Di solito quando mi capitano sotto gli occhi scatti che mi fanno venire tuffi al cuore, è merito delle funzioni “ricordi” dei vari social. Questa volta è solo merito mio che ho tentato di sistemare la cartelle del computer – sottovalutando di molto l’impresa. In tutti i casi, sono quasi sempre le foto dei miei viaggi a crearmi quell’attimo di mancamento sospeso tra malinconia e felicità. Che tempi quando – pre-figli e pre-pandemia – potevamo decidere di prendere un aereo il giorno dopo per fare un weekend ovunque. O decidere che “fra tre giorni partiamo per Hong Kong” (storia vera). Mi chiedo se la mia vita tornerà mai ad essere così.
Ho notato, comunque, che le foto che mi smuovono i sentimenti più forti non sono quelle dei posti più iconici al mondo, bensì quelle che ad un osservatore esterno non diranno nulla, ma a me ricordano un momento di felicità. Voglio dire, una fotografia della città di Rio de Janeiro dall’alto all’imbrunire emozionerà tanto me che l’ho scattata, quanto una persona che non c’è mai stata, perché è innegabilmente una meraviglia. Un angolo di una strada un po’ sporca di Siem Reap invece probabilmente non interesserà nessuno tranne chi in quel posto ha vissuto momenti felici.
È esattamente quello che mi è successo quando mi è capitata sotto gli occhi questa foto qui sotto, scatta nell’hotel di Londra in cui ero stata un paio di giorni nel novembre del 2017.
Mi ricordo perfettamente quel brevissimo soggiorno a Londra. Piper-marito ci era dovuto andare in settimana tre giorni per lavoro e io mi ero accodata senza pudore. Voglio dire, avere un hotel pagato in centro a Londra è un’occasione da non farsi scappare, visti i prezzi allucinanti. Anche andare a Londra in settimana è un’ottima opportunità, visto il putiferio che c’è normalmente in centro nel weekend. Ero quindi riuscita a prendere un paio di giorni liberi dal lavoro con poco preavviso, promettendo che avrei comunque finito di tradurre quelle cartelle stampa. Ai tempi lavoravo ancora nell’agenzia di relazioni pubbliche e avevo un figlio solo (ah signora mia, con un figlio solo è tutto più facile).
Negli anni precedenti ero stata a Londra abbastanza spesso da sentirmici molto a mio agio e da sapere come muovermi con facilità. L’hotel era a Marble Arch, quindi una delle prime cose quella mattina era stata fare colazione in centro, poi un giro alla pop-up boutique di Sézane, proseguendo con un pranzo in solitaria da Gordon Ramsey, una puntatina alla Saatchi Gallery, per poi tornare in hotel nel pomeriggio per lavorare un po’. Ad onor del vero, l’hotel non era nulla di spettacolare, però ci avevano dato una stanza d’angolo all’ultimo piano da cui si vedeva Hyde Park, la sottostante Marble Arch e il traffico londinese del tardo pomeriggio. Sedermi al computer con questa vista, il sottofondo di clacson e rumori cittadini e un caffè caldo è stato un momento di vera beatitudine. Incredibile come le stesse sensazioni mi si siano ripresentate forti e chiare solo al riguardare quella foto. Che desiderio immenso di partire!
E’ ormai quasi due anni che Londra è off limits e inizio a chiedermi quando potrò tornare nella mia città del cuore (il weekend con le amiche in programma nel maggio 2020 era ovviamente saltato)… vorrei sperare che il 2022 sia l’anno, ma non oso.
Credits dell’immagine del titolo: Image by ming dai from Pixabay
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