è accettabile. Se volete donare qualcosa ad una buona causa, non avete certo bisogno di regalare anche soldi ad H&M. Perché queste ditte vogliono solo vendere, vendere, vendere, ma siccome vedono che si parla sempre più di ambiente, cercano di illudervi che non state poi facendo una cosa così brutta dai, d’altronde 0,001€ della vostra maglietta andrà al WWF! Ecco, vi prego di non farvi fregare così. Io preferisco dare i miei sudati guadagni a chi cerca davvero di essere sostenibile, non fa solo finta. Suonerà arrogante, ma credo di valere più di un capo in poliestere di H&M, prodotto in condizioni miserrime in Bangladesh. Preferisco un bel vestito di cotone o seta, costoso, che mi duri anche dieci anni, piuttosto che 100 vestiti da buttare dopo una stagione, che mi fanno avere sulla coscienza chissà quante persone.
Ora, nessuno è perfetto eh. Uno si può anche impegnare tantissimo a comprare vestiti non di plastica e prodotti in modo decente, ma nella vita di tutti i giorni gli errori capitano, l’acquisto d’impulso capita, le debolezze capitano. Non solo: verificare dove e come vengono prodotte tutte le cose che compriamo sarebbe praticamente un lavoro a tempio pieno, visto che queste sono informazioni difficilissime da trovare, quindi uno spesso può solo sperare… E poi diciamolo, spesso resistere è davvero difficile. Lo so bene perché lo vivo anche io in prima persona. E’ difficile e non si può mai essere sicuri. Però almeno quando è ovvio, almeno le ditte del fast fashion, quelle che producono vestiti che durano una stagione, costano sospettosamente poco e sappiamo tutti come sono prodotti… beh almeno – ALMENO – quelle andrebbero non solo evitate, ma proprio boicottate.
E io trovo sconvolgente che nel 2019 ancora così tante persone si lascino abbagliare dallo specchietto per allodole delle collezioni “conscious” di H&M. Volete essere consapevoli? Siate consapevoli di cosa state facendo. Siate consapevoli che se H&M volesse davvero essere conscious, cambierebbe il suo sistema e la smetterebbe con la moda usa-e-getta, farebbe tutti i suoi vestiti in materiali bio, non solo una manciata a scopi di marekting, produrrebbe meno, molto molto meno e con più attenzione all’ambiente e ai lavoratori, tutte cose che invece non fa. Siate consapevoli che continuare a comprare da certe marche equivale a rovinare il pianeta in prima persona. Siate consapevoli che ogni gesto conta. Che va dato un messaggio. Che non si può sempre aspettare che inizino gli altri, perché sarebbe troppo tardi. Date l’esempio.
Comprate di meno ma meglio. Buttate via di meno, cercate di far durare di più. Non comprate plastica, nemmeno nei vestiti (il poliestere è plastica). Preferite la qualità alla quantità. Comprate cose più costose, così ve ne potrete comprare meno e vi spiacerà buttare i vestiti. Per altri consigli su come essere conscious in generale leggete qui.
A questo proposito, vorrei lodare una delle mie marche preferitissime, Sézane, che non solo usa davvero pochissimo poliestere (anche se, diciamolo, potrebbe fare meglio), ma è anche molto attenta alla produzione dei suoi vestiti, cerca di essere sempre più responsabile socialmente (nei fatti, non solo di facciata) e, con grande trasparenza, rende pubbliche le informazioni relative.
E con questo, buon weekend. E se andate a fare shopping, fate attenzione a quello che comprate.
Foto del titolo: foto di Pasi Mäenpää da Pixabay.
7 Comments
Sono colpevole di fast fashion anch’io, ma negli anni ho imparato a ridurre le compere e a scegliere qualcosa di maggiore qualità (per quanto non ci sia tutta questa possibilità di scelta nei centri commerciali, almeno dove abito io). Mi aiuta avere fatto un corso di taglio e cucito, sono ancora abbastanza maldestra a cucire ma adesso so il lavoro che c’è dietro un vestito e cerco di portare rispetto a chi lo fa di lavoro (e ogni tanto provo a cucirmi qualcosa da me). Per fortuna si inizia a parlare di tutti i problemi legati al fast fashion. Se ti interessa ti consiglio il blog di Marina “Morgatta” Savarese e il suo libro “Sfashion”, credo che apprezzerai entrambi.
Stupendo potersi fare i vestiti da sola!! Complimenti. Chissà se mai riuscirò a trovare il tempo (ma soprattutto il talento) anche io…
Comunque è vero, in giro purtroppo le grosse catene la fanno da padrone. Le alternative non sono facili da trovare, ma la mia sensazione è che la situazione stia lentamente migliorando.
Ciao, bel post. Prima mi lamentavo che certi negozi “famosi” e “di moda” come Zara e H&M nella mia città fossero ubicati in centro e quindi non potevo frequentarli spesso, in realtà sono anni che non ci entro e non ne sento il bisogno. Recentemente ho fatto un ordine di capi basic e in cotone biologico su Esprit, è stato spedito dalla Germania, quindi ti chiedo se hai avuto modo di vedere negozi fisici o se hai avuto esperienza d’acquisto.
Dicono di avere l’obbiettivo di arrivare ad utilizzare cotone biologico per tutta la produzione complessiva e hanno una sezione “sostenibiltà” suddivisa in tessuti biologici, riciclati e fur free.
Secondo te sono sinceri?
Grazie
Purtroppo non conosco per niente bene Esprit. Credo, se non mi sto sbagliando, di non esserci praticamente mai entrata da quando vivo in Germania… Non sapevo nemmeno di questa sezione sostenibile. Purtroppo non so dare un parere, ma mi informerò.
Ciao. Vorrei chiederti come ti sei trovata con la bigiotteria di Sezane (avevo letto che avevi acquistato degli orecchini). La resa è stata buona o si è rovinata? Ho visto un paio di orecchini in ottone il cui costo è abbastanza elevato, confrontati con quelli delle catene cui peraltro somigliano molto. Se ne valesse la pena, li ordinerei con piacere. Grazie
Scusami, leggo solo ora perché ero in vacanza e mi sono presa una pausa anche dal blog! Allora, devo essere onesta: se è vero che la qualità dei vestiti di Sezane è ottima e vale il prezzo, a mio avviso la loro bigiotteria costa troppo. In genere preferisco spendere di più e comprare materiali nobili a questo punto. Però la bigiotteria di Sezane è talmente bella che alla fine faccio sempre un’eccezione. Per ora mi trovo bene, anche se va detto che le cose che ho preso sono – per i miei canoni – un po’ vistose e non le metto tutti i giorni. Per ora reggono bene, ma non so ancora se sul lungo periodo manterranno, né se l’uso quotidiano potrebbe dare problemi…
Grazie per la risposta! Mi sono lasciata tentare da un braccialetto di cui non ho trovato “cloni” in giro. Vedremo che resa avrà. Ben ritrovata