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That ligurian life

22 Agosto 2019

Non credo qualcuno si sia accorto che questo mese Live from Hamburg è stato quasi costantemente in pausa. Se ve ne siete accorti e avete attribuito il silenzio stampa alle vacanze, immaginandomi rilassata in spiaggia a leggere e prendere il sole l’ombra (il mio terrore del sole è noto), ricredetevi.

La mia assenza da internet è dovuta al fatto che ho finito i dati del mio piano il giorno 6 del mese (e il wifi non funziona) e anche al fatto che comunque riesco ad avvicinarmi molto raramente all’iphone e MAI al computer. Le “vacanze” con dei bambini così piccoli sono tutto tranne che vacanze.

Quando quest’anno è stato il momento di pensare alle vacanze estive, mi sono resa conto che, non essendo ancora rientrata al lavoro e avendo figli non ancora in età scolare, questa sarebbe stata probabilmente la mia ultima possibilità per passare l’estate in Italia. Come quando ero giovane e passavo i mesi dall’ultimo al primo giorno di scuola in Liguria, tra la casa al mare e quella di famiglia in campagna. Dio che ricordi.

I campanelli d’allarme, in realtà, c’erano tutti.

Innanzitutto chiunque abbia figli piccoli sa che il concetto di vacanza, se i tuoi figli sono presenti, non esiste. Semplicemente continui a fare il genitore, ma da un’altra parte. Cosa che, almeno nel nostro caso, costituisce un’aggravante: se ad Amburgo hanno punti fermi, quiete e orari precisi che ti permettono di averli entrambi a letto alle 20:30 e poterti FINALMENTE riposare e fare le tue cose, in un posto nuovo alle 22:00 corrono ancora eccitati qua e là e alla fine tu crolli con loro senza essere riuscita nemmeno a lavarti i denti. Almeno ad Amburgo ho l’asilo. In “vacanza” l’asilo sono io. 24 ore al giorno.

Se a questo aggiungiamo che vai in “vacanza” a casa tua, anziché per esempio in hotel, si aggiungono anche le incombenze normali di spesa-pulizie-cucinare-commissioni.

Se poi teniamo conto che tutto ciò avviene in Liguria, dove per fare qualsiasi cosa ti trovi davanti infinite salite da affrontare col passeggino (contenente almeno due figli e un numero imprecisato di borse), direi che sì: i campanelli d’allarme c’erano tutti. E io li ho forse ignorati? Certo che sì.

Va anche detto che ci sono pericoli mortali dietro ogni angolo, come i sassi in spiaggia, scambiati volentieri da piper-baby2 per caramelle, e la scala della casa di famiglia (che merita un post a parte, il prossimo), da cui piper-baby2 è irresistibilmente attratto, e che già nel 1931, anno in cui il mio bisnonno fece costruire la casa, probabilmente sul catalogo questo modello recava il nome di “trappola mortale per bambini”.

Ma io, sprezzante del pericolo, mi sono fatta ammaliare dai ricordi delle infinite estati Liguri della mia giovinezza, ho riempito (a caso) due grosse valigie e sono partita per quasi un mese e mezzo in Italia.

Ora che ci avviciniamo alla fine di questa vacanza – e che sono ancora viva (benché con un disperato bisogno di un ricovero coatto in una clinica di riabilitazione) – posso dire che è stata davvero massacrante, ma anche bellissima. Vedere i miei figli felici e liberi nei posti della mia infanzia a fare quello che facevo io e a giocare coni figli dei miei cugini e dei miei amici come giocavamo noi, mi fa scoppiare il cuore.

Certo, ho finalmente anche capito perché esistono i villaggi vacanze… Per l’anno prossimo abbiamo già deciso: due settimane in uno di quei posti all inclusive con baby club. Uno di quelli che io ho sempre schifato perché potresti essere a Formentera, Sharm o Canicattì-di-sotto, ma non lo sapresri mai perché sono tutti uguali, ma chissenefrega perché non è questo il punto. Il punto è avere un posto, uno qualsiasi, in cui delle persone si occupano dei tuoi figli, altre ti cucinano e altre ancora ti rifanno il letto e la tua unica occupazione è spostare il tuo culo dalla spiaggia al letto al ristorante. In pratica il nirvana. Ho finalmente capito il perché dell’esistenza di tali posti e NON VEDO L’ORA sia l’estate prossima per fare cose pazze come dormire (!!) e leggere (!!!).

E ora scusatemi ma vado a cercare l’eremo più inaccessibile del pianeta, perché in qualche modo mi devo riprendere da questa “vacanza”.

HomelandLiguriaStory of my life
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Diary  / Italia

Piperpenny
Italiana trapiantata nella città libera e anseatica di Amburgo, lavoro nelle relazioni pubbliche nel campo della moda. Viaggio per vocazione, scrivo per divertimento. La mia occupazione principale in realtà è correre dietro a due minions anche conosciuti come i miei figli.

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6 Comments


Atena
24 August 2019 at 12:51 pm
Reply

Ora che ci sei arrivata anche tu all’Epifania.. anno prossimo insieme a Minorca?? 😜😜



    Piperpenny
    2 September 2019 at 6:38 pm
    Reply

    Hahaha, assolutamente sì!!

Chiara
26 August 2019 at 12:22 pm
Reply

Io ho solo una polpetta di 4 mesi e già sono in difficoltà, immagino con due poco più grandi!
Ho solo una domanda: come fai a metterli a letto alle 20:30??? La mia fino a mezzanotte balla l’hullygully…



    Piperpenny
    2 September 2019 at 6:43 pm
    Reply

    Innanzitutto nei primissimi mesi si svegliano comunque a qualsiasi ora, ma la situazione migliora pian piano. Comunque non aspettarti che abbia orari precisi così piccola, anzi mettiti il cuore in pace che le cose cambieranno ancora mille volte e ci vorrà ancora un po’ per avere una parvenza di struttura e routine.
    Noi comunque abbiamo iniziato ad implementare una “bed time routine” fin da molto presto e anche se all’inizio sembra non funzionare, restando costanti e cercando di non perdere la speranza, nel lungo periodo la cosa ha ripagato. Fino a questo mese e mezzo in Italia che ha rovinato tutto, hahaha.
    Comunque magari ci scrivo un post sulla bed time routine…

Norma
26 August 2019 at 3:29 pm
Reply

Oh cresceranno eh.. o almeno è quello che continuo a ripetermi con il mio! Ti capisco il mio inzia l’asilo quest’anno ma di anni ne ha quasi 4 e indovina con chi è stato tutti i santi e benedetti giorni fino ad adesso? Sono contentissima di aver ripreso a lavorare, lì almeno mi riposo!



    Piperpenny
    2 September 2019 at 6:44 pm
    Reply

    Il lavoro vissuto come un riposo è una delle grandi scoperte del diventare genitori 😉

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