Ormai diversi anni fa ereditai da piper-nonna uno stock di stoffe, anche molto belle, con cui lei (che si confezionava quasi tutto da sola) non aveva fatto in tempo a cucire nulla. Le presi io e non solo per il valore affettivo, ma perché pensai che mi ci sarei fatta fare dei vestiti su misura in sua memoria. Fino ad ora non sono ancora riuscita a decidermi su cosa e come farmelo fare, quindi questa scatola di stoffe si è spostata con me, intonsa, di trasloco in trasloco, fino all’ultimo qui, nella casa che abbiamo da poco comprato. Quando, svuotando gli scatoloni, ho intercettato questa scatola, però, mi sono accorta che non conteneva solo le stoffe di mia nonna, ma anche una stoffa indiana che comprai io. A Kuala Lumpur. Otto anni fa. Che tuffo al cuore.
Kuala Lumpur secondo me è una città asiatica molto sottovalutata. Conosco poche persone che abbiano scelto di andarci e – tra quelle – non a molte è piaciuta. Se è vero che a prima vista non può competere con bellezze sfacciate come Singapore o Hong Kong, è però anche vero che se ci si impegna un po’, si riesce a scoprire il fascino nascosto della capitale malese e se ne rimane incantati. I templi cinesi buddisti, quelli indiani induisti, le moschee, la natura tropicale, i grattacieli ultra moderni, le cucine per strada, i mercati tipici dell’Asia…
Furono proprio la multi-etnicità e la multi-cultura di Kuala Lumpur a conquistarmi così tanto. Nello spazio di pochi chilometri si può passare dall’incenso dei templi indù e l’odore di spezie dei ristoranti indiani a quello dei dumplings cinesi intorno ai templi buddisti, mentre sullo sfondo si sente il canto dei muezzin che chiamano i fedeli islamici alla preghiera. In questo somiglia alla sua vicina di casa, Singapore, che in genere però raccoglie molto di più i favori dei visitatori e non è difficile capire il perché: la città stato è molto più nuova, moderna, ricca e avanzata, rispetto alla “parente povera” (se mi passate il termine) malese. E per quanto io abbia amato e adorato Singapore, trovo che Kuala Lumpur abbia un fascino più antico, più genuino, più schietto e “ruvido”, rispetto alla meravigliosa e luccicante Singapore.
E’ proprio a Little India che, affascinata dai numerosi negozi straripanti di stoffe indiane, ho deciso di entrare e comprare una stoffa tipica. Sono quindi andata diretta al reparto dove si vendono le stoffe per confezionare i sari, gli abiti tradizionali delle donne indiane. Nei miei sogni ad occhi aperti mi ci sarei voluta far fare una giacca lunga, tipo cappottino leggero, ispirato a questa collezione Pre-Fall di Chanel del 2012 dedicata appunto all’India e che tanto mi aveva affascinata*. In quel momento e in quel posto mi era sembrata talmente una bella idea. Potrei scriverci un libro con tutte le volte in cui ho avuto un’idea che mi è sembrata geniale e poi invece… Ovviamente, infatti, non feci mai realizzare nulla con quella stoffa perché, come spesso succede una volta rientrata da un viaggio, tornai a contatto con la realtà e non trovai proprio mai il coraggio di andarmene in giro per la classica e understated Amburgo con un soprabito indiano di stoffa cangiante…
E voi cosa dite, dovrei finalmente realizzare l’idea del cappottino indiano d’ispirazione Chanel? Altre idee su cosa potrei fare con questa stoffa?
*(Tendo in generale a preferire souvenir dei miei viaggi che posso integrare nella mia vita quotidiana, come vestiti e accessori, come si vede qui e qui)
7 Comments
Io sarei una di quelle che il cappottino l’avrei già fatto fare e indossato.. a occhio e croce non so se c’è abbastanza stoffa dato che per confezionare i capi spalla ci vuole parecchia stoffa. Penso che abbinato con un outfit semplice sotto si possa indossare a mo di trench che si indossa sopra anche la tuta e le scarpe da ginnastica e toglie subito quell’aria da sono appena uscita dalla palestra! Per il resto farlo orlare e usarlo come copertina leggera sul letto? Mi viene in mente come idea.. oppure una semplice gonna a tubo al ginocchio mantenendo come sopra l’outfit semplice.
Ciao Norma
Mi sa che hai ragione, in effetti la stoffa potrebbe essere troppo poca per un cappottino…
In realtà in questo momento l’idea dei pantaloni mi sta ispirando molto. Anche una gonna semplice comunque è una bella idea.
Ciao Piperpenny, che stoffa bellissima! Io sarei assolutamente favorevole al cappottino. Oppure un bel paio di pantaloni ‘palazzo’ (credo si dica così, quelli ampi morbidi). Guardo spesso online le collezioni di ‘niu-fashion’, non so se conosci, mi piace molto come interpretano i tessuti etnici, abbinati ad un contesto più sobrio. Ciao ciao.
Oddio mi hai fatto scoprire una marca stupenda! Non la conoscevo, ma è molto nelle mie corde! Mi ricorda un po‘ una collezione di Weekend MaxMara di qualche anno fa dal sapore etnico, che infatti è ancora una delle mie preferite.
In effetti non avevo pensato ai pantaloni, ma invece è un‘idea che mi piace moltissimo! Un bel modello largo e comodo… non palazzo perché in genere non mi sta bene, ma qualcosa di sempre ampio e semplice… adesso ci penso bene.
Grazie mille!!
Anche a me sono venuti in mente i pantaloni ma poi mi sono detta che come stoffa non è sicuramente elastica, quindi ti suggerisco di realizzare una gonna a campana con una fascia alta. Perfetta per le sere d’estate in Liguria. Una maglietta bianca sopra e hai il tuo look: semplice e chic
È vero, la stoffa non è per niente elastica, però l‘idea dei pantaloni non mi dispiace, secondo me scegliendo un modello ampio e comodo ci può stare…
Anche la gonna in effetti non è male, soprattutto indossata con una t-shirt basica. Adesso mi viene in mente anche un abitino semplice, tipo a trapezio, però non vorrei il total look così fosse troppo impegnativo…
Bellissima la stoffa e ottima l’idea dei pantaloni! Io ne farei un vestitino per l’estate.
Kuala Lumpur è stata una delle mete del nostro viaggio di nozze in Malesia. Non mi è piaciuta ma giá all’epoca avevo la sensazione di non averla vissuta nel modo giusto… affascinante davvero la multiculturalitá malese, chissá come stanno ora…