Il superpotere di Daenerys Targaryen sarà anche quello di essere “Mother of dragons”, Madre di draghi, ma il mio è certamente quello di essere madre di due maschi… senza perdere la ragione (da qui il titolo del post “mother of men”) (a proposito… non vedo l’ora della puntata di questa sera!!). No ma citazioni colte (LOL) a parte, vorrei fare una riflessione.
Piper-figlio1 ha tre anni. Piper-figlio2 ha sette mesi. Sono madre di due maschi che un giorno saranno uomini. Ieri è stata la festa della mamma e, se è vero che le grandi domande su come voglio crescere i miei figli e cosa voglio trasmettere loro mi impegnano letteralmente ogni singolo giorno della mia vita, è anche vero che non credo ci sia occasione migliore di questa per mettere nero su bianco i miei pensieri di madre e di donna. Trovo siano conversazioni che è necessario avere, con se stessi e col resto del mondo.
Un paio di mesi fa – come ogni anno all’inizio di marzo – si è giustamente fatto un gran parlare della condizione della donna. (Quello che penso l’ho scritto gli anni scorsi: 2018, 2015, 2014, 2013, 2011) O più in generale, in questi ultimi anni si fa – finalmente – un gran parlare della condizione della donna, dei passi avanti che abbiamo fatto, ma anche di quanta strada abbiamo ancora davanti per raggiungere una parità effettiva, la parità vera, che non è fatta solo di leggi e di diritti, ma anche e soprattutto di società, di come tutti noi viviamo nella vita quotidiana, nelle piccole cose. Si educano finalmente le bambine all’amor proprio, al prendersi gli stessi diritti che hanno gli uomini, a pretendere che non sia normale e ovvio stare a casa con i figli mentre il marito è al calcetto, a non smettere di fare carriera anche se quando vanno in viaggio di lavoro a loro viene chiesto dove abbiano lasciato i figli mentre ai loro mariti no… Esistono infiniti libri, ormai, che educano le bambine ad essere donne nuove. E tutto questo è sacrosanto. Però a me sembra che tutto questo sia incentrato esclusivamente su come crescere ed educare le donne. Solo che se non educhiamo anche gli uomini, andiamo poco lontano. Se saranno solo le femmine a credere nella parità, avremo fatto solo metà del lavoro. (Ragion per cui mi crea un po’ di fastidio quel “per bambine” nel tanto popolare e osannato libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”: se è importantissimo che lo leggano le bambine, è assolutamente vitale che lo leggano anche i bambini!)
Se è vero che piano piano i modelli di riferimento per le bambine smettono di essere la principessina che deve essere bella e la damigella che deve venire salvata, purtroppo ancora troppo spesso l’unico modello maschile è quello del virile salvatore e stop. Ancora si dicono ad un bambino (ripeto: bambino!) che piange cose come “non fare la femminuccia”. E’ agghiacciante. Grottesco. Per secoli i maschi sono stati educati a non mostrare sentimenti, perché segno di debolezza, con questa visione assurda – ma che tristemente ancora persiste – di cosa voglia dire essere “un vero uomo”. L’educazione delle bambine sta finalmente facendo grossi passi avanti, ma quella dei bambini? Non possiamo permetterci di dimenticarcene, di prenderla alla leggera, visto che i bambini di oggi sono gli uomini di domani.
Io voglio che ciascuno dei miei figli si senta sempre amato, che sappia rispettare il prossimo (QUALSIASI sia il suo prossimo) e che sappia che della sua vita può fare quello che vuole. Ma voglio che sappia che la stessa cosa vale per le donne. E per chi ha la pelle o la religione diversa dalla sua. Io voglio che si senta amato e accettato perché va bene così com’è (chiunque deciderà di essere, qualsiasi religione sceglierà, chiunque decida di amare, ecc…), ma voglio che sappia che la stessa cosa vale per ogni altro essere umano, per quanto diverso da lui. Non voglio che si senta minacciato dalle donne forti che stiamo crescendo, né che si senta superiore e tanto meno inferiore a loro. Voglio che cresca sapendo che è un loro PARI. Perché è la parità ciò a cui dobbiamo puntare. Non voglio che si senta minacciato da chi ha la pelle, religione e cultura diversa dalla sua. Voglio che sappia che diversità è ricchezza, è risorsa e che basta avere l’intelligenza di rendere conosciuto ciò che, da sconosciuto, può creare timore e incomprensione.
Io voglio un mondo in cui gli uomini non si aspettino che siano solo le loro mogli a stare a casa mentre loro fanno carriera o sono in palestra. Voglio un mondo in cui alle donne in viaggio di lavoro non venga più chiesto dove hanno lasciato i figli – o almeno che venga chiesto ANCHE agli uomini, perché non deve più esistere che certe cose siano “compiti da donna” e certe altre “lavori da uomini”. Voglio un mondo in cui è normale che ogni essere umano si senta PARI al suo prossimo, di qualsiasi sesso, razza, religione, provenienza, orientamento sessuale sia. E questo può avvenire solo se educhiamo i nostri figli, tutti, anche i maschi – anzi soprattutto i maschi – alla parità di diritti di ogni essere umano.
Spero che un giorno sarò in grado di guardare i miei figli e di essere orgogliosa di averne fatto dei cittadini del mondo almeno decenti.
Immagine del titolo: Foto di Gerd Altmann da Pixabay.
Comment
sono anche io mamma di due maschi, gemelli, quindi mi tocca l’educazione in stereo e se con uno va abbastanza bene..con l’altro è più dura. Già mi torna da scuola pieno di stereotipi tipo: la mamma cucina e il papà no, non credo dipenda dalle insegnanti ma dai suoi compagni e da quello che vede, in effetti cucino il più delle volte io. Il libro che citi io lo leggo senza problemi ai bambini e spiego che le donne possono fare le stesse cose che fanno i maschi, quindi devono essere pagate come loro. Non è facile pero’, non dipende tutto solo da noi mamme, credo che i migliori esempi vengano dai padri infatti ringrazio mio marito che si fa spesso vedere con aspirapolvere in mano, cambia i loro letti, fa la lavatrice. Insomma fa l’uomo di casa ogni tanto.