Come anticipato, sto effettivamente leggendo “Il peso dell’oro”, l’ultimo libro di Barbara Bellomo e me lo sto godendo come l’altro che ho letto l’anno scorso. In questo momento avevo proprio bisogno di un libro che mi distraesse e coinvolgesse, ma in modo leggero, evitando temi che in alcun modo potessero risultare tristi, pesanti, negativi o in generale troppo profondi. Non è proprio il momento. Questo libro si sta rivelando ideale perché mette insieme romanzo giallo, brividi, archeologia, aneddoti storici, descrizioni della Sicilia che mi fanno venire voglia di partire immediatamente…
Per quanto i libri di Barbara Bellomo mi piacciano molto, ho notato che anche in questo libro c’è però un dettaglio che mi infastidisce in sottofondo, fino ad ora in modo un po’ appannato e poco chiaro (forse inconsciamente lo avevo sempre accantonato per andare avanti con la storia). Finalmente sono riuscita a mettere a fuoco cosa sia che mi infastidisce della protagonista, Isabella de Clio.
Credo che l’improvvisa illuminazione sia dovuta allo scalpore suscitato in questi giorni dalla presa in giro ai danni della giornalista Giovanna Botteri da parte del programma televisivo Striscia la notizia*, che ha riacceso giustamente il dibattito sul fatto che le donne vengano ancora giudicate innanzitutto dall’aspetto fisico, perché tutto sommato è solo questo che importa davvero no?, come se il resto non contasse. Questo trattamento agli uomini invece è riservato molto raramente, quasi mai direi. Viviamo ancora in una società molto patriarcale e maschilista, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. *(Ttra l’altro sono scioccata dal fatto che questo programma esista ancora)(In realtà sono scioccata da gran parte dello stato in cui versa la tv italiana)
A me in realtà la protagonista di questi romanzi di Barbara Bellomo piace molto, però c’era qualcosa che mi dava fastidio fin dallo scorso libro, tipo sassolino nella scarpa. Ora so cos’è. Isabella de Clio è archeologa, dirige un museo, partecipa a conferenze, viaggia e vive sola, sa difendersi e conosce il proprio valore. Ha tutte le carte in regola per essere un modello femminile cui aspirare.
E allora perché tutto questo non poteva bastare? Perché renderla per forza anche bellissima e super sexy?
Attenzione, non fraintendiamo: non sto assolutamente dicendo che una donna bella e sexy non possa anche essere un’acclamata studiosa e direttrice di museo, anzi. Né, viceversa, intendo dire che una donna intelligente, colta e forte non debba pensare allo stile e all’aspetto fisico o non possa essere sensuale perché altrimenti sminuirebbe il suo spessore. Non lo sto dicendo perché non lo penso affatto!
Nella vita vera, se una donna intelligente, colta, di successo, con una posizione di dirigenza nel mondo accademico, indossasse jeans attillati, canottiere striminzite e anfibi, fregandosene di rientrare nei canoni di quello che è ritenuto “appropriato” dalla società, credo che in realtà la apprezzerei molto. Mi irriterei tantissimo, invece, se l’unica cosa di lei ad essere commentata fosse l’aspetto esteriore, come se per una donna non ci fosse altro, anziché i suoi successi (e mi irriterei ancora di più se la cosa venisse giustificata con “beh ma se la cerca vestendosi così”, come se il look potesse in qualche modo squalificare l’intelligenza e il valore intellettuale di una persona e autorizzare commenti sul suo aspetto)(e sappiamo bene che nella realtà è esattamente ciò che succederebbe). Però qui, attenzione, stiamo parlando di un libro. Di un personaggio di fantasia creato di sana pianta, che quindi avrebbe potuto essere pensato e strutturato spezzando finalmente la visione maschilista ancora in voga – secondo cui l’unica cosa importante di una donna è la bellezza – in modo da creare sempre più modelli femminili illuminati e lontani dalla visione odierna e contribuire a farli diventare finalmente normalità. Secondo me la scelta di rendere Isabella de Clio anche bellissima e molto sexy fa passare un messaggio sbagliato in un mondo in cui le donne, addirittura quelle in posizioni intellettuali di rilievo, vengono ancora giudicate dall’aspetto fisico – come dimostrato dalla vicenda Botteri, ma come dimostrato ogni giorno un po’ ovunque a dire il vero.
Ecco, secondo me da parte di un’autrice donna, che ha creato un personaggio vincente come Isabella de Clio, è un po’ deludente tutto questo. Puoi raccontare benissimo che la protagonista arriva ad una conferenza per indagare di papiri antichi e omicidi, senza per forza dirmi che indossa jeans attillati e una maglia aderente che lascia scoperta la pancia. A cosa serve? Che importanza ha cosa indossa? Perché un’eroina femminile deve sempre e per forza essere anche avvenente?
Certo, mi rendo conto che un personaggio fittizio non debba essere per forza politically correct, anzi spesso risultano più interessanti quelli che non lo sono. E mi rendo anche conto che aspetto fisico e abbigliamento aiutano a caratterizzare una figura letteraria: come i segni distintivi del celebre investigatore Hercule Poirot erano testa a uovo e baffi, per Isabella del Clio sono i lunghi e selvaggi capelli rossi e lo stile da motociclista sexy… ok, va bene. Qualcuno potrebbe argomentare che creare un personaggio femminile che sia allo stesso tempo intelligente e colto ma anche sexy e avvenente, potrebbe proprio aiutare a scardinare il solito stereotipo ancora tristemente diffuso che una donna o è intelligente o è bella, entrambe le cose no. Se questo potrebbe anche essere vero in teoria, di fatto temo che in realtà vada solo a rafforzare la visione della donna che ancora persiste nella nostra società oggi: ossia che ha valore solo se bella e sexy. Secondo me si poteva fare una scelta stilistica diversa, fuori dai soliti stereotipi antichi e stantii. Si è persa una bella occasione, a mio avviso.
E quindi ho cambiato idea sui romanzi della Bellomo? Assolutamente NO. La storia prende e il tema mi interessa talmente, che continuerò a leggerlo e a godermelo. Anzi, spero verranno pubblicate altre storie di questa serie, perché l’idea dei gialli archeologici è davvero meravigliosa. Mi auguro però che, andando avanti, l’autrice dia sempre meno importanza a questi aspetti del suo personaggio, che altrimenti trovo splendido.
Nonostante tutto, i romanzi di Barbara Bellomo mi piacciono tanto e li consiglio comunque. Se li leggete o li avete letti, vi prego di farmi sapere la vostra opinione in merito a questa mia riflessione, perché sono davvero molto interessata.
Li trovate qui:
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Immagine del titolo: Image by WikiImages from Pixabay
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