Avviso alla gentile utenza: per assicurare un’esperienza completa e soddisfacente nella lettura di questo post, è fortemente consigliato scegliere un adeguato sottofondo musicale, in particolare “La Garota de Ipanema” nella versione originale e – qualora le circostanze lo permettessero – accompagnare la lettura degustando una fresca caipirinha vista mare.
In genere mi piacciono le funzioni “archivio” di Instagram e “ricordi” di facebook, perché trovo sempre carino vedere cosa facevo e a che punto della mia vita ero lo stesso giorno degli anni passati. Poi è arrivata la pandemia e queste funzioni sono diventate un supplizio, perché mi ricordano ormai su base settimanale che in passato viaggiavo in lungo e in largo, uscivo, giravo, facevo, disfacevo, verità, lettera o testamento, mentre ora siamo chiusi in casa. DA UN ANNO.
Un paio di giorni fa nell’archivio di instagram è stato il turno di Rio de Janeiro…
Questa foto scattata sul lungomare di Ipanema mi ha ricordato che proprio in questi giorni otto anni fa piper-marito e io volavamo dall’altra parte del mondo, prima per prendere parte al matrimonio di amici a San Paolo del Brasile, per poi recarci a Rio de Janeiro, dove abbiamo passato una decina di giorni paradisiaci girando tra spiagge pazzesche, vegetazione tropicale, viste mozzafiato, la multicolore vita carioca tra luci della città e tramonti infuocati sull’oceano, scoprendo uno dei miei ristoranti preferiti al mondo e passando da esperienze inaspettate a cliché da “manuale del turista inesperto”, ma chissenefrega: i viaggi sono fatti di un mix di tutto questo e, sinceramente, va bene così.
Uno dei cliché certamente più conosciuti di Rio è “la ragazza di Ipanema”o – in versione originale, “Garota de Ipanema”, celebre canzone di Vinicius de Moraes e Antonio Carlos (Tom) Jobim, resa poi celebre nel mondo dal remake di Frank Sinatra nel 1967. E così quando ci si trova effettivamente a Ipanema, è quasi impossibile non venire richiamati al tema più volte, vuoi dalla musica che esce da locali e negozi, vuoi perché lo storico bar in cui de Moraes scrisse la canzone (e venne poi contattato da Sinatra) ha cambiato nome da Bar Veloso a, appunto, Bar Garota de Ipanema che ora campeggia in enormi lettere rosse e illuminate su tutta la lunghezza del locale, rovinando un po’ l’atmosfera tranquilla e di eleganza sussurrata della strada, ma probabilmente attirando più turisti.
Lì accanto c’è una boutique con lo stesso nome, Garota de Ipanema, di proprietà della vera ragazza di Ipanema in persona – quella per cui gli autori scrissero la canzone: Heloisa Pinto, sposata Pinheiro, che all’epoca aveva 15 anni (solo io sono disturbata da questo dettaglio?). Comunque in effetti complimenti a lei per aver girato la situazione in suo favore ed essere riuscita a guadagnare da tutta la faccenda.
Siccome, dicevo, i viaggi a mio avviso dovrebbero essere un buon mix di spontaneità e pianificazione, luoghi comuni e accadimenti inaspettati, ho deciso che un giro nella boutique dei cliché poteva anche valere la pena farlo. Appena entrata ho creduto di sbagliarmi, visto che l’80% del contenuto della boutique, ho scoperto, consiste in teli mare, magliette e borse di stoffa sfoggianti il testo della canzone a lettere cubitali. Per fortuna, però, mentre mi giravo per uscire con la coda tra le gambe, mi è caduto l’occhio su un paio di orecchini che ho subito trovato pazzeschi e che infatti tutt’ora sono tra i miei preferiti. Quindi sì, il cliché quella volta ha portato bene.
Ispirata, quindi, dai ricordi del mio viaggio, in questi giorni ho tirato fuori i miei orecchini della ragazza di Ipanema – sepolti ormai in un cassetto insieme alla maggior parte dei miei accessori perché tanto dove devo andare? E infatti continuo a non avere un vero motivo per metterli, ma è ormai da un anno che mi vesto come se stessi andando alla prima della Scala quando invece mi reco semplicemente in farmacia e so che siamo un po’ tutti nella stessa barca, quindi benvenuta nuova normalità. A questo giro, però, oltre alla voglia di apparecchiarmi con tutti i crismi per situazioni che non lo richiederebbero affatto, si aggiunge anche l’insofferenza da fine-inverno tipica di questo periodo dell’anno, quindi il look da prima della Scala si sta trasformando rapidamente più in un look da Carnevale di Rio. Credo di aver bisogno di aiuto. Aprite gli aeroporti!
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