Titolo: Ricordo di un’isola
Titolo originale: Primera Memoria
Autore: Ana Maria Matute
Anno: 1960 (Il romanzo è stato pubblicato in Italiano per la prima volta nel 1972 col titolo “Prima memoria”. Nel 2021 è stato ripubblicato da Fazi col nuovo titolo.)
Editore: Fazi Editore
Pagine: 234
Ho notato la copertina di questo romanzo in una delle mie librerie preferite mentre mi trovavo in vacanza in Liguria quest’estate, l’ho preso in mano attirata dai colori, dal mare, dalle palme… In quei giorni eravamo sul punto di prenotare il nostro primo viaggio dall’inizio della pandemia e ci stavamo decidendo per Maiorca. Quando ho letto la quarta di copertina e appreso che Ricordo di un’isola è ambientato proprio sulla maggiore isola delle Baleari, ho pensato sarebbe stato la lettura ideale per la mia micro vacanza (senza figli!). Mi ero immaginata atmosfere rilassate, ricordi di un’infanzia dolce e spensierata, legata alla nostalgia dei luoghi del cuore. Mi pregustavo già il benessere di questa lettura in spiaggia o a bordo piscina, tra il sole e la vegetazione maiorchina.
Non è andata proprio così.
Ricordo di un’isola è sostanzialmente un romanzo sulla perdita dell’innocenza e, in armonia col tema, l’ambientazione maiorchina non è luminosa, dolce, serena e leggiadra, quanto piuttosto bruciante, desolata, cruda, a tratti brutale.
Siamo nel 1939, la guerra civile imperversa nella Spagna franchista continentale. La quattordicenne Matia, orfana di madre, abbandonata dal padre ed espulsa dal collegio in cui era stata messa, viene mandata a passare le vacanze estive sull’isola di Maiorca a casa della nonna materna. In sintonia con storia e ambientazione, la nonna non è un personaggio dolce, affettuoso e amorevole, bensì è una donna d’altri tempi, rigida, austera e intransigente. A casa della nonna sull’isola di Maiorca si trovano al momento anche la zia di Matia (sorella di sua madre e figlia della nonna) col cugino Borja, suo coetaneo. Gran parte degli uomini è al fronte, le donne aspettano scrutando l’orizzonte dalla finestra. La guerra sull’isola non è arrivata, ma dall’atmosfera sembrerebbe il contrario.
E’ in questo contesto che si svolgono le vicende incentrare sulla vita di Matia col cugino Borja e gli altri ragazzini del paese, tra scorribande e litigate che in quella particolare situazione storica assumono connotati guerreschi. Fino a quando Matia conoscerà Manuel, figlio di una famiglia emarginata per il quale prova sentimenti forti, che non sa ancora capire e cui non sa dare un nome.
La vita di Matia è sospesa tra i ricordi dolci e amari della sua infanzia e il terrore che le mette la vita degli adulti, alla quale sa di starsi avvicinando inesorabilmente, fino all’inaspettato e doloroso epilogo.
La scrittura precisa ed evocativa di Ana Maria Matute in Ricordo di un’isola riesce a dipingere le situazioni con una tale nitidezza, da far sentire come proprie le emozioni dei personaggi. Leggendo, sembra di vedere le ambientazioni come fossero dipinte su un quadro. E’ un romanzo feroce tanto nei sentimenti quanto nelle descrizioni. E’ una scrittura che lascia il segno.
La guerra e i ricordi d’infanzia sono d’altronde un tema ricorrente nella prolifica produzione letteraria dell’autrice. Pare che questo sia il primo libro di una trilogia che Fazi ha iniziato a ripubblicare. Leggerò sicuramente i prossimi, soprattutto perché le ingiustizie sono una cosa che riesco a gestire molto male e ho assoluta necessità di sapere se la storia si riscatterà più avanti.
Quindi no, non era il libro che mi aspettavo. Leggere Ricordo di un’isola è stata un’esperienza molto meno piacevole di quanto avessi immaginato, ma – come spesso accade – probabilmente ne è valsa la pena. Una storia che ti tocca nel profondo, che ti agita le emozioni, che ti provoca reazioni forti vale sempre la pena di essere raccontata. E letta.
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Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che – quasi sempre – ordinare libri italiani in Germania costa di più che comprarli in Italia. Non ne capisco il motivo. Non capisco nemmeno perché in Italia i libri costino così tanto, più che in altri Paesi… Ma non volevamo avvicinare più gente ai libri? Non volevamo promuovere la lettura? Ecco, alzare i prezzi non mi sembra una buona tecnica per riuscirci.
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