Tornano gli inseparabili. Ecco i miei di questo periodo.
UNO// Crayon “Poppy Red” – Labello. Non avevo ancora provato questi rossetti-matitoni di Labello perché onestamente ho troppi rossetti/lucidalabbra ed è raro che io li finisca, quindi non me ne ero mai interessata: perché comprare l’ennesimo rossetto di cui, per altro, non ho alcun bisogno? Dal momento che però per me è virtualmente impossibile entrare in farmacia ed uscirne solo con i medicinali che ero andata a prendere, questa volta l’acquisto inutile è stato proprio questo qui. Il mio processo mentale pre-acquisto? “Che bel colorino estivo, poi di Labello sarà anche idratante e toh, guarda, è in offerta a due euro e poi…” a quel punto avevo già pagato ed ero già sulla via del ritorno. (Lo trovate qui)
DUE// La mia colazione preferita del momento: mezza banana, due cubetti di spinaci surgelati (naturali), qualche fettina di cetriolo, una tazza di latte di mandorla. Buttare tutto nel frullatore e frullare alla massima potenza per un paio di minuti, finché la consistenza diventa bella vellutata. Mi piace un sacco, fa bene e mi tiene sazia fino all’ora di pranzo. Inoltre usando gli spinaci surgelati, rimane un frullato freschissimo, davvero perfetto per l’estate. Consigliatissimo. (Per fare questo smoothie uso un frullatore apposta per frullati da bere, che ha anche un tappo da attaccare direttamente al corpo, in modo da poter bere direttamente da lì. E’ questo qui di WMF.)
TRE// Bio Matcha – DM. Il matcha è un tè verde giapponese che, a differenza dei canonici tè ad infusione, si presenta sotto forma di polverina finissima verde, che si scioglie nell’acqua. Da alcuni anni è diventato un trend il matcha latte, in cui la polvere di tè non viene sciolta in acqua, bensì nel latte caldo. Io sospetto che il matcha latte stia al tè matcha come il california roll stia al sushi tradizionale. Ovvero dubito che sia frutto della tradizione giapponese, quanto piuttosto dei soliti esperimenti fusion degli americani. In ogni caso: chissenefrega! Il matcha latte è una delle mie cose preferite da bere. Fino a qualche tempo fa lo compravo sempre pronto da Starbucks o in qualche caffè ben fornito. Durante la quarantena, quando era più difficile uscire a prendere un caffè, ho accarezzato l’idea di farmelo in casa, temendo fosse un processo complicato e lungo (la mia reazione standard quando sento “rituale giapponese”). Mi sbagliavo. Quando da DM ho notato questo tè matcha già diviso in porzioni sotto forma di bustine, ho deciso di provare. Le istruzioni dicono di sciogliere ogni bustina in circa 150 ml di acqua calda. Io invece la sciolgo nel latte tiepido con una forchetta (idealmente con le fruste, ma le mie sono troppo grandi per una tazza) e poi scaldo tutto nel “milk frother” di Nespresso, così diventa vellutato e fa una bella schiuma. Oggi nelle mie stories di instagram c’è il video di come preparo il matcha latte a casa. (P.S.: dal momento, però, che il tè già porzionato in bustine crea troppe confezioni da smaltire, non credo ricomprerò questo qui, ma proverò invece una confezione grande da cui dosare la polvere col misurino. E’ meno pratico, ma più sostenibile. Credo proverò questo qui)
QUATTRO// Mollette per chiudere i sacchetti – Depot. Dopo aver usato un po’ qualsiasi cosa per chiudere i sacchetti in cucina (come quelli di pasta, riso, cous cous, quinoa, spezie, farina, cereali, ecc…), dalle mollette per il bucato (brutte), alle barrette di palstica di Ikea (non riesco a usarle e poi sono di plastica quindi no), fino al nastro adesivo (che in realtà dopo due giorni di adesivo non ha più niente), mi sono imbattuta in questo tipo di mollette e non tornerò più indietro perché sono tra le poche che chiudono davvero bene, non si rompono, esistono di diverse misure e in questo color ottone sono pure tanto belline. (Le trovate da Depot anche online, oppure simili qui)
CINQUE// Sottopentola di ottone – Depot. Era da un po’ che volevo buttare via i miei tre sottopentola di sughero di Ikea e sostituirli, visto che ormai si stavano sbriciolando e mi trovavo a dover pulire il cassetto in cui li tenevo quasi quotidianamente perché pieno di detriti. Sono entrata da Depot per comprare le mollette di cui sopra per chiudere i sacchetti della cucina, ma quando ho visto questo sottopentola mi è stato subito chiaro che sarebbe venuto via con me anche lui. Il cassetto della cucina ringrazia, ma anche il mio occhio, visto che anche l’occhio vuole la sua parte. Non mi era mai venuto in mente, infatti, che un oggetto marginale quanto un sottopentola potesse sfoggiare anche doti estetiche… E INVECE. (Lo trovate da Depot anche online, ma se non spedisce dove siete voi qui ne trovate uno simile)
SEI// Pianta di banane – Aldi. Nel mulino che vorrei, io vivo ai Caraibi e ho un giardino pieno di piante tropicali quali strelitzie, pini marittimi, bouganville, glicini, fichi d’india, palme e, sì, anche banani. Li ho sempre trovati stupendi con quella linea slanciata e quelle grandi foglie allungate ed eleganti. Sarà che nelle mie fantasie sono stata pesantemente influenzata da questo posto qui. Il fatto che invece vivo ad Amburgo, capirete, rema un pelino contro queste mie fantasie tropicali. Inconsciamente, però, sembra proprio io abbia trasferito questo mio sogno del giardino tropicale all’interno di casa. Ho iniziato col mettermi in salotto una monstera, poi ho aggiunto una palma kentia, una sansevieria e infine una strelitzia (abbiamo già analizzato la mia odissea per giungere alla decisione di comprarla). Il banano ancora non l’avevo osato perché in giardino ovviamente morirebbe al sopraggiungere dell’inverno amburghese e in salotto mi sembrava una roba un po’ fuori di testa. Un paio di settimane fa, però, ero alla cassa dopo aver fatto la spesa da Aldi e quando l’occhio mi è caduto su una piccola piantina di banane a meno di tre euro non ho resistito. E’ letteralmente una delle cose da cui non riesco a separarmi in questo periodo nel senso che la porto proprio fisicamente con me mentre mi sposto in casa. Per esempio se sono sul divano la sistemo in salotto, se sono al computer la appoggio sul tavolo in bella vista, quando cucino la posiziono su un angolo dell’isola e se vado in giardino la metto fuori a prendere aria. E’ praticamente il mio animale domestico. Tra un paio d’anni avrò un albero di banane in salotto? Lo scopriremo solo vivendo.
SETTE// Multi-cesto per i panni sporchi – Songmics. Il concetto di “cesto per i panni sporchi”, per quanto mi riguarda, si è evoluto negli anni. E’ una cosa cui prima non avrei dedicato mezzo minuto del mio tempo: era un processo semplice e lineare che si riduceva a operazioni elementari quali scegliere un contenitore carino, metterlo in bagno, metterci dentro i vestiti da lavare e da lì trasferirli alla lavatrice al momento di lavarli. Non mi sarebbe mai venuto in mente che la cosa potesse essere più complicata… fino a quando ho avuto dei figli e improvvisamente il cesto dei panni sporchi ha cominciato ad occupare molto più spazio nei miei pensieri, nei miei incubi e anche nel mio bagno. Innanzitutto, con dei neonati la roba da lavare lievita come tutte le pizze e focacce che sono state prodotte in tempo di quarantena da Covid-19, visto che l’occupazione principale dei bebè sembra essere quella di vomitare addosso a te, a se stessi e a chiunque e qualunque cosa capiti loro a tiro (e poi vorrei aggiungere: “barriere salva pipì/pupù” un gran paio di balle, caro il mio signor Pampers). Ma non è che quando crescono la situazione migliori poi molto, anzi se hai più di un figlio e anche un giardino, direi che tende piuttosto a peggiorare. Pensare che un cesto per i panni sporchi basti, è semplice utopia. La scena che mi si presenta entrando in bagno la maggior parte delle sere, è la seguente: cesto straripante col coperchio scartato da un lato perché è troppo pieno e metà dei vestiti sul pavimento perché non ci stanno più nel cesto. A quel punto porto tutto giù in lavanderia e mi metto a dividere tra colorati, scuri, chiari, delicati… Come lo faccio? Facendo dei mucchietti di vestiti sul pavimento e lavando una tipologia alla volta, quindi la scena quasi perenne che si presenta nel locale lavanderia è di un pavimento coperto di mucchietti di vestiti vari. Non potendone più, per la prima volta in vita mia mi sono dovuta impegnare per trovare una soluzione per i panni sporchi (casalinga disperata a chi?). E visto che Google può tutto (d’altronde oh, c’è chi si prende delle gran lauree in medicina, psicologia, socio-economia e geopolitica su Google eh), è riuscito anche a risolvere questo problema. Ecco a voi il multi-cesto dei panni sporchi, la cui esistenza io fino ad ora ignoravo, perché non ho mai dovuto occuparmene, visto che fino ad ora non avrei assolutamente avuto lo spazio necessario in cui metterlo. Avendo però ora una lavanderia, mi si è aperto un mondo. Ne esistono tanti e di tanti tipi. Ma pensa te l’ingegneria cosa è in grado di fare quando ti distrai un momento. Comunque io ho scelto questo perché ha quattro scomparti (il minimo per come divido io il bucato), ha le rotelle per essere spostato a piacimento, i singoli sacchi si possono estrarre con le loro maniglie per essere trasportati o rovesciati, e infine il colore e la forma sono abbastanza sobri. Entrare in bagno e in lavanderia e vedere tutto ordinato ha effetti magici sulla mia tranquillità mentale. Sono molto soddisfatta e nel caso ci fosse qualcuno che, come me, necessita di una soluzione in questo campo, qui può trovare il multi-cesto dei panni sporchi che ho comprato io.
E voi da cosa non riuscite a separarvi al momento?
Buona settimana a tutti!
3 Comments
Ciao, ho ricevuto in regalo il mio fiore preferito, la sterlizia, ma in vaso (forse ‘lui’ era annoiato di farmi mazzi di recise), per favore condividi l’esperienza con la tua, vivo in pianura padana, quindi in inverno la ritirero’ in una stanza luminosa in inverno magari in una sorta di copertura-serra. Un amico ne ha una da anni ed è rigogliosa, quindi ho speranze… grazie
Scusa il ritardo nel rispondere, vedo il tuo commento solo ora! Allora, io ho tenuto da quest’inverno la mia strelitzia in vaso in casa al chiuso in un ambiente molto luminoso e devo dire che fino a quando siamo partiti per le vacanze era in ottimo stato. Dopo oltre due settimane di assenza mostra qualche segno di sofferenza, nonostante mia suocera sia venuta ad annaffiare le piante (sospetto che le abbia dato troppa acqua). A parte questo contrattempo, fino a prima delle vacanze cresceva bene, infatti ero pronta a rinvasarla in un vaso più grande a breve. Secondo me in Italia potrebbe stare bene anche in una veranda/serra in inverno, visto che fa meno freddo di qua. Però io l’ho tenuta in salotto, che comunque è molto luminoso, e devo dire che è sopravvissuta benissimo.
Ho provato profonda invidia durante un viaggio a Madeira, dove hanno in giardino piante e cespugli di sterlizie enormi, come noi abbiamo cespugli di lauro…