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Il castello di Ipanema

14 Febbraio 2020

Titolo: Il castello di Ipanema

Titolo originale: Nunca houve um castelo

Autore: Martha Batalha

Anno: 2018

Editore: Feltrinelli

Genere: saga familiare / letteratura latinoamericana

Pagine: 272

“Come una nuotata in una spiaggia deserta finì con l’edificazione di un castello a Ipanema è una di quelle storie che sembrano prive di nessi ma che, una volta accadute, a nessuno verrebbe in mente che sarebbero potute andare in un altro modo”

il castello di ipanema

So che scegliere i libri basandosi esclusivamente sulla copertina può non sembrare una scelta particolarmente sensata… voglio dire, esiste addirittura un detto in proposito (“non giudicare un libro dalla sua copertina”, che significa non giudicare dall’aspetto esteriore). Devo però constatare che questa si sta invece rivelando una strategia vincente. Dopo Cacciatori nel buio, anche nel caso de Il castello di Ipanema mi è andata benissimo.

Iniziamo, allora, proprio dalla copertina… il mio occhio ne è stato attirato perché riconoscerei i picchi di Dois Irmaos ovunque. E infatti la presenza della parola Ipanema nel titolo me lo ha confermato subito: il libro è ambientato a Rio de Janeiro. Questo, almeno, ad una prima analisi superficiale. Il castello di Ipanema, infatti, è molto più che ambientato a Rio. È la storia di Rio… La città carioca si respira in ogni pagina, ogni parola, ogni lettera di questo romanzo. Ne traccia la storia, ma dal dentro, dalla parte delle persone e delle vite private che hanno creato da foresta e spiaggia deserta uno dei quartieri turistici più famosi al mondo: Ipanema. E ci riesce così bene, a mio avviso, perché mescola sapientemente personaggi storici (o anche solo realmente esistiti) con personaggi fittizi, facendoli interagire e intrecciando le loro vicende alla storia del quartiere, della città e – più in generale – alla storia del Brasile.

Il castello di Ipanema è al contempo una storia cronologicamente lineare e un mosaico atemporale di personaggi e vite che si incastrano tra loro, dandoci modo di vedere l’immagine completa da un punto di vista nuovo e privilegiato.

E così si passa da amori, matrimoni, tradimenti e litigi, al golpe e alla dittatura in Brasile negli anni ’60 – ’80, alla diffusione del femminismo, alla piaga mondiale dell’aids negli anni ’80, ai cambiamenti nella moda e nei comportamenti sociali nei vari periodi… passando per la scoperta (interessantissima!) di come Ipanema si sia trasformata da spiaggia deserta a zona esclusiva di poche ville e castelli prima, a quartiere alla moda di palazzi alti e molto popolati, boutique e viali eleganti poi, fino ad essere circondata non più da monti verdi di foresta ma da favelas di casupole misere da cui arrivano rumori di sparatorie notte e giorno.

Rio de Janeiro, 1904. La “fondazione” di Ipanema si deve effettivamente alla famiglia Jansson, arrivata dalla Svezia in quanto lui era diventato console a Rio de Janeiro. I coniugi Jansson metteranno al mondo dei figli biondissimi, bianchissimi e altissimi, che nonostante l’incongruenza del loro aspetto esteriore in quel posto, renderanno la loro famiglia una delle colonne portanti del quartiere, fino ad essere considerati un po’ dei nobili di Ipanema. Da qui in poi è romanzo intrecciato a vicende storiche e personaggi esistiti ma a loro volta romanzati. Il mix è – a mio avviso – ben riuscito.

La storia della famiglia Jansson, del loro castello e di tutte le persone – vere o finte – che in un modo o nell’altro le gravitano attorno, rende Il castello di Ipanema un affresco vivido, dettagliato e molto molto coinvolgente della vita a Rio nel secolo tra il 1904 e il 2008.

Lo trovate qui:

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Piperpenny
Italiana trapiantata nella città libera e anseatica di Amburgo, lavoro nelle relazioni pubbliche nel campo della moda. Viaggio per vocazione, scrivo per divertimento. La mia occupazione principale in realtà è correre dietro a due minions anche conosciuti come i miei figli.

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Comment


Jasna
18 February 2020 at 4:38 pm
Reply

Grazie per tutti i tuoi consigli letterari !! Non so come fai a leggere così tanto…io con l’arrivo del secondo rospetto sto da tre mesi sullo stesso romanzo 🙂



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