[Mi scuso per la lunghezza del post, ma ho molto da dire su questo argomento – come sempre quando si parla di ecologia – comunque i consigli pratici arrivano nella seconda metà del post…]
Meno quattro giorni a Natale!! Non vi farò la solita domanda genera-ansia del tipo “come siete messi con i regali?”, perché anche se il lato consumistico e ansiogeno del Natale c’è ed è molto presente, preferisco concentrarmi sugli aspetti positivi. E poi con tutta la famiglia (lato tedesco) da quest’anno abbiamo deciso di non farci regali materiali (a parte i bambini che riceveranno comunque qualcosa), ma investire quei soldi per fare un weekend via tutti insieme in primavera. Questo elimina il consumismo, la corsa al regalo durante dicembre, l’ansia del regalo perfetto a tutti i costi, i soldi spesi inutilmente in cose che magari poco dopo si dimenticano e permette invece di investire in esperienze di vita, tempo di qualità tutti insieme e ricordi belli e indimenticabili che porteremo con noi a vita. L’idea ci è piaciuta così tanto, che dall’anno prossimo inizieremo questa tradizione anche con la famiglia in Italia. Tra l’altro è una cosa che si può applicare anche ad altri gruppi, non solo alla famiglia: fare un weekend o una gita di un giorno o una cena/serata al cinema/teatro/concerto ecc… con le amiche del cuore o un gruppo di coppie di amici o i colleghi o il gruppo del tennis e via dicendo, è un’idea molto bella da regalarsi a Natale.
Ovviamente non è applicabile a tutti, quindi qualche regalo andrà sempre comprato. E infatti io – come credo molti di voi – questo fine settimana sarò impegnata a fare pacchetti.
Ho delle cose da dire a questo proposito.
Come sappiamo, finalmente la consapevolezza ambientale e la ricerca di una vita più sostenibile e ad impatto ambientale minore sono temi – grazie al cielo – sempre più diffusi. Questo però presenta un rovescio della medaglia cui si deve fare grande attenzione: nella marea di azioni e prodotti che spergiurano di essere “green”, “clean”, “sostenibili” o “a impatto zero”, spesso è molto difficile distinguere la vera buona azione dalla bufala. (Basti pensare alle meschine azioni finto-green di H&M, che invece ci spillano soldi per peggiorare la situazione)
Ecco, in queste settimane di Avvento ho sentito parlare a ripetizione della tecnica giapponese del Furoshiki*, presentata sempre come l’alternativa sostenibile per fare dei pacchetti di Natale più ecologici. Apprezzo molto la buona intenzione che c’è dietro, ma se devo essere onesta non sono completamente d’accordo. O meglio: va bene ma con delle limitazioni. Ecco perché. (Questo non è un post contro il Furoshiki, ma per esortare ad usarlo in modo consapevole e sensato) *Consiglio di guardare dei video tutorial per imparare ad usare la tecnica del Furoshiki.
Innanzitutto, l’idea è che si dovrebbe usare un pezzo di stoffa per impacchettare il regalo al posto della carta, così la stoffa la puoi riutilizzare (basta al limite lavarla e stirarla), mentre la carta dopo aver fatto un pacchetto, quindi averla piegata e averci messo del nastro adesivo, effettivamente va buttata. Questa è un’ottima teoria, ma credo che nel promuovere a ripetizione questa cosa del Furoshiki, si sia pensato un po’ troppo poco alla pratica. Voglio dire, esattamente in che modo pensate di riutilizzare tutti questi quadrati di stoffa che vi dovrebbero arrivare con i regali, se tutti facessero il Furoshiki? No perché, o sapete e amate cucire e magari avete addirittura l’hobby del patchwork, oppure non vedo come dei pezzi di stoffa possano essere più utili della carta. Farne stracci per la polvere? Per quello basta riciclare camicie rotte o magliette vecchie, non occorre sacrificare dei nuovi pezzi di stoffa che, se ve li hanno regalati, si presume siano pure belli.
Certo si può sempre usare un solo pezzo di stoffa: portate il regalo al destinatario, glielo fate aprire lì al momento, vi riprendete la stoffa e la riutilizzate per il prossimo e avanti così. Questo sarebbe un sistema a rifiuto zero, ecologico ed economico, ma non credo che migliori la vostra posizione in società. La gente non è ancora pronta (ma si può sempre sperare nel futuro). Oppure ci si mette tutti d’accordo, si fa tutti il Furoshiki, teniamo tutti i pezzi di stoffa che riceviamo con i regali e li riutilizziamo a nostra volta. Temo che anche in questo caso i tempi non siano ancora maturi (ma si può sempre sperare nel futuro).
Quindi, visto che la realtà è che questi pezzi di stoffa prima o poi verranno buttati via tanto quanto la carta… siamo sicuri che siano davvero riciclabili? Perché, se la carta è tranquillamente riciclabile, virtualmente all’infinito, la stoffa è invece più complicata da riciclare. Se si tratta di un pezzo di 100% cotone biologico ancora ancora, ma se è poliestere è plastica (quindi meglio la carta) e se è un mix di materiali (es.: 30% cotone, 30%viscosa e 30%lana), anche se sono tutti materiali bio, un tessuto così misto è davvero un casino da riciclare, quindi spesso finisce comunque in discarica o bruciato e allora – di nuovo – meglio la carta.
Insomma, sarò onesta, apprezzo le buone intenzioni, ma temo fortemente che alla fine il Furoshiki diventi il solito trend del momento mascherato da misura per salvare il pianeta – e temo che finisca invece per fare danni. Un po’ come il fast fashion, che infatti è una delle maggiori cause d’inquinamento ambientale: quadrati e quadrati di poliestere, tessuti misti e stoffa varia che finiscono a soffocare il pianeta. Aiuto.
Se fatto bene, però, il Furoshiki può effettivamente risultare più ecologico di altri modi per incartare i regali, basta seguire degli accorgimenti.
Come fare un Furoshiki sensato e davvero sostenibile:
- Scegliete stoffa di un solo tipo di materiale bio, come cotone, seta o lana. No ai tessuti misti e assolutamente no ai sintetici che sono plastica.
- Scegliete di incartare con la tecnica del Furoshiki solo i regali per perone che siete sicuri riutilizzeranno tale stoffa, quindi chi cuce o chi sapete riutilizzerà lo stesso sistema per fare regali e quindi non butterà via la stoffa.
- Fate in modo che la stoffa con cui incartate il regalo faccia parte del regalo stesso. Per esempio incartate un libro con un foulard di seta (come nel mio esempio qui sotto), un cd con una bandana di cotone o arrotolate una candela o qualsiasi altra cosa in una sciarpina o un paio di calzini di lana. In questo modo avrete regalato un libro + un foulard, un cd + una bandana, una candela + dei calzini e via dicendo. Alla fine, quindi, non ci saranno scarti di alcun tipo.
- Se ricevete un regalo incartato con la stoffa, tenetela da parte per quando voi dovrete incartare un regalo.
Se pensate invece che chi riceverà il vostro regalo non terrà la stoffa in cui è incartato, meglio puntare sulla carta che, quando buttata via, si può tranquillamente riciclare.
In realtà, ora che ci penso, anche la carta da regalo – soprattutto natalizia – nasconde insidie, quindi ecco un vademecum per sceglierla effettivamente riciclabile e sostenibile.
Come incartare dei regali con la carta in modo sostenibile:
- Deve essere davvero carta. Spesso sembra carta, ma in realtà è plastica. Come capirlo? Con lo “scrunch test”, ovvero il test dell’appallottolamento. Prendete un pezzo della carta in questione, appallottolatelo tra le mani: se resta così è carta, se tende a tornare in forma è plastica.
- Occhio perché anche quando è carta vera, spesso ha delle decorazioni per esempio lucide o glitterate, che sono di plastica. Se mettete queste nel bidone della carta per il riciclo, rischiate di contaminare tutto quanto. Meglio scegliere una carta 100% carta anche se più noiosa e poi applicare da soli delle decorazioni al momento di fare il pacchetto, così che possano essere buttate da un’altra parte, non con la carta – o ancora meglio riciclate!
- Occhio ai nastrini: spesso sono di plastica, non di carta. Meglio usare dello spago, che può essere abbellito al momento di incartare (vedi sotto). Oppure potete usare delle sottili strisce di stoffa che poi potranno essere usate da legare nei capelli.
- Scegliere la carta riciclata è sempre la scelta più sostenibile. Anche riutilizzare carte e decorazioni che avete ricevuto (occhio a non ridarle alla persona da cui le avete ricevute) è più sostenibile del comprarne di nuove. Io adoro usare della semplicissima carta da pacchi e poi aggiungere decorazioni, meglio se bio come rametti di bacche rosse o di abete, fettine di arancia essiccate, bastoncini di zucchero a strisce rosse e bianche, ecc…
Spero tanto che i miei consigli possano esservi utili. Voi come fate i pacchetti? E avete già provato il Furoshiki?
Buon impacchettamento a tutti!
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