Quando piper-figlio1 viene pregato – dalla sottoscritta – di rimettere a posto la sua stanza, più o meno la cosa si svolge sempre come segue: glielo chiedo circa un centinaio di volte, lui finalmente comincia a mettere i pezzi di lego nel cesto, poi si distrae e inizia a giocare, io lo riprendo un altro centinaio di volte, lui ricomincia a mettere a posto, poi nota il trattore lì accanto e si mette a giocare, io ricomincio a chiedergli di mettere a posto e dopo trenta minuti così perdo la pazienza, lo spedisco a lavarsi i denti e metto in ordine io. Qualcun altro in questa situazione? Non fatemi sentire sola. Comunque qualche sera fa, mentre sistemavo il casino che un cinquenne riesce a produrre nel giro di un pomeriggio, mi è capitata in mano una borsina a forma di coda di pesce che piper-figlio1 aveva ricevuto quando era stato invitato al compleanno di una sua compagna di asilo (il compleanno aveva come tema le sirene, ecco il perché della borsina a tema marino).
Con un’associazione di idee provocata penso da un mix di stanchezza e mancanza prolungata di viaggi, mi è tornata in mente una delle cose più inquietanti che io abbia mai visto. Mi trovavo in Malesia, sull’isola di Tioman. Durante uno dei miei giri entrai in un negozio di cose tipiche, dove tra i vari manufatti e prodotti dell’isola e della cultura malese, notai delle borsine ricavate da… rane. Rane vere eh. L’apertura della borsina era costituita da una cerniera posta sulla bocca della rana o sul suo sedere, dipende dal modello (sì perché esiste addirittura più di un modello di borsa-rana). Ho ancora gli incubi.
Ammetto di non essere stata abbastanza avventurosa per comprarne una, limitandomi a modelli di più facile interpretazione…
Rane a parte, l’isola di Tioman è stata una delle mie fantasie ricorrenti durante il lockdown e non è difficile capire il perché: mentre sei chiuso in casa, fuori è inverno, puoi fare poco o niente, focacce e pizze ormai non le puoi più vedere e la possibilità di viaggiare è lontana anni luce, l’idea di trovarsi al caldo su un’isola scarsamente popolata, circondati da vegetazione, oceano e delizioso cibo asiatico ha un richiamo quasi irresistibile.
Ora che la stagione fredda è alle porte e la minaccia di un secondo lockdown incombe su di noi, la mia voglia di teletrasportarmi in Malesia – o anche ovunque onestamente – è ai massimi storici. La mia immaginazione ormai ha dichiarato l’autogestione e mi tempesta con immagini di passeggiate nella fitta vegetazione malese, piedi che sprofondano nella sabbia finissima, tramonti infuocati sull’oceano, noci di cocco appena colte…
4 Comments
Sto ancora ridendo.. io ne ho due, gemelli, uno rifà il letto.. ma solo quello eh. Se gli chiedo di mettere a posto la sua stanza sposta semplicemente dal punto A al punto B, che non è comunque quello giusto. Sotto al letto hanno entrambi due scatole Ikea e ho paura di guardarci dentro. Hanno quasi 9 anni quindi non ti do’ buone notizie, ma mi sa che io non sono proprio stata bravissima a insegnare a mettere in ordine!
Hahaha, posso immaginarmi cosa mi aspetta! Sob.
Proprio mentre leggevo il tuo post il mio soggiorno era invaso di giochi. Nello stesso momento sulla porta ha suonato la mamma di un’amichetto del asilo di mia figlia. ☺️ Comunque qualche volta i miei figli si mettono a fare “aufräumen”. Il trucco sta a chiederli chi è il più veloce.
Uh, questa è un’idea che devo provare! Grazie!