Titolo: Viaggio a Timbuctù
Titolo originale: Journal d’un voyage à Temboctou et à Jenné dans l’Afrique Centrale
Autore: René Caillié
Anno: 2013 (s’intende l’edizione moderna che ho scaricato io: il testo originale naturalmente è del 1830 ed era originariamente edito in tre volumi)
Ho cercato una copia di questo libro in lungo e in largo. Un libro del 1830 pare però non essere di facilissima reperibilità, o così pensavo. Continuavo ad imbattermi in costosissime edizioni originali in francese, nemmeno la versione tradotta del 1993 sembrava essere disponibile. Ci ho messo letteralmente una vita ad accorgermi che invece la versione in e-book del 2013 è disponibile quasi ovunque e per pochi euro. Quando si dice farcela, eh.
Vista l'(inutile) odissea fatta per riuscire ad avere questo testo che mi attirava tantissimo, temevo un po’ che mi avrebbe delusa. E’ con grande sollievo che posso dire che invece è stupendo. “Viaggio a Timbuctù” Rende felice una mancata antropologa come me e fa vibrare di eccitazione le corde dell’avventuriera che assolutamente non sono ma che nelle mie fantasie più selvagge vorrei tanto essere.
Questo, infatti, non è un romanzo, ma un diario di viaggio. Tutto nasce da quello che a noi oggi potrebbe sembrare un desiderio semplice: fare un viaggio a Timbuctù, ma che ai tempi in cui esso effettivamente avvenne, era un’impresa difficilissima. Nell’ottocento, quando i bianchi stavano appena iniziando a penetrare nell’Africa e a cercare di impossessarsene, molti erano i posti impossibili o troppo pericolosi da raggiungere per un europeo. E’ per questo, forse, che alcuni luoghi divennero mitici nell’immaginario degli occidentali dell’epoca. Timbuctù era esattamente uno di questi luoghi fantastici, forse il più fantastico di tutti. Ai quei tempi, infatti, questa misteriosa città dell’attuale Mali era il più grande centro culturale di quella parte di mondo. Alle orecchie dei bianchi avventurieri di quel tempo arrivavano racconti di una città d’oro, dalle costruzioni imponenti e dal fervore culturale impareggiabile.
Questi racconti impressionarono talmente l’animo dell’esploratore francese René Caillié, che egli tentò più volte di imbarcarsi in un viaggio pericolosissimo per riuscire a raggiungere la mitica città di Timbuctù, ma più volte i pericoli e gli imprevisti lo obbligarono a ripartire dall’inizio. La descrizione di quello che dovette passare fa solo immaginare di quanta determinazione fosse dotato l’autore. Camminò per mesi e mesi dal Senegal al Nord del Mali sfidando infiniti pericoli, malattie, e la continua paura di essere scoperto, lui francese, in regioni dove ai bianchi non era consentito mettere piede – pena la morte – camuffato da arabo, ossessionato dal sogno di raggiungere quella città entrata fin dal Medioevo nel mito.
Caillié comunque, per nostra fortuna, non era solo un avventuriero, ma anche un esploratore in piena regola nonché un attivo antropologo, quindi il diario delle sue peripezie nell’Africa Centrale dell’800, luogo ancora quasi del tutto inesplorato dai bianchi, furono – e sono tutt’ora – un prezioso documento per conoscere la geografia di quei luoghi remoti, ma soprattutto i costumi, le usanze e i caratteri dei variegati popoli che li abitavano. “Viaggio a Timbuctù”, infatti, non è solo un diario di viaggio, ma quasi un catalogo di luoghi geografici, piante, popoli e cibi che ai bianchi erano ancora sconosciuti. Io ho letto incantata le descrizioni (a volte molto poco clementi e sempre filtrate dallo sguardo di un uomo bianco che si sente chiaramente superiore, va detto) degli abiti, delle acconciature, delle usanze e delle tradizioni – a volte tutti molto diversi tra loro – dei popoli dell’Africa Centrale.
E quindi alla fine Caillié riuscì effettivamente a realizzare il suo viaggio a Timbuctù? Riuscì infine a raggiungere la mitica città? E trovò davvero quello che le leggende narravano, o ci trovò qualcos’altro? Nonostante sia una storia di quasi 200 anni fa, quindi non esattamente un segreto, preferisco non spoilerare nulla, nel caso vogliate leggerlo. (Io comunque, per rimanere nel mood, ho già messo gli occhi su questo romanzo e anche su quest’altro)
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