E’ esattamente dal giorno 9 di novembre che qui ad Amburgo hanno cominciato a chiudere TUTTO. Prima musei, cinema, palestre, piscine e ristoranti. Poi da dicembre anche negozi di qualsiasi tipo, tranne i supermercati. E’, insomma da quasi tre mesi che è TUTTO chiuso. Almeno nel primo lockdown erano rimaste aperte cose come vivai, fai-da-te e quei posti tipo Starbucks e affini, dove poter prendere un caffè da asporto. A questo giro no. E’ una situazione pesantissima per tutti quanti, quindi stiamo aspettando con estrema ansia il 15 di febbraio, giorno in cui questo lockdown dovrebbe finire e la situazione dovrebbe alleggerirsi un po’, anche se ancora non è dato sapere con quali modalità. Io in realtà vivo nel terrore che queste misure particolarmente restrittive vengano allungate per l’ennesima volta. Non ne posso davvero più. Come sempre – e specialmente da un anno a questa parte – cerco di trovare conforto nelle piccole cose, cerco di godere delle minuscole gioie quotidiane, mentre sogno di poter finalmente tornare a fare cose ormai non più banali come uscire a cena con le amiche, entrare in un negozio e comprare qualcosa dopo essermelo effettivamente provato!, andare a vedere una nuova mostra in uno dei miei musei preferiti, andare al cinema con piper-marito e – impensabile! – andare in Liguria a Pasqua (evento che ormai mi sento di rimuovere dalla lista delle cose probabili per il 2021). Insomma, la situazione è pesante e il mio equilibrio mentale precario, quindi eccomi a dedicare qualche minuto a delle piacevoli frivolezze, nella speranza che mi aiutino a restare sana almeno fino a settimana prossima – e che aiutino anche voi a distrarvi, se ne avete bisogno, anzi il vostro contributo nei commenti è il benvenuto!
- Negli ultimi anni, complice la mia (ormai abbandonata) lista 30×30, ho scoperto che mi piace dipingere. Ho altresì scoperto che sono piuttosto priva di talento e anche di tempo (va beh, questo già lo sapevo), ragion per cui negli ultimi anni ho dipinto solo tre quadri fino alla fine (ne ho un altro paio “in lavorazione” che chissà se e quando vedranno la luce). In realtà di uno dei tre sono piuttosto soddisfatta, tanto che l’ho appeso in casa, in ingresso, vicino ai due idoli balinesi, ed è una delle prime cose che si vedono entrando in casa (gli altri due li odio, uno è in cantina e l’altro credo di averlo buttato). Fino ad ora lo avevo tenuto appeso così com’era, ovvero con la tela “nuda”, senza cornice, perché in teoria l’idea mi piace. Nella pratica, però, ho continuato a pensare che mancasse qualcosa e così, dopo averci rimuginato per mesi, alla fine ho deciso di montarlo su una cornice. E’ stata l’idea giusta! Secondo me la differenza è abissale. Sono molto soddisfatta. Se avete bisogno di una cornice per tele (non per poster), io ho preso questa e sono molto soddisfatta.
- Quando mi è apparsa questa pubblicità di J.Crew qui sotto, mi sono resa conto una volta di più quanto l’algoritmo mi conosca bene. Trovo tutto perfetto in questa foto: lo stile, i capelli, lo sfondo. Mi sarei teletrasportata lì immediatamente. Tra l’altro J.Crew è una delle mie marche storicamente del cuore, ne ho parlato spesso anche qui sul blog in passato e negli anni scorsi ho comprato molte cose di questo brand, perché trovavo abbigliamento di qualità, in materiali ottimi, quasi mai prodotto in fabbriche di dubbia etica nei soliti Paesi dova sappiamo bene cosa avviene. Da circa un paio di anni a questa parte, però, non ho più acquistato nulla, perché ho iniziato a trovare sempre più capi in poliestere e sempre meno cose di qualità. Ho percepito, insomma, un peggioramento nella marca, che la stava portando a scendere al livello delle solite ditte di fast fashion che ormai impestano il mondo. Quando ho visto quest’immagine, però, mi sono letteralmente fiondata sul sito per acquistare questi pantaloni (di maglioni quasi uguali a questo invece ne ho almeno due), solo per rendermi conto che questi splendidi pantaloni sono fatti interamente di poliestere. Non mi sbagliavo, quindi, sulla brutta piega che sta prendendo questo brand. Peccato. Mi si spezza davvero il cuore.
- Non so se l’ho già detto che la situazione è pesante e che siamo stufi di tutto. Una delle mille cose di cui siamo stufi – oltre a non viaggiare, non vedere la famiglia, gli amici, andare nei musei, al cinema e TUTTO TUTTISSIMO – è mangiare a casa. Abbiamo sempre amato molto uscire a cena (a me mancano molto anche i nostri posticini in pausa pranzo con la collega) e anche se molti ristoranti (quelli che non hanno già chiuso per sempre intendo) offrono il servizio d’asporto, alla fine anche quando mangi qualcosa non cucinato da te, ti ritrovi comunque sempre a mangiare al tuo tavolo di casa, che al momento funge da ristorante, scrivania d’ufficio, banco di scuola (ma anche cattedra all’occorrenza), banco per i lavoretti dell’asilo e pedana per i meeting su zoom. Anche basta. Comunque per cercare di variare un po’ le cose, siamo scivolati un’altra volta nel tunnel dei dumplings fatti in casa. Been there, done that, quindi in realtà non stiamo variando proprio niente. Help.
- Un altro modo per variare un po’ la monotonia delle giornate – soprattutto dei fine settimana – è fare un aperitivo ogni tanto. Che a qualcuno sembrerà banale, ma qui il concetto di aperitivo sostanzialmente non esiste. Il Crodino (qui quasi introvabile se non da Andronaco e no, questa non è una pubblicità di alcun tipo) è una delle cose che più sa di casa per me.
E questo è tutto. Da voi la situazione com’è? State tenendo duro? Finirà tutto questo?
Vi abbraccio
Comment
Ahhhh… Stessa barca!! L’highlight della settimana è fare la spesa, passeggiare e al massimo ordinare da asporto. Attendo anche io con ansia il 15 ma allo stesso tempo anche la Primavera. Magari anche con le restrizioni si potranno fare delle piccole gite o fine settimana lunghi, speriamo!!! Lucia