Titolo: Cacciatori nel buio
Titolo originale: Hunters in the dark
Autore: Lawrence Osborne
Anno: 2015
Editore: Adelphi
Genere: romanzo di viaggio
Pagine: 277 (nella versione italiana)
Sinossi: stanco della sua vita – moderatamente depressa – di insegnante in un paesino della grigia campagna inglese, il giovane Robert in vacanza in Thailandia, decide di attraversare il confine con la Cambogia e sparire, come tanti altri occidentali che cercano la felicità in un Paese che non riusciranno mai a comprendere appieno e che spesso li porta alla deriva. Un’inaspettata vincita al casinò, che gli sembra la manna dal cielo che gli permetterà di crearsi un nuovo futuro, sarà l’innesco di una serie di eventi concatenati che portano il lettore ad addentrarsi sempre di più nella geografia, nella storia e nella cultura della Cambogia, ma anche nelle vite di personaggi quanto più variegati.
Confessione: ho acquistato questo libro principalmente per la copertina, che trovo splendida – e che infatti è stato il motivo per cui la mia attenzione è stata attratta da questo volume – e anche per il fatto che, leggendo il risvolto di copertina, è venuto fuori che è ambientato in Cambogia. Tanto mi è bastato per comprarlo senza pensarci due volte. Prima di iniziare a leggere Cacciatori nel buio, quindi, non ne avevo letto recensioni e non avevo mai sentito il nome dell’autore.
Continuo a non aver letto recensioni in proposito, ma la mia è questa: MI E’ PIACIUTO DA MORIRE!
Riguardo all’autore, invece, ora so tutto perché sono corsa ad informarmi. Leggendo questo romanzo, infatti, è evidente che l’autore ha vissuto almeno in parte alcune delle vicende descritte. Si evince chiaramente che ha un’ottima conoscenza della Cambogia e di come sia viverci da barang (occidentale bianco) – e questo livello di conoscenza non si acquisisce certo banalmente durante un viaggio. La sua vita, quindi, mi ha intrigato e sono andata a curiosare su di lui.
Non so dire, ovviamente, quanto di vero e quanto di romanzato ci sia in Cacciatori nel buio, posso dire però che vere o inventate, le vicende tanto quanto i personaggi tengono avvinghiati alla trama che è un mix ben riuscito di romanzo giallo e letteratura di viaggio.
Trama a parte, ci sono tanti aspetti che mi sono piaciuti in questo romanzo. Innanzitutto il protagonista, che è un po’ emblema della gioventù moderna, ma non in modo troppo stereotipato. Robert, infatti, fa parte di quella generazione impoverita dalla crisi economica, è intrappolato in un’esistenza grigia e monotona, senza grosse aspettative per il futuro e che non si rende nemmeno conto di quanto era infelice prima che gli succedessero determinate cose.
Tutti i personaggi di Cacciatori nel buio, in realtà, mostrano in maniera estremamente vivida una vasta gamma di umanità variegate. Mi spingerei quasi a definire Lawrence Osborne un moderno Maugham: pensando ad un bianco che viaggia in lungo e in largo per l’Asia e ne scrive, non può non venire in mente immediatamente W. Somerset Maugham, ma non è solo all’ambientazione che mi riferisco: Osborne, infatti, condivide con l’iconico autore britannico anche un’abilità incredibile di creare dei personaggi egregiamente caratterizzati, profondi, sfaccettati… vivi.
Mi è piaciuta anche l’ambientazione, non solo geografica, ma anche storica, in una Cambogia con un passato recente molto sanguinoso, di cui porta ancora le cicatrici. Cosa, questa, che non costituisce solo una cornice o uno sfondo per le vicende narrate, ma spesso è il luogo in cui rintracciare le motivazioni di alcuni fatti e di alcune azioni dei personaggi.
Molto interessanti, come lo sono sempre, le contrapposizioni. La giungla selvaggia punteggiata di templi antichi accanto alla vita moderna a Phnom Pen. Il lusso della ricchezza e della cultura degli strati più alti della popolazione contrapposto alla vita raffazzonata nei posti più poveri, dove emerge quella violenza sopita, spinta dalla disperazione della povertà.
Visto che questo è stato il motivo per cui ho letto Cacciatori nel buio in primo luogo, credo sia inutile aggiungere che l’ambientazione mi ha fatto venire un’irrefrenabile voglia di tornare in Cambogia o almeno di partire per un viaggio. Voglia che, come sappiamo, al momento non può essere soddisfatta, quindi almeno sognare tra le pagine di un libro è una consolazione…
Personalmente ho già messo gli occhi sugli altri titoli di questo autore…
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