Titolo: La balena alla fine del mondo
Titolo originale: Not forgetting the whale (2015) / Il romanzo è stato ripubblicato nel 2021 col nuovo titolo “The whale at the end of the world”
Autore: John Ironmonger
Anno: 2015 (la versione italiana è del 2021)
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 416
Tutto comincia una mattina all’alba, sulla spiaggia di un piccolissimo villaggio della Cornovaglia. Le onde riportano a riva il corpo di un giovane uomo nudo e privo di conoscenza. La notizia si diffonde in fretta in un paesino di 300 anime, con una sola strada, una chiesa, qualche piccola attività commerciale e una manciata di tipici cottage arroccati su una stretta punta di terra che si sporge nel mar Celtico. Ma non dimentichiamoci della balena: contemporaneamente viene avvistata anche una balena, insolitamente vicina alla riva.
Avrei (ho) una pila pericolosamente alta di libri ancora in attesa di essere letti. Quando mi sono imbattuta in questo romanzo, però, ho messo tutto in pausa per leggerlo immediatamente. I motivi sono vari. Innanzitutto i pareri che ho letto erano molto positivi. Il titolo certamente accattivante. L’ambientazione di enorme fascino. La cosa che più mi ha incuriosita, comunque, è che La balena alla fine del mondo parla di pandemia – e quale tema potrebbe essere più attuale?
La storia, quindi, è realistica e per nulla ipotetica? Beh solo in parte in realtà, visto che qui si parla di un’epidemia mondiale portata alle sue estreme conseguenze. Non solo, la cosa sconcertante è che Ironmonger scrisse La balena alla fine del mondo nel 2015 come romanzo distopico, quindi pensando ad uno scenario molto ipotetico, quasi azzardato. E’ invece strabiliante vedere come moltissime delle cose “previste” dal romanzo siano davvero andate così (molte altre fortunatamente no).
Leggere un romanzo su una pandemia è saggio, mentre ci siamo dentro ancora con tutte le scarpe? Direi proprio di sì, anzi forse La balena alla fine del mondo è proprio il libro perfetto da leggere in questo preciso periodo storico. La domanda di fondo cui questa storia ci mette davanti sostanzialmente è: nel caso di un’apocalisse, quale sarebbe la vera natura dell’uomo che verrebbe fuori, se la società civile si sgretolasse? Ci troveremmo a vivere in un’anarchia di “homo homini lupus” in cui “mors tua vita mea”? O forse, messo di fronte ad un problema mondiale, uscirebbe invece la parte migliore dell’essere umano?
Posto che nulla mai è tutto nero o tutto bianco, ma anzi le sfumature della realtà e dell’animo umano sono innumerevoli, La balena alla fine del mondo certamente è una storia che scalda il cuore, che emoziona fortemente e che riesce a ridare fiducia nel genere umano.
L’argomento principale del libro, comunque, non è l’unica cosa degna di nota in questo romanzo. Ho adorato il modo in cui Ironmonger ha costruito la storia attraverso un alternarsi di flashback che spiegano come si sia arrivati qui, ma anche parecchi salti temporali in un futuro lontano 50 anni, che alludono a cosa succederà, facendoti venire ancora più voglia e urgenza di girare le pagine e non smettere di leggere mai. Ho apprezzato molto anche l’originalità di questo libro, dai personaggi, agli eventi ad alcune trovate quantomeno fuori dal comune (la balena, per esempio, cosa c’entra in tutto questo?). E poi il modo magistrale di affrontare temi molto profondi senza appesantire la storia.
Lo consiglio caldamente!
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Comment
Grazie,molto stimolante il libro e condivisibili le tue riflessioni.