Da alcune settimane ho ricominciato a dormire col pigiama corto, evento che – vivendo ad Amburgo – è solitamente circoscritto a poche settimane all’anno. Va detto, però, che la mattina quando esco dal letto sento ancora qualche brividino, essendo che mi trovo appunto ad Amburgo e non, chessò, in California. Quando, una di suddette mattine, ho aperto l’armadio per buttarmi qualcosa sopra al pigiama per scendere in cucina a fare il caffè, l’occhio mi è caduto su questa vestaglietta asiatica presa a Bangkok.
Indossarla mi fa un po’ sentire in vacanza. L’Asia è il nostro (di piper-marito e mio) continente preferito in cui viaggiare e ogni volta che metto gli occhi su qualche oggetto che abbiamo riportato a casa dai nostri viaggi, brucio dalla voglia di ripartire. Quando infilo questa vestaglietta, m’immagino di aggirarmi rilassata tra i giardini tropicali e gli ambienti suggestivamente tradizionali della Jim Thompson House a Bangkok, tranquilla e sicura come fosse casa mia. Questa, in effetti, sarebbe anche la mise più adatta all’occasione, visto che Jim Thompson fu proprio uno dei maggiori artefici della rivalutazione e della diffusione nel mondo della seta tailandese (non per niente veniva chiamato il Thai Silk King, il re della seta tailandese).
L’architetto statunitense, infatti, dopo essersi trasferito a Bangkok per via del suo amore per la Tailandia, si impegnò in una mastodontica opera di recupero della produzione artigianale della seta tradizionale tailandese, una stoffa pregiatissima, tessuta e tinta a mano con i tipici motivi colorati comuni a gran parte dei Paesi asiatici (ecco come esempio uno sguardo all’assortimento dello shop della Jim Thompson House). La produzione della seta tailandese è una vera e propria forma d’arte che risulta in una seta brillante, iridescente e leggerissima, il cui aspetto è quasi impossibile da riprodurre con altre fibre tessili. Nel 1950 Jim Thompson fondò la Thai Silk Company, la quale ampliò, organizzò e rese famosa la produzione e il commercio della seta tailandese nel mondo. Gran parte della ditta fu in realtà ben presto riconsegnata alla popolazione locale, allo scopo di conservare le tradizioni e la cultura dei tessitori e degli agricoltori tailandesi. Entro gli anni ’60 Thompson stava già collaborando con i nomi più prestigiosi del mondo della Moda internazionale e anche con quella che da decenni è considerata la bibbia dello stile: Vogue.
La seta tailandese è senza dubbio il souvenir perfetto da comprare in Tailandia. Direi quindi che sì, questa vestaglietta sarebbe proprio perfetta da indossare a Bangkok. Ecco quindi spiegato perché indossarla mi provoca sensazioni agrodolci: il benessere di immaginarmi in Asia, i ricordi di viaggio che riaffiorano, insieme alla nostalgia e alla malinconia di non avere idea di quando potrà avvenire il mio prossimo viaggio in Asia.
In realtà, va detto, personalmente provo un misto di amore e odio per questa megalopoli asiatica*. Infatti, per quanto Bangkok sia una città molto suggestiva e piena zeppa di cose estremamente interessanti, è innegabile che sia quantomeno problematica per una serie di aspetti negativi, non ultimo dei quali indiscutibilmente quello della prostituzione minorile (la vista di uomini bianchi che si aggirano le sera nel quartiere dei divertimenti, davanti ai cui locali si trovano “intrattenitrici” sostanzialmente bambine, popola ancora i miei peggiori incubi la notte e se ci penso mi torna il voltastomaco). Il tempo, però, ha spesso l’effetto di abbellire le esperienze che, guardate attraverso la lente dei ricordi, risultano un po’ più romantiche e malinconiche di quanto forse in realtà siano state ed è così che, oggi, quando ripenso al mio viaggio, sono piuttosto i ricordi belli, quelli che mi tornano in mente. E così, nonostante fino ad ora io abbia considerato concluso il mio interesse per Bangkok dopo una sola visita e non abbia da allora mai messo in conto di tornarci, mi trovo ora invece a fantasticare sul prossimo viaggio nella capitale tailandese.
In paziente attesa di ripartire, ecco una carrellata di foto del mio soggiorno a Bangkok, per viaggiare almeno con la fantasia.
La casa di Jim Thompson, che su di me esercita un fascino particolare, tanto che ci andrei a vivere immediatamente.
Il complesso di templi Wat Pho, una delle cose più suggestive che io abbia visto
La vista di sera sull’infinita metropoli di luci da uno degli sky bar panoramici della zona dei grattacieli.
Ma anche Wat Arun, il cibo ai chioschi di strada, le viette con i mercati…
Sono talmente in astinenza da viaggi che sì, in questo momento tornerei di volata anche a Bangkok!
*Voglio specificare che questa è esclusivamente la nostra opinione, basata sulla nostra esperienza personale. Conosco infinite persone che adorano Bangkok e cui invece non sono piaciuti per niente altri posti del mondo che noi abbiamo amato. Così è la vita.
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