Il mio compleanno si sta avvicinando, tra un paio di mesi entrerò nel mio trentottesimo anno di vita e ciò significa che mi sto dirigendo verso la quarantina… ma quando è successo?? Mi sembra ieri che dovevo decidere a quale università iscrivermi e cosa diventare e non avevo nessuna idea di che fare della mia vita. Ho la sensazione di essermi distratta un attimo e all’improvviso mi avvicino ai quarant’anni e ancora non ho idea di che fare della mia vita. Prima o poi lo scoprirò cosa voglio fare da grande?
Insomma, questo per me è, come quasi ogni anno da un po’, un momento in cui rifletto e tiro le somme e tutte quelle cose lì che si fanno quando si inizia ad invecchiare. Non starò qui a dare grandi lezioni di vita perché non voglio addormentare nessuno e comunque è un post che voglio tenermi da parte per il mio settantesimo compleanno. Ho però notato una sorta di fil rouge tra le cose imparate vivendo, quindi se posso, oggi vorrei elargire una grande perla di saggezza: mai dire mai. Questa non l’avevate ancora sentita, vero?
E’ che di recente, durante una delle mie sessioni di Konmari, ho notato quanto il contenuto del mio armadio sia cambiato negli anni… poi mentre facevo la spesa ho notato quanto sia cambiato il contenuto del mio carrello e, a questo punto, ho iniziato a fare caso a tutto ciò che negli anni passati avevo giurato MAI avrei fatto/detto/indossato/mangiato e che ora faccio/dico/indosso/mangio costantemente e mi sono resa conto che spesso le convinzioni, anche le più profonde, evaporano negli anni, lasciando spazio in molti casi al loro esatto opposto. Il fatto che i broccoli ora siano in assoluto una delle mie verdure preferite farebbe credere alla me seienne che ad una certa età si perde completamente il senno. La me di solo qualche anno fa, quella che girava il mondo e giurava che mai si sarebbe lasciata ingabbiare dal desiderio di maternità, si butterebbe da un ponte al pensiero che ad un certo punto metterà i viaggi in pausa proprio per fare figli, LOL. Mentre la mia collezione di camicie lascerebbe più che sconcertata la me ventenne, che spergiurava che quella roba da impiegata sgobbona non l’avrebbe MAI indossata. Non mi sono messa la camicia nemmeno il giorno della laurea. Ne ho comprata una (obbligata da piper-madre) per fare i colloqui di lavoro e l’ho messa una volta, per il colloquio in Montblanc, dove in effetti mi hanno assunta. Dopo quell’esperienza ho capito che la vita aziendale non fa per me, ho giurato che non avrei mai più lavorato in una grande ditta (stiamo a vedere cosa ci riserva il futuro) e da lì in poi mi sono candidata solo ed esclusivamente in agenzie di pubblicità e di relazioni pubbliche, dove infatti lavoro tutt’ora (beh, non proprio ora che sono in maternità, ma ci siamo capiti) e quella camicia non è stata mai più indossata, perché se c’è un abbigliamento che è totalmente fuori luogo quando si lavora nelle relazioni pubbliche nel campo della moda, questo è di sicuro il classico tailleur con camicia, o l’abbinata pantalone serio e camicia (agli eventi mi avrebbero presa per la cameriera). Sono stata sempre felice e non poco sollevata di poter andare al lavoro conciata nei modi più assurdi senza dovermi mai preoccupare di indossare – che il cielo ce ne scampi – la camicia (orrore!).
E infatti proprio l’altro giorno, cercando d’infilare nell’armadio l’ennesima nuova camicia di cotone a righine azzurre, mi sono resa conto che un capo che prima detestavo ora è la mia divisa indiscussa per la bella stagione. Cosa dicevamo a proposito del mai dire mai? Ecco.
Fino a qualche anno fa, la mia divisa estiva era rappresentata senza dubbio dall’abitino bianco (ne possedevo una collezione) che ha il pregio di andare bene in qualsiasi occasione, stare bene con tutto e quindi poter essere abbinato ad ogni colore e ad ogni stile: scarpe eleganti così come sandali da spiaggia, borse strutturate così come cestini di paglia, gioielli minimali così come bijou allegri e vistosi, capelli tirati così come chiome al vento, rossetto rosso così come assenza totale di trucco. L’abitino bianco era il mio jolly per la bella stagione. Poi però sono diventata mamma e mi sono resa conto in fretta che l’abitino non è più una buona idea – soprattutto se bianco! – quando devi correre dietro e dei minions indiavolati: resteresti in mutande a cadenza oraria e il bianco rimarrebbe tale sì e no per dieci minuti. Gli abitini bianchi quindi, almeno per il momento, sono stati archiviati.
Ma non è solo questo, è proprio che negli ultimi anni ho sviluppato un vero e proprio amore per le camicie, soprattutto a righine azzurre (anche bianche, benché indossate con più parsimonia per i succitati motivi). Sono diventate una di quelle cose che compro a ripetizione o che devo trattenermi con tutte le mie forze dal comprare a ripetizione perché ne ho ormai veramente troppe. Non importa se indossata con jeans o pantaloni bianchi, beige, rossi, di qualsiasi colore, lunghi, corti, medi, acquaincasa… la camicia, bianca o a righine azzurre, è una compagna quasi quotidiana, va bene con tutto, è versatile quasi quanto l’abitino bianco o il tubino nero, può essere indossata in modo più formale o più casual… insomma è amore. Una cosa, però, non è cambiata: mi tengo ancora bene alla larga dal look da impiegata sgobbona. Nulla contro tale categoria, semplicemente non rispecchia in nulla né la mia personalità né il mio stile.
Se, come me, anche voi fate un lavoro che non richiede un abbigliamento formale tipo tailleur o pantalone+camicia, oppure se volete usare questo capo anche nel tempo libero, ecco le regole che uso io per indossare la camicia adattandola alla propria personalità. (Non aspettatevi nulla di rivoluzionario eh)
Indossarla da sola. Mai mai mai indossarla con la giacca del completo, perché si torna subito al look “da ufficio” (per lo stesso motivo il blazer sta divinamente con top, jeans, magliette, abitini, ma MAI con la camicia). No anche al golfino – sia aperto che chiuso – e al maglione con scollo a V perché insieme alla camicia fanno subito scolaretta (tipo divisa del collegio, per intenderci). Se proprio dovete metterci sopra qualcosa perché inizia a far freddo, secondo me gli unici due abbinamenti “freschi” sono giacca di pelle o maxi cardigan. (Uno splendido esempio è il look indossato qui sotto da Aimee del famoso blog Song of Style) L’ideale, però, è indossarla da sola.
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(Se proprio dovete/volete indossare la classica camicia con un maglione, scegliete lo scollo tondo e poi metteteci sopra, di nuovo, la giacca di pelle, che non solo sdrammatizza un look che risulterebbe altrimenti troppo serioso, ma crea anche un bel contrasto, come nel look di questa ragazza del blog “Fashion jackson”, in cui mi sono imbattuta per puro caso)
Arrotolare le maniche. La camicia con le maniche lunghe classiche e i polsini abbottonati fa subito ufficio serioso. Basta sbottonare e arrotolare le maniche, anche una volta sola se non fa abbastanza caldo, per dare tutto un altro tono (e mettere in mostra, per esempio, una cascata di bracciali). Io poi ho una vera idiosincrasia per le maniche lunghe e mi trovo a tirare su le maniche anche di cappotti e maglioni, anche in pieno inverno, ma in assoluto la cosa che non riesco ad indossare mai, nemmeno sotto tortura, sono le camicie con le maniche lunghe e i polsini abbottonati. Maniche arrotolate tutta la vita. A questo proposito, per me in estate la camicia con le maniche arrotolate (meglio se in modo un po’ raffazzonato e non preciso) ha infinitamente più stile rispetto alla camicia con le maniche corte, benché ci siano alcune eccezioni, vedi più giù.
Evitare i modelli fitted. Di nuovo, se la camicia ha il colletto e i polsini abbottonati ed è infilata dentro i pantaloni (o la gonna), scongiurare l’effetto impiegata delle poste è quasi impossibile. Meglio scegliere un modello rilassato e lasciarla esterna o al massimo infilata nei pantaloni solo davanti o solo su un lato, come indossata da Rochelle nel blog Beauti Curve.
Occhio agli abbinamenti. Come già accennato in un punto precedente, per evitare il look da ufficio la camicia va tenuta lontana da tailleurs (che comunque secondo me stanno meglio con i top), pantaloni seri, gonne a tubino e gonne a pieghe (in quest’ultimo caso, di nuovo, farebbe troppo “collegio”). Sì invece a jeans, ancora meglio se un po’ strappati o stile boyfriend, pajama pants, bermuda, shorts e poi l’apoteosi: buttata sopra il costume da bagno al mare per andare a pranzo o a prendere il gelato. (o per godersi un tramonto alle Maldive, vedi foto qui sotto)
Puntare su elementi originali. Dal momento che la camicia – soprattutto se bianca o a righine azzurre – è un capo tradizionale, una buona idea è bilanciare questa sua anima seriosa con elementi inaspettati come l’abbottonatura obliqua o l’allacciatura in stile “wrap dress” (quindi con la camicia che si incrocia sul petto e due bande laterali che fanno il giro intorno alla vita prima di venire annodate). O ancora maniche a kimono, abbottonatura sulla schiena, o righe che vanno un po’ in un senso e un po’ in un altro e via dicendo. (Però NON tutti insieme eh, uno alla volta!)
Del set qui sopra posseggo la camicia bianca in basso a sinistra di Sézane (chi aveva dubbi?) e sto seriamente pensando di prendere quella di Max&Co. in basso a destra. Vorrei tantissimo anche quella in alto in mezzo di 3.1 Pillip Lim, ma come potete immaginare, ha un prezzo un po’ inaccessibile.
Fare attenzione ai tessuti. Dal momento che stiamo parlando prevalentemente di camicie da indossare da sole nella bella stagione, va da sé che si dovrà puntare su tessuti freschi e che lasciano respirare. Quindi un NO deciso al poliestere, che è plastica e oltre ad uccidere il pianeta (ne abbiamo parlato qui e qui) tiene un caldo boia e fa sudare già in pieno inverno, quindi figuriamoci in estate! Evitate come la peste il poliestere e i tessuti sintetici! L’ideale è puntare su cotone, lino al limite viscosa. Tenete conto che le camicie di seta risultano mediamente più eleganti, però indossarle in modo casual è possibile, facendo attenzione al resto dell’outfit. Fate attenzione anche alla qualità: stiamo cercando camicie che ci accompagnino quotidianamente, che possano venire indossate a ripetizione, quindi vanno bandite quelle che dopo tre lavaggi sono defunte, come per esempio il cotone delle catene low cost, che per risparmiare e lucrare sui nostri soldi, di cotone ne usano talmente poco che la camicia fin dall’inizio è quasi trasparente e dopo un limitato numero di utilizzi cade letteralmente a pezzi.
E ora sono curiosa… voi camicia sì o camicia no? E soprattutto, camicia come?? E la vostra divisa per la bella stagione qual è?
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