Titolo: La variante di Lüneburg
Autore: Paolo Maurensig
Anno: 1993
Editore: Adelphi
Pagine: 158
“Ogni scelta implica, di per sé, l’abbandono di tutte le alternative. Se non fossimo costretti a scegliere, saremmo immortali.”
Inaspettato. E’ la prima parola che mi viene in mente parlando di questo romanzo. Io davvero non avevo capito il tema del libro. Pensavo parlasse di scacchi – potrebbe quindi sembrare strano che io lo abbia comprato, ma andiamo con ordine…
La variante di Lüneburg mi è stato consigliato e, dato che i libri di Adelphi solitamente per me sono una certezza, così come lo sono i consigli di lettura della persona in questione, l’ho comprato a scatola chiusa. Una volta a casa ho letto la quarta di copertina e ho appreso che il tema del libro sono gli scacchi. Ora, io non credo ci sia qualcosa che mi interessi di meno degli scacchi, tranne – forse – un trattato sulle tecniche di pesca d’altura. Mi sono voluta fidare, ma diciamo che partivo piuttosto prevenuta.
L’inizio mi ha subito entusiasmata: l’apertura perfetta per un giallo di quelli pazzeschi. Una persona trovata morta in circostanze particolari, nessuna idea di come sia successo e qualche indizio totalmente misterioso. Dopo poco, però, ci si accorge che La variante di Lüneburg non è un giallo, ma vira verso qualcos’altro, anche se non è del tutto possibile attribuire un genere a questo romanzo. A questo punto inizia una storia, un primo flashback, che parla di scacchi, o meglio parla dell’ossessione di tutti e tre i personaggi di questo romanzo per gli scacchi (Dieter Frisch, Hans Mayer e il misterioso Tabori), e che onestamente non mi ha coinvolta molto, anzi, ma che – ho poi scoperto – è funzionale al resto del romanzo. Prima, però, che potessi perdere lo slancio e chiedermi se davvero volessi continuare a leggere questo romanzo, ecco che succede. Non lo chiamerei un colpo di scena, quanto piuttosto uno svelamento. Ecco di cosa parla davvero il libro! Non lo avevo assolutamente capito. La sorpresa è stata grande (e non solo per me a giudicare dalle recensioni). La parte finale del libro è stata dolorosa e difficile da leggere, come tutto ciò che riguarda quel tema lì – di cui non voglio svelare nulla. E’ un libro, però, che va assolutamente letto, non fosse altro che per quella parte finale.
Tanto di cappello all’autore per aver saputo ingegnare una trama e una costruzione narrativa così particolare, ben costruita e intricata. In La variante di Lüneburg tutti i pezzi, che all’inizio sembrano slegati e incomprensibili, alla fine vanno al loro posto, anche i dettagli più piccoli e che erano inizialmente passati inosservati. E voilà, ecco spiegato. Tutti tranne uno, se posso permettermi: se l’autore ci avesse fatto l’accortezza di svelare anche la dinamica dell’evento iniziale, saremmo stati tutti più contenti. Certo, come va a finire la storia te lo dice già all’inizio, a pagina 14 per l’esattezza. E, nel resto del libro, ti spiega anche il perché, anzi di più: fa luce su un passato spaventoso e terribilmente reale. Io però volevo tanto sapere come. Mi rendo conto che non è questo il punto, ma restare col dubbio mi ammazza (toh). Comunque, se lo avete letto e avete delle teorie, sarei felice di sentirle.
P.S.: non c’entra nulla, ma a proposito di Lüneburg: è un cittadina davvero molto carina, che vi consiglio di visitare se siete, o veniste mai a trovarvi, nella zona di Amburgo.
Se vi siete incuriositi e volete leggere La variante di Lüneburg (secondo me ne vale la pena)…
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