Siamo a metà settembre, quindi le vetrine sono tutte piene – da un po’ – di moda autunnale, la mia preferita! Quest’anno poi sembra piacermi tutto quello che vedo. Nei giorni scorsi, quindi, mi sono lanciata più di una volta con entusiasmo in qualche negozio, decisa a provare questo o quel capo, solo per rimanere delusa dal cartellino della composizione dei materiali. E’ tutto poliestere! Si fa un gran parlare di ambiente e moda sostenibile, però la mia sensazione è che la situazione stia invece peggiorando. Sorvoliamo sulle pratiche subdole di H&M per far finta di fare qualcosa di buono per l’ambiente mentre invece peggiora la situazione e ci ruba i soldi. Ma in generale, non credo di aver mai visto tanto poliestere in giro come quest’anno. Non sono riuscita a trovare nulla che valesse la pena provare. Il mio portafoglio ringrazia. La Terra un po’ meno.
Uno dei pochissimi posti dove ho trovato prevalentemente materiali di qualità, come sempre, è il mio adorato Weekend Max Mara, però comprare a prezzo pieno lì no perché non mi va di vendermi un rene*. E poi, ad essere proprio sincera, dopo anni in cui secondo me le collezioni migliori erano quelle di questa marca, questa stagione non mi convince come al solito, anzi mi sta lasciando un po’ tiepidina. Meh.
*Confessione: da anni compro i capi del gruppo Max Mara da Diffusione Tessile ad una frazione del prezzo (è il loro outlet) e vorrei protestare formalmente contro il cambio di nome avvenuto recentemente, che lo ha fatto diventare Intrend. Io preferivo di gran lunga Diffusione Tessile, forse perché mi ricorda quando andavo a scuola e nel fine settimana si andava in centro a Milano, prima a guardare le vetrine di Max Mara, Max & Co., ecc… e poi da Diffusione Tessile a cercare tesori. Una volta mi hanno fermata addirittura delle Giapponesi per chiedermi dove fosse e io non capivo assolutamente cosa volessero dirmi (non avete idea di come possa pronunciare Diffusione Tessile un giapponese), poi ho riconosciuto il logo – che era una gruccia nera su sfondo giallo – e sono riuscita a mandarle nella direzione giusta, LOL.
La soluzione, comunque, a quest’invasione di poliestere e ai vestiti di scarsa qualità c’è e viene dall’armadio della nonna. Mentre passavo parte dell’estate nella casa di famiglia, ad un certo punto le temperature serali si sono abbassate al punto che mi sono messa a cercare negli armadi un paio di calzettoni pesanti per ripararmi dal gelo dei pavimenti liguri di una volta (nello specifico installati nel 1931). Ah, le cose che nascondono gli armadi dei nonni e dei bisnonni! Non vi tedierò con le mie scoperte, tranne una: questo abito vintage che – ricordo perfettamente – mia zia Sofia (sorella di mia nonna) indossava il sabato sera per andare a messa, con scarpe eleganti, borsetta rigida blu navy e soprabito dello stesso colore. Mia nonna e le sue sorelle venivano da un’epoca e una collocazione geografica (mini paesino nell’Appennino ligure) in cui i vestiti o ce li si faceva da soli (cosa che spiega la presenza di tre macchine da cucire in casa) o – per le occasioni – ce li si faceva fare andando in città un paio di volte l’anno. I negozi di moda lassù non esistevano e la moda usa-e-getta che ci sta piagando l’esistenza e sta uccidendo il pianeta non era ancora stata inventata. Questo significa che i vestiti erano fatti su misura (quindi stavano bene di sicuro, senza fare difetto come ci succede oggi con quelli preconfezionati), erano di qualità (non come il made in Bangladesh di H&M) e ce li si teneva da conto: venivano tenuti bene, curati per farli durare anno dopo anno (non venivano buttati e ricomprati ad ogni stagione). Se vivessimo ancora così, la Terra non sarebbe in questo stato e noi non avremmo sulla coscienza tanti lavoratori del terzo mondo. Comunque, siccome discendo direttamente dalla mia prozia e ne ho ereditato il fisico (bassa e tondeggiante), il vestito in questione mi calza a pennello. Lo sto mettendo moltissimo, soprattutto a sproposito (la cosa che mi riesce meglio), con stivaletti di cuoio e maxi cardigan blu navy.
Ma le mie conquiste vintage non si limitano a questo, infatti sono riuscita a portarmi a casa anche due cappotti. O meglio uno è un classico cappottino di lana, l’altro invece è un soprabito, che è una definizione deliziosamente retrò. Il soprabito ha sostanzialmente l’aspetto di un classico cappotto ma è leggerissimo e ad un certo punto è stato definitivamente soppiantato dal trench, che va tantissimo in questi ultimi anni. Lo adoro anche io il trench, però ho la sensazione che il soprabito (da non confondersi col più moderno spolverino, anch’esso sparito da tempo) sia caduto talmente in disuso da essere ormai totalmente originale. In ogni caso ha portato una ventata di freschezza nel mio armadio, in cui il trench è presente da anni, ma dove il soprabito di una volta è una novità totale.
La conclusione di tutto questo è che ora sto seriamente accarezzando l’idea di iniziare a farmi fare i vestiti su misura: pochissimi all’anno – ma buonissimi. Risparmierei, sarei vestita meglio e avrei un impatto infinitamente minore sull’ambiente. E poi finalmente avrei esattamente quello che voglio. Spessissimo mi viene un’idea e cerco qualcosa di specifico nei negozi, senza trovarlo, quindi alla fine mi accontento di quello che trovo. Farsi fare i vestiti risolverebbe il problema e garantirebbe l’unicità del proprio stile, in quanto sarebbe impossibile trovare qualcun’altro vestito uguale…
Voi vi siete mai fatti fare i vestiti su misura o lo fareste?
6 Comments
Io ho iniziato a cucire qualche vestito per me. Cose semplici, ma la soddisfazione è tanta. E soprattutto, a cucire da sé si capisce il tempo che ci vuole a fare un vestito e che i prezzi del fast fashion non possono essere indice di un sistema sostenibile. Quindi adesso non compro quasi più nulla e porto molto più rispetto di prima ai vestiti che posseggo.
Mi sono alzata in piedi ad applaudire a questo commento. Non scherzo.
Questo post calza a pennello con il mio trend personale. Mi spiego, ho iniziato ad andare in questo piccolo negozio dell usato dove vivo e ci ho scovato veri tesori! Una delle mie chicche è una camicia color senape in 100% seta! Al tatto scivola che è una meraviglia e indosso sembra neanche di averla ma il bello è che messa sotto un maglione questo inverno starò al caldo perché non è sintetica oltre a non farmi sudare!
Cucire lo facevo con passione (anche se i risultati non erano sempre fantastici) prima del baby.. ma appena cresce un po’ voglio ritornare a farlo!
Quella camicia di seta color senape sembra davvero un sogno!
Concordo su tutto! Basta con questo compulsivo usa e getta.
Anch’io appassionata di Diffusione Tessile, scoperto per caso credo quasi vent’anni fa durante un giro a Milano, ricordo che c’era il negozietto in galleria San Carlo (credo che sia questo il nome!).
Dopo questo innamoramento, ho frequentato il negozio di Trieste e poi quello di Noventa di Piave: ma da quando ho scoperto che se ordini online e devi cambiare qualcosa, lo puoi fare direttamente in negozio, mi sento più tranquilla ed ordino da casa.
Ciao ciao!
E’ vero, era proprio quello il negozio in centro a Milano! Che ricordi!
Ora compro molto meno da Diffusione Tessile perché in Germania spediscono, ma non ci sono negozi in cui riportare i vestiti se non vanno, quindi il processo è molto più complicato e dispendioso. E comunque sto cercando sempre di più di fare la persona matura e smettere di comprare, ma far invece durare quello che ho… Difficile eh, ma cerco di migliorare col tempo.