Titolo: Tempo da leoni a Timbuctù
Titolo originale: Lion time in Timbuctoo
Autore: Robert Silverberg
Anno: 1990 (edizione originale)
Editore: Delos digital (edizione digitale del 2015)
Genere: romanzo breve di fantascienza / ucronia
Prima di leggere questo libro, non sapevo cosa fosse un mondo “ucronico”. Forse perché non leggo molti libri di fantascienza, nonostante il genere tutto sommato mi piaccia. Non credo, comunque, che normalmente avrei scelto questo libro, se subito prima non avessi letto quest’altro (di cui avevo parlato qui) e che mi aveva molto entusiasmata. Trovandomi in uno stato mentale dominato da Timbuctù e dalle sue leggende, mi sono messa a cercare qualche altro libro che mi facesse approfondire la materia, ma invece mi sono imbattuta in questo breve volumetto. Il titolo mi ha talmente incuriosita, che ho deciso di dargli una chance.
E’ così che ho scoperto cosa sia un mondo ucronico, concetto che trovo molto affascinante. L’ucronia è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Il mondo ucronico, quindi, è un mondo alternativo in cui ad un certo punto la storia ha iniziato a divergere da quella che conosciamo noi e le cose hanno iniziato ad andare diversamente che nel nostro mondo.
Un’opera ucronica ha sempre un punto di partenza, il punto in cui l’universo alternativo inizia a discostarsi dal mondo in cui attualmente viviamo. Nel caso di Tempo da leoni a Timbuctù questo evento è la peste nera del 1348: è lì che le cose, nell’universo alternativo, iniziano ad andare diversamente… la peste devasta l’Europa, decimandone la popolazione e lasciandola indebolita, quindi consegnandola di fatto nelle mani dell’impero turco ottomano, che riesce a invadere e conquistare tutto il vecchio continente. Da qui la storia come la conosciamo prende tutto un altro corso. Non è l’Europa che colonizzerà il mondo, ma verrà lei stessa colonizzata. I bianchi non si spartiranno l’Africa, massacrandola, ma anzi gli stati Africani dell’oggi alternativo sono tra i più potenti al mondo. Gli europei ovviamente non arriveranno mai nemmeno nelle Americhe, ne consegue che nel mondo alternativo gli imperi precolobiani (Inca, Aztechi, ecc…) sono ancora fiorenti, mentre nel nord America, che è ancora una distesa incontaminata, vivono indisturbate tribù di nativi. L’impero ottomano domina mezzo mondo, tra cui l’intera Europa e il Medio Oriente. La lingua della diplomazia internazionale è il turco, non l’inglese. Ai matrimoni più importanti del pianeta gli invitati di riguardo non sono i Windsor o i Kennedy, ma i principi Aztechi e i re africani.
All’inizio del libro si evince che la storia è ambientata all’incirca nella contemporaneità (o meglio quella che era la contemporaneità dell’autore, che scrisse questo romanzo nel 1990). Le più grandi personalità mondiali sono invitate ad una incoronazione a Timbuctù, capitale del potente impero africano del Songhai. La città che ci viene descritta è molto diversa dalla Timbuctù storica e anche da quella di oggi: è la capitale moderna di un grande impero, ma conserva un profondo lato tradizionale. Automobili ed edifici moderni si stagliano sulla città vecchia fatta di palazzi imperiali, e case fatte di terra. Negli alloggi della diplomazia internazionale ci sono tutti i comfort, ma intanto al mercato si susseguono danze tribali con vestiti tradizionali, eseguite da ballerini dai volti dipinti. In questa cornice si incontrano, tra gli altri, un diplomatico inglese in completo, una principessa turca in abito di seta, un principe azteco con bracciali d’oro ai polsi e alle caviglie… L’ho trovato un universo alternativo incredbibilmente affascinante.
E’ su questo scenario che iniziano a svelarsi intrighi internazionali e tresche amorose. Il tutto ricorda un po’ una commedia di Shakespeare e in effetti il bardo è addirittura citato in Tempo da leoni a Timbuctù, ma in modo coerente all’universo alternativo in cui è ambientato. Essendo l’Inghilterra stata per secoli dominata dai turchi (è solo di recente che è riuscita a riguardagnarsi l’indipendenza, unico stato europeo a farcela), l’opera più conosciuta di Shakespeare non è ovviamente “Romeo e Giulietta” ma “Alexius e Khurrem” e non è certo ambientata in Italia (anche la nostra penisola, infatti, è una provincia turca e non si è mai sviluppata nel modo in cui la conosciamo), ma è invece la storia di un amore impossibile tra un principe greco e una nobile turca a Istanbul.
L’affascinante concetto di ucronia, la strabiliante idea di come sarebbe potuta andare e la trama coinvolgente da intrigo internazionale hanno fatto sì che, con mia grande sorpresa, questo libro mi sia piaciuto molto.
Mi chiedo se tra qualche secolo qualcuno scriverà un romanzo ucronico usando come punto di partenza la pandemia da Covid-19 del 2020. Secondo me sì. Peccato non ci saremo più per leggerlo.
Inanto, se avete voglia di leggere qualcosa di totalmente diverso dal solito, vi consiglio Tempo da leoni a Timbuctù
Lo trovate qui se ordinate dall’Italia:
Click on the button to load the content from rcm-eu.amazon-adsystem.com.
e qui se ordinate dalla Germania:
Click on the button to load the content from ws-eu.amazon-adsystem.com.
Sulla pagina Libri, invece, ci sono tutte le recensioni che ho pubblicato fino ad ora.
Leave A Reply