Titolo: La disciplina di Penelope
Autore: Gianrico Carofiglio
Anno: 2021
Editore: Mondadori
Pagine: 192
Una donna sparisce, poi il suo cadavere viene trovato, ma è evidente che non è stata uccisa lì. L’unico indagato è il marito, ma non si riesce a condannarlo: non ci sono prove. Il caso viene archiviato. E’ proprio il marito che cercherà l’aiuto della protagonista, ex-magistrato, per cercare di togliere questa macchia al suo nome, per scoprire cosa è successo davvero e per sapere cosa rispondere quando sua figlia, da grande, chiederà della madre. Da qui inizia un’investigazione attraverso la vita della vittima, in cui molte cose non tornano. Fino all’inaspettato finale.
Non avevo mai letto nulla di Carofiglio prima, non saprei dire il motivo. Forse perché questo autore è considerato un po’ il padre del genere legal thriller italiano e, tra i vari tipi di giallo, quello legale non è tra i miei preferiti. O forse semplicemente il caso, chissà. Questa volta, comunque, ad attirare la mia attenzione è stata la descrizione: un giallo ambientato in una Milano autunnale. In genere non dico mai di no ad un’ambientazione autunnale, inoltre Milano mi manca da quando siamo entrati nell’era del Coronacene e riesco a venirci così poco. L’ho quindi scaricato all’istante sul Kindle, anche visto l’esiguo numero di pagine (ho pensato che se anche non mi fosse piaciuto, non avrei sofferto molto a lungo).
Va detto che di Milano – fatta eccezione per qualche strada o piazza che viene nominata qua e là – non viene descritto un gran che. Riguardo all’ambientazione autunnale, questa si riduce alla frase “cielo grigio e piovoso” o qualcosa di simile, una o massimo due volte in tutto il libro. Fatta questa doverosa precisazione, La disciplina di Penelope è stato un giallo molto piacevole da leggere: è breve, va dritto al punto senza inutili sotto-storie o eccessivi depistaggi o decine di inutili personaggi messi lì per confondere le idee. Al contempo riesce a tenere alta la tensione perché fino all’ultimo non si intuisce cosa sia davvero successo, segno che il romanzo ha un’ottima architettura ed è stato scritto con maestria. E segno anche che l’autore conosce molto bene la materia di cui scrive.
Carofiglio è stato magistrato per moltissimi anni e il romanzo decisamente ne guadagna: le spiegazioni tecniche sono chiare senza essere pedanti o inutilmente dettagliate. Le situazioni sono verosimili, tanto che ci si può facilmente immedesimare. L’autore evidentemente non ha bisogno di assurdi colpi di scena né di elementi forzatamente originali per creare una storia coinvolgente e piena di suspense. Il che dice parecchio sul suo talento. Forse è stato concluso un po’ frettolosamente, questo sì.
L’unica critica che mi sento di fare, infatti, è proprio la brevità: La disciplina di Penelope sembra quasi, se non la bozza di un romanzo più lungo, almeno la sua versione ridotta. Secondo me con questo materiale Carofiglio ci avrebbe potuto tirare fuori un lavoro più articolato. Ho anche un piccolo appunto sulla protagonista: di ex-poliziotti / ex-magistrati caduti in disgrazia, col vizio della bottiglia e che si riciclano investigatori privati ce ne sono letteralmente a bizzeffe nella storia della letteratura e del cinema, quindi insomma non esattamente un’idea originalissima. Detto questo, la protagonista mi è piaciuta, ma – anche qui – a mio avviso è un personaggio che si sarebbe potuto approfondire e inquadrare meglio.
In sintesi, La disciplina di Penelope è un giallo snello, coinvolgente, verosimile e non scontato. E’ un giallo breve molto piacevole, ideale se avete voglia di una lettura scorrevole, che non prenda molto tempo e che tenga sulle spine fino alla fine.
E ora sono curiosa di leggere altre opere di Carofiglio. Non ho che l’imbarazzo della scelta.
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Per altri consigli di lettura potete andare all’apposita pagina del blog.
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