Sembra che negli ultimi anni i buoni propositi per l‘anno nuovo – fatti tradizionalmente a capodanno – siano caduti in totale disgrazia. Non vanno più di moda e, se se ne parla, è per denigrarli. Ci sono ottimi motivi, naturalmente: non ho mai conosciuto nessuno che sia riuscito a portare a termine tutti i propri buoni propositi dell‘anno. In effetti, il modo in cui i buoni propositi sono tradizionalmente formulati, li destina al fallimento: vaghi, generali, non pianificati e spesso anche troppi in una volta (una sfilza infinita di genericissimi „fare sport“, „mangiare sano“, „trovare un lavoro migliore“, „ridurre lo stress“, „trovare più tempo per se stessi“, „viaggiare di più“, “leggere di più”…..). In questo modo chiaramente diventano fonte di ansia, frustrazione e anche senso di colpa quando poi ci si ritrova a fine anno con nulla in mano.
Io sono del parere, però, che evitare di farli del tutto non sia una buona idea. Equivale a perdere in partenza, a non provarci nemmeno – e di certo non è questo il modo in cui io voglio iniziare il mio anno.
Già da qualche anno penso che i buoni propositi vadano approcciati in modo diverso. Innanzitutto, come avevo scritto in questo post del 2018, ma chi lo dice che i buoni propositi debbano durare tutto l‘anno? 12 mesi sono molto lunghi, è ovvio che dopo un po‘ la motivazione evapora, ma non per questo si deve considerare quella manciata di settimane a inizio anno tempo sprecato. Se anche l‘unico risultato dei buoni propositi fosse farci affrontare meglio gennaio e febbraio, ma ben venga! Tre settimane di palestra sono comunque meglio di nessuna settimana di palestra. Senza contare che i buoni propositi che ci eravamo prefissati a gennaio potrebbero non essere più rilevanti per noi e la nostra vita a giugno, quindi davvero perché fare a gennaio dei buoni propositi per i seguenti 12 mesi? Ed è a questo punto che mi si è accesa la lampadina e, rispetto a quel post del 2018, ho fatto un’evoluzione in più in questi ultimi anni. Dato che dopo qualche settimana la motivazione e il focus calano e ci si perde via, basterebbe allora ripetere a intervalli regolari durante l‘anno tutta l‘operazione di fine-anno-inizio-anno-nuovo con annessa enunciazione di nuovi buoni propositi. Come dei micro-capodanni nel corso dello stesso anno. Questo permetterebbe di rinnovare la motivazione, fare il punto della situazione più volte all‘anno e non solo a gennaio/settembre e ci obbligherebbe a scegliere buoni propositi più piccoli e quindi per forza di cose più specifici e attuabili, seconda chiave – questa – per rendere questa cosa dei buoni propositi più reale e sostenibile.
Ecco allora il piano che ho partorito per cercare di portare i miei buoni propositi il più avanti possibile nell‘anno (il 2022 nello specifico). Ho individuato tre regole d‘oro. Eccole.
1. Fare buoni propositi a breve termine. Non più buoni propositi per tutto l‘anno, quindi, ma solo per un paio di mesi o giù di lì. Qui bisogna trovare il lasso di tempo di volta in volta più adatto a noi o al momento in cui ci troviamo. Può aiutare, per esempio, fare buoni propositi mensili e festeggiare un capodanno ogni primo del mese definendo gli obiettivi per il mese dopo. Oppure darsi delle mete coordinandole alle stagioni (buoni propositi per l‘inverno, la primavera, l‘estate e l‘autunno). O anche semplicemente divedere l’anno in parti uguali e fare un capodanno ogni 2, 3 o 4 mesi. O ancora far combaciare i vari nostri personali capodanni con altri eventi durante l‘anno: se il primo capodanno c‘è stato il 1 gennaio, per esempio, il prossimo potrebbe essere Pasqua ad aprile e quello dopo a settembre. Ovviamente non è obbligatorio cambiare del tutto obiettivi ad ogni „capodanno“: un obiettivo bello grosso può essere spezzettato in sotto-obiettivi più piccoli. Il punto è darsi un lasso di tempo gestibile senza ansie e obiettivi di dimensioni limitate, in modo che siano più facilmente raggiungibili. Per esempio se il buon proposito per l‘anno è prendersi più cura di sé, un piccolo sotto-obiettivo per cominciare potrebbe essere impegnarsi per tutto un mese a non andare a letto truccata nemmeno una volta (si parla di big life changes qui). Fare diversi pit-stop durante l‘anno per valutare la situazione, inoltre, può farci capire perché non abbiamo fatto progressi nella prima tranche dell‘anno e possiamo quindi aggiustare il tiro.
2. Fare buoni propositi molto specifici. Come dicevamo, un generale „perdere peso“ o „mangiare sano“ non ci porterà lontano. Avendo però un „anno“ di pochi mesi davanti (da 1 a 4 direi), si può fare un piano più dettagliato senza sentirsi sopraffatti. Si può sostituire quel generale „fare più attività fisica“ con „nei prossimi x mesi voglio riuscire a correre x km, quindi vado a correre due volte a settimana“ (ovviamente bisogna calibrare bene cosa è realizzabile: se non abbiamo mai corso prima, è inverosimile preparare la maratona di New York in due mesi, però magari può essere l’obiettivo dell’anno prossimo e ci si arriva aggiungendo un pezzettino ogni paio di mesi). Oppure il vaghissimo „mangiare sano“ può cedere il posto a „entro il mese x voglio trovare un/a buon/a nutrizionista e iniziare a cambiare la mia alimentazione“. E ancora il generale „dormire 8 ore a notte“ si può trasformare in „per tutto il mese punto la sveglia del cellulare alle ore 22 e, cascasse il mondo, appena suona mollo tutto e vado a letto“, in modo da farlo diventare un‘abitudine. Più gli obiettivi sono piccoli e specifici, più sono realizzabili.
3. Fare pochissimi buoni propositi. Raggiungere 10 obiettivi diversi, per quanto piccoli e specifici, nel giro di due mesi è inverosimile. Mettere troppa carne al fuoco in genere è il modo migliore per concludere poco o nulla e porta dritti verso la frustrazione. Disperdere tutte le energie su troppe cose diverse non è una buona tattica. Scegliere invece solo due-tre obiettivi per ogni „capodanno“ del 2022 (se scegliete obiettivi mensili potreste addirittura sceglierne uno solo al mese) è una tecnica migliore perché ci obbliga a dare delle priorità (e il lavoro d‘introspezione per capire cosa vogliamo davvero è sempre un buon investimento) e ci permette di concentrarci solo su un paio di cose alla volta, aumentando le probabilità di successo. (Se volete approfondire: la tecnica SMART per esempio dice che degli obiettivi realizzabili devono essere Specific, Measurable, Achievable, Relevant, and Time-bound, ovvero: specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti per noi e racchiusi in un lasso di tempo ben definito, ossia devono avere una scadenza)
In questo modo i buoni propositi teorici diventano obiettivi tangibili e questo fa tutta la differenza del mondo.
E infine cerchiamo sempre di ricordare che se anche non dovessimo raggiungere tutto, tenere fede a tutti i buoni propositi o comunque non come avremmo voluto, impegnarsi a migliorare e lavorare su se stessi sono in ogni caso ottimi modi per investire energie, tempo e risorse, quindi l‘averci almeno provato e aver cercato di fare del proprio meglio è lodevole di per sé. E allora via, grandi pacche sulle spalle e volendo stappate pure delle bollicine (a meno che il vostro buon proposito fosse ridurre il consumo di alcool, nel qual caso limitatevi alla pacca sulle spalle).
Ecco, questo è a grandi linee come mi sono prefissata di affrontare i miei buoni propositi e i miei obiettivi quest’anno o almeno per i prossimi mesi.
Io spero che questo post possa essere utile a qualcuno. Se avete altri consigli da condividere, siete i benvenuti qui sotto nei commenti!
Buon anno a tutti!
Credits dell’immagine nel titolo: Image by Fiete Becher from Pixabay
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