Molto di quello che crediamo giusto o sbagliato, almeno fino ad un certo punto della vita, dipende dal modo in cui siamo stati cresciuti. Poi ad un certo punto capita che ti rendi conto che in realtà i tuoi valori o le tue idee differiscono da quelle che ti sono state insegnate, visto che la vita fa percorsi strani e non sai mai dove ti portano le esperienze di vita. Questo è sempre un momento di grande scoperta di se stessi, nelle piccole, come nelle grandi cose. Oggi voglio riflettere su una cosa piccola che poi tanto piccola non è.
Sono stata cresciuta con l’idea che le cose “belle” vadano “tenute da conto”, tenute da parte per delle non meglio identificate occasioni speciali. Questo è un concetto che, sono certa, molti di voi avranno sentito dire dai propri genitori o nonni o in generale dalle generazioni precedenti.
E non è un concetto sbagliato in generale: se ti sei appena comprata un maglione nuovo, bello ed elegante, indossarlo per fare le pulizie non è una grande idea. Nel caso della mia famiglia, però, questo si applica a qualsiasi cosa non sia brutta o palesemente usata. Esempio: se tornata a casa dall’università la sera mi mettevo un pigiama nuovo, il commento di piper-madre era invariabilmente “eh no, non ti metterai quello! È nuovo, lo rovini, vai a cambiarti”. Non mi è mai stato chiaro perché un pigiama si debba rovinare se lo metto e perché stia meglio nel cassetto piuttosto che a fare ciò per cui è stato creato e comprato – venire indossato – ma sono stata cresciuta così e l’ho sempre preso per buono. In casa mia ha sempre dominato non solo l’idea che in casa ci si debba vestire comodi – che è sacrosanto – ma anche quella che mettersi qualcosa di carino sia del tutto superfluo, perché tanto “Chi ti deve vedere? Non ti vede nessuno!”, frasi che ho sentito quotidianamente fino a quando ho vissuto con i miei.
Ebbene, di recente mi sono resa conto di una cosa (invecchiare fa conoscere se stessi e scoprire cose sulla propria vita): i miei famigliari non sono “nessuno”. I miei genitori prima, mio marito e i miei figli ora, non sono “nessuno”. Ma soprattutto IO NON SONO “NESSUNO”.
Arrivare a casa, toglierti i vestiti “belli”, quelli “per il pubblico” e metterti tute vecchie, magari un po’ lise ma ancora intere quindi che fai mica le butti via che non sono proprio rotte dai… ecco, questo atteggiamento fa arrivare un messaggio ben preciso al tuo subconscio, messaggio che col passare degli anni si interiorizza e diventa la tua realtà: tu non vali. Di certo non vali più di una vecchia tuta lisa. Perché sì, agli altri che ti incontrano là fuori potrai anche dare l’idea di una persona curata e di valore, ma la verità è che tu non sei quella persona lì, la vera te stessa è la tuta lisa e tu lo sai.
Quando ho realizzato questa cosa è stato come se fossi stata miope tutta la vita senza saperlo e poi all’improvviso qualcuno mi avesse messo degli occhiali sul naso e io avessi iniziato a vedere la realtà all’improvviso.
Ci sono diversi aggettivi con cui descriverei me stessa, molti non sono positivi. “Trasandata”, però, non è mai stato uno di questi. Eppure ho appena scoperto di essere una persona trasandata. Non voglio più essere una persona trasandata. Non voglio essere la tuta “da casa” vecchia e lisa, voglio essere presentabile anche quando non mi vede nessuno. Carina addirittura. Per me stessa. Me lo merito io e se lo merita la mia famiglia. Questo a molti potrà sembrare un concetto scontato e banale, ma per me è un concetto rivoluzionario. Per anni ho indossato col contagocce le mie cose preferite per paura di rovinarle, col risultato che sono state a fare la muffa in un cassetto, invece di regalarmi gioia ogni giorno.
Non sto dicendo che sia il caso di andare a fare la spesa indossando un abito da sera o di mettersi la pelliccia di visone per mangiare la pizza sul divano (anche se quest’immagine è talmente decadente che quasi quasi…). E poi avere delle cose speciali che fanno sentire speciali perché usate solo in alcune occasioni è una cosa bella. Quello che voglio dire è che essere presentabili, in ordine, curati, non è una maschera da indossare in pubblico: è il minimo che dobbiamo a noi stessi. Non è un di più, una cosa superflua: è semplice rispetto per se stessi e per chi ci sta intorno nell’intimità della nostra casa. E se non siamo noi i primi a rispettarci e a riconoscere il nostro valore, come possiamo pensare che lo facciano gli altri?
Una sera di qualche tempo fa, quando ho aperto il cassetto dei pigiami / vestiti da casa, mi è quasi venuta la nausea a vedere i soliti pigiami slabbrati, le tute spaiate e sformate. Poi ho pensato “va beh tanto chi mi deve vedere?”. E finalmente, per miracolo, mi sono risposta: IO! Io mi devo vedere! E sono stufa di vedermi così!!
E quindi ho afferrato il contenuto del cassetto con entrambe le braccia e ho eliminato quasi tutto. Dio, Marie Kondo sarebbe fiera di me!! Dopo di che sono andata a comprarmi un paio di pigiami nuovi. In un impeto di auto-ironia ne ho scelto uno su cui è ricamata la frase “lazy days” (quando si hanno figli piccoli il concetto di “giorni pigri” è del tutto alieno).
E così l’altra sera, a fine giornata, messi i figli a letto, mi sono cambiata e mi sono infilata un pigiama nuovo, sentendomi benissimo. Arrivata in cucina piper-marito, che preparava la cena, mi lancia un’occhiata e commenta “quello? Ma non lo rovini?”. #storyofmylife
5 Comments
Ciao. Non potrei essere più d’accordo!!!!
Tutto è nato dalla storia del decluttering, una volta entrata in questa ottica non avevo più roba “da casa” ma non potevo neanche passare jeans e maglioncini per stare sul divano in relax.
Allora ho deciso: sul sito di Decathlon e Tezenis ho cercato i saldi e ho comprato abbigliamento casalingo e da divano.
Ma bello!!! Simpatico! Con pochissima spesa!
Poca roba eh, ma arrivare a casa e cambiarsi è diventato un maggior piacere.
Esattamente, arrivare a casa e trovare piacere nel mettersi dei vestiti da casa che fanno stare bene è una sensazione bellissima!
Conosco bene questa mentalità, ma ho cercato un compromesso. Per stare in casa, tuta sia, però non sformata e nemmeno lisa: insomma, in condizioni tali che se devo uscire all’ultimo momento per fare un salto al supermercato o alle poste non devo cambiarmi per forza! 🙂
E’ anche il mio obiettivo, quello di avere vestiti da casa con cui poter eventualmente uscire un attimo. Gli americani li chiamano “loungewear”. Prima invece non mi sarei potuta far vedere nemmeno dal postino, LOL.
Conosco benissimo le cose che hai raccontato perché mia mamma e le mie zie più anziane mi dicono la stessa cosa e anche con una variante, il pigiama buono per l’ospedale! Giuro, purtroppo qui al sud c’è questa mentalità si comprano veri e propri corredi per quando si deve andare a partorire. Sono d’accordo con le tue parole e nel tempo anche io sono arrivata ad un compromesso tra comfort e decenza. Poiché sudo molto quando svolgo le faccende di casa indosso cose obbrobiose, poi finito tutto mi lavo e indosso cose carine ma comode.
Buona giornata Ersy