Titolo: Splendore a Shanghai
Autore: Gianfranco Manfredi
Editore: Skira
Anno: 2017
Pagine: 441
Sinossi: Senigallia, 1925. Doremì, soprannome di un giovane pianista italiano di madre inglese, per una serie di vicissitudini si trova a lasciare un’Italia già piagata dal fascismo, per approdare a Shanghai, metropoli internazionale e all’avanguardia, ma sull’orlo della guerra civile prima e di quella col Giappone poi. Dov’è allora lo splendore a Shanghai?
“Eppure ciò che è stato è stato. Non possiamo, non dobbiamo impiegare il tempo che ci resta da vivere a rimpiangere tutto quello che non potrà mai più tornare.”
L’ambientazione di questo romanzo è piuttosto particolare e molto specifica. Shanghai tra gli anni ’20 e ’30 del 1900 era una metropoli asiatica internazionale e all’avanguardia, che ad un certo punto viene sconvolta dalla guerra civile e dal conflitto contro il Giappone. In questo contesto storico, già di per sé particolare, l’autore restringe ancora di più il campo d’azione ai club di jazz e varietà delle zone internazionali della città (ossia quelle occupate dai bianchi).
Questa vita notturna d’inizio secolo a Shanghai, in cui lo scintillante mondo del jet set internazionale si mescola alla malavita cinese (e in questo direi che il titolo Splendore a Shanghai è molto calzante), è esattamente lo stesso identico contesto in cui è ambientato uno dei miei film preferiti. Per questo motivo ho messo questo libro nel carrello (virtuale) immediatamente, piena di trepidante eccitazione… solo che poi mi sono accorta del prezzo. Io sono assolutamente a favore del sostenere le case editrici e gli scrittori, però santo cielo 25€ per un libro sono tantissimi!! (In realtà quando mi sono finalmente decisa a comprarlo il prezzo era sceso a 21,25€, ma sono comunque tanti) Come possiamo sperare di avvicinare le persone alla lettura se poi i prezzi dei libri sono inavvicinabili?? Comunque, questo è il motivo per cui Splendore a Shanghai è stato nel mio carrello per mesi e mesi e mesi, senza che io mi decidessi a terminare l’acquisto. Poi quest’anno a Natale ho deciso di regalarmelo, perché ero troppo curiosa.
L’ambientazione, come dicevo, è moltissimo nelle mie corde. La storia di questo giovane pianista che viene catapultato da un tranquillo paese ad una città internazionale, da un cinema di provincia al rutilante mondo della night life internazionale è piuttosto interessante, anche se per gran parte del libro ho continuato a chiedermi dove l’autore volesse andare a parare. E’ solo uno spaccato di vita fine a se stesso? O c’è un punto in tutto ciò? Il fatto è che il libro è molto lungo e, se la parte iniziale coinvolge e incuriosisce, nella parte centrale tende a dilungarsi e a ripetersi un po’ senza motivo apparente. Nella parte finale, però, si riprende bene: la narrazione si fa più calzante, le vicende più interessanti, fino a sfiorare i toni del romanzo di spionaggio. Vero è, però, che si poteva raccontare la stessa storia in molte, molte meno pagine. (Specifichiamo: non credo che un libro con tante pagine sia un male, anzi! Questo, per esempio, le vale tutte. La lunghezza di un libro è un aspetto negativo solo se l’alto numero di pagine non è giustificato e rende la lettura lenta e ripetitiva, come secondo me avviene parzialmente in questo caso.)
A parte il punto “morto” centrale, che in realtà si supera agevolmente, mi sono goduta questo romanzo dall’inizio alla fine e – com’era prevedibile – mi ha fatto venire una voglia immensa di fare un viaggio a Shanghai (con un tempismo pessimo, va detto). Mi ha anche fatto venire voglia di approfondire la Storia e di scovare autori e titoli dell’età del jazz che non conoscevo (come per esempio l’affascinante storia della jazzista Valaida Snow). E per quanto mi riguarda, un libro che ti fa venire voglia di approfondire un tema è sempre un libro che vale la pena leggere, perché evidentemente tocca spunti interessanti.
Il mio giudizio finale è che probabilmente questo non è uno dei libri migliori che ho letto e che leggerò, però mi è piaciuto.
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