Fino allo scorso fine settimana ero probabilmente l’unica cittadina della Repubblica Federale Tedesca a non aver mai messo piede sull’isola di Maiorca, ma grazie al cielo ora abbiamo posto fine a questa disdicevole situazione e io posso tenermi il passaporto teutonico. Sì perché Maiorca qui in Germania è considerata un po’ un Land aggiuntivo e in effetti è stata giusto un filo colonizzata dai tedeschi, tanto che il primo commento di piper-marito già al giorno 1 è stato: “beh dai, ci sono tanti spagnoli per essere un’isola tedesca”. E infatti non mi è capitato quasi da nessuna parte di non trovare un menu in tedesco o almeno un cameriere che non parlasse la lingua. E proprio questo, in effetti, era uno dei motivi per cui non ero certa di voler andare a Maiorca: già ci passo ogni giorno della mia vita in Germania circondata da tedeschi, ma perché dovrei farlo pure in vacanza? Non ne vedevo sinceramente alcun motivo. E in effetti la nostra prima idea era stata la Grecia, solo che quando stavamo scegliendo cosa prenotare, stava venendo devastata dagli incendi – e già viviamo in un momento storico in cui c’è la costante minaccia che i viaggi vengano cancellati all’improvviso a causa del Covid, francamente aggiungerci anche la minaccia degli incendi mi pareva un po’ troppo rischioso. E così la scelta alla fine è caduta su Maiorca proprio perché i tedeschi sono talmente fissati con quest’isola da averla quasi colonizzata, di conseguenza anche in pandemia è sempre la destinazione che ha meno restrizioni di tutte e speravamo in questo modo di evitare problemi. Abbiamo avuto ragione: non solo il viaggio non è saltato, ma è valsa la pena di superare i pregiudizi che avevo (vedi più sotto), perché è stato proprio un bel viaggio.
Ecco un recap di cosa abbiamo fatto, dove abbiamo alloggiato, cosa abbiamo visto…
Attenzione: questo non è un post fotografico. Qui per ora raccolgo solo le informazioni generali sul viaggio, i racconti e le liste di cosa abbiamo visto e fatto. (Metto solo un paio di foto esplicative: se le aggiungessi tutte, diventerebbe davvero troppo lungo) Nei prossimi giorni approfondirò alcune mete per le quali secondo me vale la pena dire di più e aggiungerò anche molte delle foto che ho scattato.
Dove abbiamo alloggiato
Scelta la meta, abbiamo dovuto scegliere dove prenotare. Ad onor del vero, piper-marito era già stato a Maiorca, da buon tedesco, ma aveva circa 19 anni e, da buon giovane tedesco, era verosimilmente sempre un po’ brillo, quindi ha pochi ricordi e molto confusi (o probabilmente ben custoditi e non raccontabili). In pratica partivamo un po’ tutti e due da zero per l’organizzazione di questo viaggio, sicché ci siamo affidati ad una guida per capire in che zona prenotare. Io temevo molto di trovarmi a fare le vacanze in un posto di mare magari pure carino, ma pieno zeppo di birrerie, catene di fast fashion e all’you-can-eat-tapas a prezzo fisso, anche perché la maggioranza delle foto che mi apparivano su Google era proprio di calette magari anche molto belle, con alle spalle però sempre lo sfacelo dello sfruttamento edilizio in forma di enormi hotel omologati e attrattive pensate per il turista medio senza particolari interessi storici-naturali-artistici.
Secondo la guida che ho acquistato (Marco Polo), la zona est – in particolare il tratto che va verso nord – sarebbe tra quelle che meno ha risentito del turismo sfrenato degli ultimi decenni. Così abbiamo prenotato un resort nei dintorni di Son Servera, un paesino leggermente nell’entroterra dell’isola ma abbastanza vicino al mare, che infatti è stata un’ottima scelta.
Tra l’altro sempre secondo la guida anche quel tratto di mare non sarebbe tra i più turistici dell’isola. Ora, io non so quanto tempo fa gli autori della guida siano stati a Maiorca, ma vi assicuro che il tratto di spiagge intorno a Sa Coma è tra i posti più brutti in cui io sia stata. Solo hotel enormi, dei veri mostri architettonici, nulla di genuino o anche solo di buon gusto. Noi quando ci siamo arrivati non siamo nemmeno scesi dalla macchina: abbiamo attraversato quella zona a tutta velocità e siamo andati in spiaggia molto più a sud.
Che tipo di alloggio abbiamo scelto
La parola d’ordine per questo viaggio era RELAX. Il primo viaggio senza figli da… credo da quando ce li abbiamo i figli (fatta eccezione per questo weekend a Londra – e anche questo ma ero più che altro da sola – e quest’altro a Parigi, ma in tutti e tre i casi avevamo un figlio solo ai tempi) volevamo fosse all’insegna del riposo e della tranquillità, merci rare nelle famiglie con bambini piccoli. I nostri criteri per la scelta del posto, quindi, erano che fosse un weekend di relax, in un posto bello e possibilmente con piscina e spa di un certo livello. Che fosse in una zona non eccessivamente turistica. Che ci fosse qualcosa da vedere di naturale o di storico/artistico. Che le possibilità di fare acquisti, se ci dovessero essere, fossero più del tipo mercati artigianali e piccole boutique piuttosto che centri commerciali e catene. E che ci fosse qualche piccola caletta e spiaggia magari un po’ nascosta e isolata da scoprire nelle vicinanze. L’idea, comunque, era quella di dedicarci prevalentemente a relax in piscina-spa-spiaggette e fare solo un paio di capatine in giro giusto per veder qualcosa dell’isola e mangiare qualche piatto tipico.
Alla fine abbiamo trovato un resort davvero molto bello, con spa, piscina e un ristorante talmente buono che avrebbe tranquillamente potuto essere stellato e che ci ha permesso di goderci un paio di pomeriggi e di serate di relax, ma anche di fare qualche giro interessante per l’isola. Vi presento Pula Suites Boutique Resort. Un posto che riesce ad essere un resort rurale ma di lusso allo stesso tempo (d’altronde è un 5 stelle), che riesce a coniugare aspetti molto diversi tra loro con un risultato davvero ben riuscito: è minimale ma pieno di confort, trasuda eleganza ma dall’innegabile aspetto campagnolo. Sembra spoglio e nel mezzo del nulla, ma ti fa sentire coccolato e rilassato. Ti fa sentire un po’ sperso, ma puoi avere tutto ciò che desideri con un semplice schiocco di dita. E poi mi è piaciuta molto la sensazione di sedermi a bere qualcosa dopo cena pensando di trovarmi in una cascina o al massimo nella piazzetta di un minuscolo villaggio, piuttosto che nel bar di un hotel. Peccato solo che la spiaggia più vicina (il mare si vede dalla terrazza del ristorante) sia proprio Cala Millor a Sa Coma, uno dei posti a mio avviso più brutti della zona. La buona notizia è che a meno di mezz’ora di macchina ci sono posti di mare molto più belli.
Cosa abbiamo visto
Son Servera
Son Servera è il primo posto in cui siamo arrivati direttamente dall’aeroporto di Maiorca, visto che il nostro hotel era lì accanto. Si tratta di un paesino leggermente nell’entroterra dell’isola, ma abbastanza vicino al mare. Il paesino è effettivamente adorabile e mantiene una certa aria di genuinità, come promesso dalla guida – e in effetti qui i residenti sembrano ben più numerosi rispetto ad altre zone dell’isola che abbiamo visitato. Consiglio di visitarlo di venerdì quando c’è il mercato settimanale che è molto carino. In ogni caso vale una visita.
Cala D’Or
Anche questo è un posto di mare molto turistico (d’altronde siamo a Maiorca, un’isola che vive di turismo), ma in modo infinitamente più chic rispetto alla zona di Sa Coma più a nord-est. Ci sono delle calette davvero splendide, che non sono – però – nel mezzo della natura, anzi sono in mezzo al paese, che in questo caso gli è stato costruito attorno ben più assennatamente che in altre zone. Pur essendoci abbondanza di ristoranti, negozi e sì anche birrerie, all-you-can-eat-tapas e le solite catene internazionali, ci sono anche stradine caratteristiche e tranquille con ville eleganti ma sobrie, piccoli viali alberati di piante mediterranee, un porto con degli yacht che fanno sognare e anche qualche piccola boutique locale piuttosto chic. (Le calette un po’ isolate con nulla intorno comunque a Maiorca ci sono eh)
Personalmente preferisco un resort un po’ isolato in mezzo a spazi sconfinati: la vacanza in mezzo al caos e alla confusione mi sfinisce più che rigenerarmi, però un giro qui in paese e anche nelle calette Cala D’Or e Cala Figuera non lo salterei per niente al mondo. Tenete solo conto che queste calette sono piccole e molto amate, quindi se volete nuotare o sedervi a godervi lo spettacolo senza dover sgomitare tra la folla, dovete andarci di mattina presto o lontano dall’alta stagione. Noi ci siamo arrivati a metà mattina a settembre ed era piena così… non oso pensare cosa sia a luglio e agosto. Sogno di tornarci a ottobre o a maggio, in settimana, nella speranza di trovarla vuota. Se invece, a differenza mia, vi piace una vacanza in mezzo alla vita e la confusione non vi infastidisce, valuterei di cercare un hotel (o altro alloggio) qui.
Sollér e Port de Sollér
Può sembrare strano che una delle cose secondo me da non perdere di Maiorca sia un paesino praticamente di montagna, ma davvero io consiglio di includerlo nel vostro tour. In realtà tutta la Sierra de Tramuntana è patrimonio culturale mondiale dell’Unesco e, potendo, ci sarebbe molto di più da visitare su questa piccola catena montuosa, ma se come noi siete a corto di tempo, almeno Sollér lo visiterei (è ad una mezz’ora di macchina circa da Palma) e poi scenderei anche al Port de Sollér, fermandomi per strada per ammirare la vista dall’alto.
Palma de Mallorca
Anche se la tentazione – almeno mia – sarebbe quella di passare da Palma solo per recarsi in aeroporto e per il resto privilegiare altre zone di Maiorca, in realtà Palma è una città molto carina e che ha tanto da offrire… se non ci andate di domenica come abbiamo inavvertitamente fatto noi. La domenica (almeno a settembre, in alta stagione forse è diverso) il 90% dei negozi è chiuso, la cattedrale Catedral La Seu non è aperta al pubblico e anche altre cose, tipo i Banys Arabs che avrei tanto voluto visitare io non sono accessibili. E’ un peccato arrivare a Palma e poter fare poco, ho pensato, però poi in realtà è stato molto piacevole anche solo fare un giro. La città mi ricorda Barcellona, parzialmente anche Malta e in generale è una città del mediterraneo e come tale ha una matrice comune e tratti condivisi, pur nella sua unicità. Insomma, vale un giro anche di domenica.
E questo è quanto abbiamo fatto in questo viaggio a Maiorca, avendo a disposizione tre giorni pieni, ma volendo alternare le visite a dei momenti di relax. Nel complesso abbiamo trovato un bel compromesso e il nostro si è rivelato un ottimo programma, che riporto qui sotto nel caso qualcuno voglia prendere ispirazione per un weekend maiorchino. Vedere così poco ha avuto il pregio non solo di non sovraccaricarci (quando non vedo l’ora di vedere un posto nuovo purtroppo ho la tendenza a farmi prendere dall’entusiasmo e fare programmi carichissimi per vedere in tre giorni cose che normalmente si vedrebbero in almeno dieci), ma anche di lasciarci con la voglia di tornare quanto prima per scoprire di più.
Come abbiamo organizzato il weekend a Maiorca – tre giorni
Ecco come ci siamo regolati per riuscire a coniugare un po’ di riposo vacanziero ad un po’ di scoperta del luogo nel tempo che avevamo a disposizione.
- Giorno 1 – Venerdì
Arrivo di mattina all’aeroporto di Palma di Mallorca, ritiro macchina a noleggio.
Arrivo a Son Servera in tarda mattinata, giro del mercato, visita del paesino, pranzo nella piazzetta della chiesa.
Arrivo all’hotel nel primo pomeriggio – check-in ore 15, sistemazione dei bagagli in camera.
Pomeriggio a bordo piscina, leggendo, nuotando, riposandosi. Piccolo aperitivo.
Cena in hotel – il ristorante è pazzesco e se alloggiate bisogna cenare assolutamente qui!
Inizialmente dopo cena avevamo pensato di fare un giro in qualche paese vicino, ma essendoci svegliati alle 4:30 quella mattina per prendere l’aereo ci siamo solo limitati a prendere un drink al bar dell’hotel e poi siamo crollati.
- Giorno 2 – Sabato
Sveglia di buon’ora, colazione meravigliosa in hotel.
Partenza ore 10 circa in direzione Cala D’Or.
Giro di Cala D’Or, delle calette limitrofe, del porto e del paese fino al primo pomeriggio.
Rientro in hotel verso le 15, relax in piscina seguito da massaggio di un’ora alla spa dell’hotel (molto consigliato).
Cena in hotel (vedi sopra).
Vista la piacevolezza della sera precedente in hotel e il fatto che siamo vecchi, abbiamo optato anche questa volta per una serata di basso profilo nel bar-cortile dell’hotel.
- Giorno 3 – Domenica
Sveglia con calma, preparazione della valigia, colazione con molta calma per goderci gli ultimi momenti al resort.
Check-out ore 11, partenza verso Palma de Mallorca. (Pensavamo che avremmo fatto molto di più a Palma e che non avremmo avuto modo di vedere Sollér, quindi ci siamo diretti subito in città, invece a Palma era tutto chiuso, quindi abbiamo fatto in tempo a infilare anche una visita sull’altro lato dell’isola. Col senno di poi, se lo avessimo saputo, saremmo andati prima a Sollér e poi a visitare Palma, visto che da lì l’aeroporto è più vicino)
Visita di Palma, constatazione che è tutto chiuso di domenica, giro a zonzo per circa due ore.
Risaliti in macchina direzione Sollér. Visita della cittadina (di domenica pomeriggio c’era un mercatino proprio nella piazzetta della chiesa). Giro veloce anche a Port de Sollér.
Ritorno in aeroporto in tempo utile per riportare la macchina all’autonoleggio, per fare il check-in (al tempo del corona ci vuole circa il doppio del tempo che in un periodo normale, bisogna tenerne conto) e anche tutta la fila ai controlli di sicurezza. Io consiglio di arrivare almeno tre ore prima.
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