Questa del giro del mondo in quattro libri era una rubrica che facevo tra il 2014 e il 2015. Ultimamente, in questo periodo in cui non solo non si può viaggiare, ma nemmeno uscire di casa (grazie Covid-19), mi è tornata in mente e mi sono accorta che era davvero da molto tempo che non scrivevo più uno di questi post. Sono estremamente felice, quindi, di presentare una nuova puntata de “Il giro del mondo in quattro libri“. Si parla di quei libri che sono ambientati in un posto preciso del mondo e l’ambientazione è talmente parte integrante della storia, che alla fine sembra quasi di esserci stati, in quel posto lì. (Ragione per cui adoro particolarmente i libri con questa caratteristica: hanno la capacità di farti viaggiare stando a casa)
Ecco le mete di questa puntata:Corea del Nord: “La ragazza dai sette nomi” (Hyeonseo Lee)
Voglio consigliare ancora una volta la lettura di questo libro sia perché è davvero molto interessante (per ovvie ragioni, dalla blindatissima Corea del Nord non arriva molta letteratura o anche solo informazioni su come sia la vita quotidiana in quei posti – e tutto ciò rende questo libro una delle poche testimonianze esistenti), sia perché non può non crearci empatia verso chi scappa da veri inferni per salvarsi la vita. Il fatto che la protagonista/autrice sia una giovane donna eccezionalmente coraggiosa e forte, rende questo libro un romanzo molto coinvolgente. Io l’ho trovato estremamente interessante, anche perché è arricchito da foto della quotidianità in Nord Corea, cosa che non capita di vedere tutti i giorni. (Qui la recensione)
New York: “Il Cardellino” (Donna Tartt)
In realtà parte di questo libro è ambientata a Las Vegas, ma di questa città non si “vede” nulla, al contrario di New York, dove si svolge gran parte della vicenda e che viene invece descritta così approfonditamente che sembra quasi di guardare un film. Film che, in effetti, hanno già girato e che io non vedevo l’ora di poter guardare al cinema, ma sembra che ad Amburgo non sia mai arrivato… ora che ci penso, ora lo cerco in streaming. Ambientazione a parte, le trama in bilico tra romanzo di formazione, giallo e film d’azione tiene incollati alle pagine. (Qui la recensione)
Rio de Janeiro: “Il castello di Ipanema” (Marta Batalhia)
Ho recensito questo libro da poco, ma entra di diritto nella rubrica “il giro del mondo in quattro libri” perché l’ambientazione è talmente importante e presente nella storia, da rendere il celebre quartiere di Ipanema sostanzialmente uno dei protagonisti del romanzo. Non solo, ce lo fa anche vivere dalla prospettiva degli abitanti della città carioca, a differenza di come lo viviamo arrivando dall’Europa: da turisti. Unica controindicazione: fa venire una voglia smisurata di partire per il Brasile. (Qui la recensione)
Giappone: “Giorni giapponesi” (Angela Terzani Staude)
Non ho ancora recensito questo libro e, anzi, mi manca ancora qualche pagina per finirlo, ma voglio consigliarlo lo stesso, perché offre uno sguardo diverso sul Giappone, rispetto a ciò che siamo abituati a leggere. Gran parte delle “recensioni” sul Giappone, fatte solitamente da chi il Paese lo visita ma non ci vive, sono quasi universalmente entusiaste, piene di quell’ammirazione per una cultura enormemente diversa e che comunque non si capisce mai completamente, ma di cui per qualche motivo si percepiscono maggiormente i lati positivi. Questo libro è diverso. L’autrice nasce Angela Staude ad Amburgo da genitori tedeschi e al matrimonio con Tiziano Terzani ne assume il cognome, aggiungendolo al suo (in Germania è prassi dopo le nozze assumere il cognome del marito o aggiungerlo al proprio cognome come ha fatto lei e come ho fatto anche io)(ah sì, perché ho preso la cittadinanza tedesca, non so se lo avevo già detto). Tiziano Terzani è uno dei miei miti e molti dei suoi libri mi sono piaciuti, “In Asia” è decisamente uno dei miei preferiti. Ma forse non tutti sanno che anche la moglie di Terzani ha scritto un libro, questo. E io ho trovato estremamente interessante leggere il punto di vista della moglie, che ha seguito il marito in capo al mondo e si è trovata a vivere in un mondo diverso, ad avere a che fare con una quotidianità domestica anni luce diversa, a mandare i figli a scuola in Giappone, a vivere la vita quotidiana sia insieme ai giapponesi così come agli altri expat da varie parti del mondo. Quello che ne esce fuori è uno sguardo molto più approfondito della media, uno sguardo che non si ferma alla bellezza immediata, ma che comprende anche lati molto meno piacevoli e ammirevoli della cultura giapponese. Questa ovviamente è solo la sua personale esperienza – comunque l’esperienza di una giornalista preparata e intelligente – ma pur sempre la sua. Si può essere d’accordo o meno con il suo punto di vista e con le sue riflessioni, certo è che questo è un libro sul Giappone illuminante e approfondito, che fa scoprire lati non così conosciuti di una cultura sicuramente interessante. Consigliato.
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