Titolo: La guerra dentro
Autore: Lilli Gruber
Anno: 2021
Editore: Rizzoli
Pagine: 288
“Al di là del mito dell’inviato, questa è davvero una categoria a parte nel mestiere di giornalista. L’impegno è intenso e i rischi sono grandi. Alcuni esagerano, si sentono autorizzati a giocare ai soldati o, come Hemingway, ai comandanti strateghi. Altri, con modestia e senza mettersi in mostra, cercano di raccontare le atrocità con parole semplici e immagini vere. Martha appartiene a questa seconda categoria. E si pone subito una domanda fondamentale: quale può essere il mio contributo?”
La guerra dentro è una biografia, però non una proprio canonica: narra le vicende di Martha Gellhorn, una delle prime donne a diventare inviata di guerra, certo, ma parzialmente narra anche i ricordi dell’autrice stessa e dei suoi colleghi e colleghe, essendo stata Lilli Gruber stessa per molto tempo inviata di guerra. Ho trovato questi racconti, soprattutto quelli del marito di Lilli Gruber, Jacques Charmelot, molto interessanti e ben piazzati nel testo. Trovo abbiano aggiunto più profondità alla comprensione del mestiere di inviato e giornalista e a come si sia evoluto nel tempo.
Certo, non si può paragonare l’impresa incredibile di Martha Gellhorn a quelle – seppur notevoli – delle inviate di oggi. Ai suoi tempi la parità era ben più lontana di quanto lo sia oggi, perciò per riuscire a fare quello che facevano i suoi colleghi maschi, Gellhorn dovette seriamente lottare con ogni mezzo. E pensare che nonostante tutto questo, nonostante tutto quello che è riuscita a fare e a raggiungere, diventando una delle migliori inviate di sempre, questa incredibile giornalista molto spesso viene ricordata solo per essere stata la moglie (la terza per l’esattezza) di Ernst Hemingway. Non me ne capacito.
La guerra dentro è un libro che consiglio davvero a tutti. Non solo agli appassionati di giornalismo e di certo non solo alle donne. Innanzitutto perché è avvincente quasi come un romanzo (cosa non sempre vera per le biografie). Poi perché è d’immensa ispirazione. Non certo perché dobbiamo diventare tutte inviate di guerra o fare grandi cose che verranno tramandate ai posteri, ci mancherebbe, ma anche solo per capire quanta strada sia stata fatta per farci avere quella vaga parvenza di parità che abbiamo oggi, smettere di darla per scontata, ma anche per spronarci a fare la nostra parte, nel nostro piccolo, perché ogni goccia conta.
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